Ho sempre parlato bene di Teramo Comix.
Qui, ad esempio, ho recensito l'edizione 2017.
Con un po' di ritardo, posso dire che il quest'anno è stato smentito quanto di buono fatto nelle ultime edizioni, almeno come incasso: circa un terzo in meno dello scorso anno, che già non era stato eccezionale.
Come livello, ad occhio e croce, siamo alla peggior Teramo Comix degli ultimi otto o dieci anni.
Eppure: il pubblico c'era.
Non molto al venerdì, ma l'affluenza è stata buona nei pomeriggi di sabato e domenica.
Solo che chi passava guardava e basta. Se chiedeva - raramente - si capiva comunque la casualità delle domande e la mera curiosità relativamente al fumetto. I soliti che chiedono valutazioni per fumetti che hanno e non vogliono vendere, insomma.
Pochi appassionati, pochi compratori.
Per il resto: organizzazione commovente per disponibilità, intelligente e in crescita come sempre negli ultimi anni.
Il problema è che in fiera si vende sempre meno.
L'incasso lo fai se hai qualcosa di particolarmente raro, o se svendi.
Nel primo caso, comunque, devi avere un pubblico giusto: che spende. E non è detto che non riusciresti a vendere online quello che proponi in fiera. Anzi: con due o tre pezzi giusti, fai il guadagno di una manifestazione, ma stando a casa. "E le commissioni?" chiederà qualcuno. Semplice: qualsiasi sito di vendita online ti costa meno delle vendite in fiera. Facendo una proporzione tra dare ed avere, generalmente una fiera abbastanza riuscita ti costa un 20-30% dell'incasso. Il doppio di eBay o Amazon, all'incirca.
Quindi: andare ti conviene solo se vendi cose che non smaltisci online (o in negozio, ovviamente).
Nel secondo caso, non possono essere i "saldi" una modalità di lavoro nel medio termine. L'outlet funziona per eliminare scorte, ma spesso lo fai in perdita. Se è una eccezione limitata nel tempo ti fa far cassa, altrimenti se diventa una abitudine, ti porta a chiudere baracca e burattini: non si campa vendendo in perdita. A meno che, ovviamente, la merce non provenga a sua volta da una svendita: ma sono eccezioni.
Al di fuori di questi casi, fare una fiera diventa duro.
Richiede lavoro, organizzazione, la fantasia di inventarsi idee sempre nuove: e spesso non basta.
Prendete Romics: in pochi anni, da due o tre padiglioni ai sette-otto di oggi. Pubblico aumentato? Ma non in proporzione. Idem Lucca: nel 2006, debutto in centro città, un paio le piazze occupate.
Dieci anni dopo, è vero: crescita clamorosa di pubblico.
Ma l'offerta? Tutte le vie e le piazze sono occupate da padiglioni e/o temporary shop: una offerta di migliaia di punti vendita.
Cornamusari. Venditori di scarpe e lenti a contatto. Di onigiri, magari tenute al sole nel cellophane per tre giorni. Di porchetta o quadretti presi da Google. Pupazzi di varia provenienza.
Per quello che riguarda il fumetto, in generale, tanti editori con novità.
Tanti autori con tavole originali, albi, stampe e commission.
Capite quanto è aumentata e diversificata l'offerta? In questo marasma, che posto hanno i "giornaletti"? Il presente ed il futuro delle fiere del fumetto, in linea di massima, è "di tutto un po'". Soprattutto nelle grandi realtà, meno in quelle medie e piccole, almeno in quelle organizzate: vedasi Teramo Comix, appunto. Ma ci sono tante altre fiere, anche di modeste dimensioni, in cui il fumetto proprio non si vede...
Tornando a Teramo: si, tanto fumetto. In prevalenza fumetto.
Ma anche tanti stand: due o tre volte tanto rispetto all'edizione che si teneva in una tensostruttura in centro.
Il pubblico è cresciuto, è vero. Ma non in proporzione: e sicuramente i compratori non sono il doppio o il triplo.
Allora, come può una organizzazione pensare che sia utile, saggio e lungimirante aumentare gli spazi espositivi?
Il problema di fondo è questo: l'appassionato, il lettore, ha la possibilità di vedersi recapitare a casa, spesso ad ottimo prezzo, quello che vuole, scegliendoselo online. Chi va in fiera, è un pubblico residuale, o di curiosi.
Se c'è il sospetto, forte, che il fumetto, nelle fiere di settore, stia lentamente morendo, la certezza è che, se si continua con questo trend, a estinguersi sarà chi fa fiere per lavoro.
ps: in tutto questo, complimenti davvero all'organizzazione di Teramo Comix: un gruppo di ragazzi che, da alcuni anni, ha ereditato una situazione stantia che è riuscito a rilanciare ed far crescere. C'è impegno, ci sono lavoro e competenza. Ci vorrebbe - come già detto - un aiuto istituzionale o privato maggiore... Noi continueremo a crederci.
Quest'anno mi è piaciuta meno, ma ci sono passato giusto di sfuggita mentre diluviava. Non so, ho trovato un'atmosfera come "lo si fa perché si deve". Vi ho mandato un amico a compare Action Comics 1000, comunque :)
RispondiEliminaMoz-
Ormai sono sempre più anni che non visito fiere, neanche quelle della mia città.
RispondiEliminaSinceramente non ho più stimoli, l'età mi spinge a riservare sempre più tempo al riposo, faccio più spesso cose "collaterali" che portano via ulteriore tempo, ma alla fine l'unica cosa che conta è che proprio non sento più stimoli, ancor meno se penso ai "fumetti", nel senso che lo farei più che altro per gli incontri, lo stare tra amici e in misura minore le mostre.
Ma sono stimoli sempre più deboli e ormai insufficienti.
Noi abbiamo smesso da vari anni di partecipare alle fiere per i motivi che hai espresso: costi in costante aumento, ricavi in calo, si vende quello che si vende anche on line. Da una parte ci piaceva fare le fiere, ma i numeri sono quelli.
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