giovedì 2 maggio 2019

Il lavoro più bello del mondo

Generalmente il primo di maggio festeggio "il lavoro" stando al Comicon: ci sono sicuramente modi peggiori. Ma, come poche volte è successo negli ultimi anni, questa volta mi è capitato di stare a casa, e di non lavorare per (quasi) tutto il giorno.

D'altronde, faccio il lavoro più bello del mondo, no?



Mi piace, il giorno dopo, dedicare qualche minuto a delle riflessioni.

La prima è che, mai come in questi ultimi anni, mi sono reso conto che dobbiamo essere noi, i "librai a fumetti" a rialzarci, a unirci, per lavorare meglio ed al meglio delle nostre possibilità. Crescere e cambiare un sistema che non va, spesso e volentieri per colpe nostre: ed è proprio questo che ci dovrebbe far riflettere, perché le dinamiche di cambiamento sono in mano nostra.
Abbiamo l'obbligo di modificare le cose, e spingere un sistema ad evolversi: col dialogo, con le proposte. Con la forza del nostro peso. Lo dicevo tre anni fa, e da quel dialogo è nata l'ALF, Associazione Librerie del Fumetto.

Al Comicon di quest'anno ci siamo visti con un nutrito gruppo di editori e distributori: e sono venute fuori idee belle e concrete, un dialogo chiaro e senza intermediari che porterà ad un confronto più ampio.


Ma il rispetto del lavoro altrui parte da lontano, non può limitarsi - anche se già sarebbe una cosa non da poco - alla "filiera" lavorativa.

Sempre al Comicon, due anni fa, il 1° maggio (guarda un po'...) mi trovavo a dare supporto per una mezz'ora allo stand della premiatissima ditta W.R. Buste. Da qualche tempo vendono in fiera anche buste sfuse: un vero servizio al pubblico.

Arriva un cliente e mi chiede una trentina di buste, tutte di formato diverso.
Quando dico "formato", intendo che il tizio non mi dice il nome dello stesso: troppo facile.
E neanche le dimensioni.
No: lui mi dice i titoli dei volumi, in qualche raro caso le misure.
Specifico che, pur vendendole da anni, non mi ritengo un esperto: con impegno, comunque, inizio a metterle via. Tre di un tipo, due di un altro: dopo un po', i dati che mi fornisce mi sembrano strani e lo invito ad andare a verificare il formato di alcuni volumi cartonati al vicino stand Bao.
Va, torna: erano sbagliati.
Insomma: passa mezz'ora, e gli metto via questa trentina di buste.
Gli faccio il prezzo: sette euro.
Rimane malissimo: i pacchi da cento dei formati che ha scelto, costano tra i dieci ed i venti centesimi l'uno, e in proporzione - ovviamente - gli ho fatto spendere di più del costo della singola busta. Ma il servizio ed il lavoro, il tempo, dove li mettiamo?
E, soprattutto: il fatto che ho permesso di avere il formato giusto ed utile ad un cliente si era annotato i dati sbagliati (tra l'altro, presi su Amazon)?


Il primo maggio penso sempre ai colleghi che hanno chiuso la loro attività: sicuramente anche per colpe proprie, perché ci sta, ma comunque in un sistema che non ti agevola, ma che anzi fa di tutto per metterti i bastoni tra le ruote, tra concorrenza più o meno sleale, informazione e promozione spesso lasciata in toto sulle spalle delle fumetterie, e scarsa sensibilità ai cambiamenti del mercato e del mondo che ci circonda.

Ricordiamoci che siamo qui sempre per rovesciare il tavolo, è forse quello l'unico modo di reagire a un mondo lavorativo difficile e in continua involuzione...

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