Ci proviamo da sempre: convincervi che la passione non basta ad aprire una fumetteria! Provate con la pizza: piace a tutti, ma nessuno prova a diventare pizzettaro!! Invece no: leggere quattro fumetti, magari quaranta, aver fatto il cosplayer, o aver stretto una volta la mano all'amico di un addetto ai lavori, vi rende dei veri appassionati e quindi... perché non entrare in un mercato come quello del fumetto?
Noi proviamo a spiegarvelo... con questa rubrica, anche se, alla fine, i soldi (e la vita) sono i vostri!
Qui trovate tutti gli "arretrati": almeno, non potrete dire che non vi avevamo avvisato...
Stamattina, in negozio, abbiamo stappato lo champagne: è stato venduto un fumetto comprato nel 2012, ben ottantotto mesi fa.
Volume da 15 euro, pagato 9,75 nel 2012, venduto oggi.
Facciamo finta che non lo abbiamo venduto online, pagando le commissioni: un ricarico di poco più del 50% in ottantotto mesi (sconto medio del 35%).
Per dire: se avessimo prestato quella cifra al misero interesse legale, avremmo guadagnato di più.
O se l'avessimo impiegata in albi usati da rivendere in fiera o online, tanto per rimanere nel nostro ambito.
Certo: una libreria non è un investimento finanziario, ma qualche ragionamento di questo tipo fa capire come possa essere difficile guadagnare da questo lavoro. Per ogni fumetto venduto, infatti, ce ne sono tanti che rimangono lì: prendono polvere, "fanno catalogo" come direbbero gli editori (che non danno il reso) e occupano spazio in bilancio. A fine anno, vanno in inventario, e sono dei costi ulteriori da aggiungere al cucuzzaro.
Una libreria di varia, "normale" mi viene da dire, avrebbe reso quel titolo da tempo, puntando su altro, come è giusto che sia.
Forse qualche anno fa, in condizioni diverse, avrei pure riordinato quel titolo.
Oggi no: la mancanza di reso, le promozioni volte ad agevolare chi "non fa catalogo", hanno portato le fumetterie ad assomigliare sempre di più alle "naruterie" di cui qualcuno vagheggiava anni fa: meno arretrati, novità e neanche troppe, e ampio assortimento di quello che non è fumetto, dal gadget da collezione, al gioco da tavolo, alle carte.
Qualche mese fa sentivo il ragionamento di un editore durante una fiera: in varia, nel 2018, avevano venduto un x% in più rispetto all'anno precedente mentre in fumetteria non c'erano state variazioni, e lui si interrogava come fosse possibile invertire il trend, molto rammaricato da questa situazione. A posteriori, mi sono detto che il problema era posto male: più che intristirsi per una mancata crescita, doveva gioire per un mancato crollo delle vendite in fumetteria, tali e tante erano le forze spese per far crescere la varia, a fronte di investimento zero nel nostro settore.
Non si può pensare di far crescere qualcosa senza qualcosa di semplice come il "crederci" e investirci qualche risorsa.
Perché di libri come quelli venduti stamattina, ce ne sono centinaia in ogni fumetteria, decine di migliaia in tutto il sistema. Una volta rimanevano per anni, invenduti: ormai da tempo, molte fumetterie hanno smesso del tutto di ordinarli, per evitare di avere "cadaveri editoriali" invenduti per anni...
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