giovedì 24 maggio 2018

Da Teramo Comix. Basta Fiere?

Ho sempre parlato bene di Teramo Comix.
Qui, ad esempio, ho recensito l'edizione 2017.

Con un po' di ritardo, posso dire che il quest'anno è stato smentito quanto di buono fatto nelle ultime edizioni, almeno come incasso: circa un terzo in meno dello scorso anno, che già non era stato eccezionale.
Come livello, ad occhio e croce, siamo alla peggior Teramo Comix degli ultimi otto o dieci anni.

Eppure: il pubblico c'era.
Non molto al venerdì, ma l'affluenza è stata buona nei pomeriggi di sabato e domenica.
Solo che chi passava guardava e basta. Se chiedeva - raramente - si capiva comunque la casualità delle domande e la mera curiosità relativamente al fumetto. I soliti che chiedono valutazioni per fumetti che hanno e non vogliono vendere, insomma.
Pochi appassionati, pochi compratori.

Per il resto: organizzazione commovente per disponibilità, intelligente e in crescita come sempre negli ultimi anni.



Il problema è che in fiera si vende sempre meno.

L'incasso lo fai se hai qualcosa di particolarmente raro, o se svendi.

Nel primo caso, comunque, devi avere un pubblico giusto: che spende. E non è detto che non riusciresti a vendere online quello che proponi in fiera. Anzi: con due o tre pezzi giusti, fai il guadagno di una manifestazione, ma stando a casa. "E le commissioni?" chiederà qualcuno. Semplice: qualsiasi sito di vendita online ti costa meno delle vendite in fiera. Facendo una proporzione tra dare ed avere, generalmente una fiera abbastanza riuscita ti costa un 20-30% dell'incasso. Il doppio di eBay o Amazon, all'incirca.
Quindi: andare ti conviene solo se vendi cose che non smaltisci online (o in negozio, ovviamente).

Nel secondo caso, non possono essere i "saldi" una modalità di lavoro nel medio termine. L'outlet funziona per eliminare scorte, ma spesso lo fai in perdita. Se è una eccezione limitata nel tempo ti fa far cassa, altrimenti se diventa una abitudine, ti porta a chiudere baracca e burattini: non si campa vendendo in perdita. A meno che, ovviamente, la merce non provenga a sua volta da una svendita: ma sono eccezioni.

Al di fuori di questi casi, fare una fiera diventa duro.
Richiede lavoro, organizzazione, la fantasia di inventarsi idee sempre nuove: e spesso non basta.

Prendete Romics: in pochi anni, da due o tre padiglioni ai sette-otto di oggi. Pubblico aumentato? Ma non in proporzione. Idem Lucca: nel 2006, debutto in centro città, un paio le piazze occupate.
Dieci anni dopo, è vero: crescita clamorosa di pubblico.
Ma l'offerta? Tutte le vie e le piazze sono occupate da padiglioni e/o temporary shop: una offerta di migliaia di punti vendita.

Cornamusari. Venditori di scarpe e lenti a contatto. Di onigiri, magari tenute al sole nel cellophane per tre giorni. Di porchetta o quadretti presi da Google. Pupazzi di varia provenienza.

Per quello che riguarda il fumetto, in generale, tanti editori con novità.
Tanti autori con tavole originali, albi, stampe e commission.

Capite quanto è aumentata e diversificata l'offerta? In questo marasma, che posto hanno i "giornaletti"? Il presente ed il futuro delle fiere del fumetto, in linea di massima, è "di tutto un po'". Soprattutto nelle grandi realtà, meno in quelle medie e piccole, almeno in quelle organizzate: vedasi Teramo Comix, appunto. Ma ci sono tante altre fiere, anche di modeste dimensioni, in cui il fumetto proprio non si vede...

Tornando a Teramo: si, tanto fumetto. In prevalenza fumetto.
Ma anche tanti stand: due o tre volte tanto rispetto all'edizione che si teneva in una tensostruttura in centro.
Il pubblico è cresciuto, è vero. Ma non in proporzione: e sicuramente i compratori non sono il doppio o il triplo.

Allora, come può una organizzazione pensare che sia utile, saggio e lungimirante aumentare gli spazi espositivi?

Il problema di fondo è questo: l'appassionato, il lettore, ha la possibilità di vedersi recapitare a casa, spesso ad ottimo prezzo, quello che vuole, scegliendoselo online. Chi va in fiera, è un pubblico residuale, o di curiosi.

Se c'è il sospetto, forte, che il fumetto, nelle fiere di settore, stia lentamente morendo, la certezza è che, se si continua con questo trend, a estinguersi sarà chi fa fiere per lavoro.



ps: in tutto questo, complimenti davvero all'organizzazione di Teramo Comix: un gruppo di ragazzi che, da alcuni anni, ha ereditato una situazione stantia che è riuscito a rilanciare ed far crescere. C'è impegno, ci sono lavoro e competenza. Ci vorrebbe - come già detto - un aiuto istituzionale o privato maggiore... Noi continueremo a crederci.

3 commenti:

  1. Quest'anno mi è piaciuta meno, ma ci sono passato giusto di sfuggita mentre diluviava. Non so, ho trovato un'atmosfera come "lo si fa perché si deve". Vi ho mandato un amico a compare Action Comics 1000, comunque :)

    Moz-

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  2. Ormai sono sempre più anni che non visito fiere, neanche quelle della mia città.
    Sinceramente non ho più stimoli, l'età mi spinge a riservare sempre più tempo al riposo, faccio più spesso cose "collaterali" che portano via ulteriore tempo, ma alla fine l'unica cosa che conta è che proprio non sento più stimoli, ancor meno se penso ai "fumetti", nel senso che lo farei più che altro per gli incontri, lo stare tra amici e in misura minore le mostre.
    Ma sono stimoli sempre più deboli e ormai insufficienti.

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  3. Noi abbiamo smesso da vari anni di partecipare alle fiere per i motivi che hai espresso: costi in costante aumento, ricavi in calo, si vende quello che si vende anche on line. Da una parte ci piaceva fare le fiere, ma i numeri sono quelli.

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