mercoledì 1 maggio 2013

Il lavoro del libraio a fumetti (aprire una fumetteria)

Visto che oggi è la festa dei lavoratori, e che si può non parlare solo di chi è dipendente, esodato, precario, ma è necessario ricordarsi anche di chi ha una attività, e magari è in forte difficoltà, facciamo un breve riassunto per chi si fosse messo in ascolto solo ora.



E' sulla bocca di tutti: la "trilogia dell'aprire una fumetteria", ormai la chiamano.
Si è iniziato con "Ti piace la pizza? Perché non apri una pizzeria?", si è continuato con "Ma perché non apri una fumetteria?". Dopo lo speciale "Diventare una libreria vera...", alfine, abbiamo parlato di come si chiude, una fumetteria.
Ovvero: quante attività del settore abbiamo visto fallire, soprattutto nell'ultimo periodo? E... perché?
Abbiamo citato anche alcune pubblicità, secondo noi un po' superficiali, che invogliavano ad aprire una fumetteria: questo ci è costato qualche protesta da parte di Golden Store Franchising.
In proposito, abbiamo poi intervistato il responsabile sviluppo di questa realtà, Giuseppe Palmentieri: altro post che può essere utile per farsi una idea di come funziona questo mondo.
E, tanto per non farci mancare nulla, ci ha scritto il responsabile della catena Manikomix/Games Academy, Lorenzo Moretti, che ha voluto dire la sua.

E, come dicevamo all'inizio, vendere fumetti al dettaglio è un lavoro.
Un lavoro spesso pieno di ostacoli, perché viviamo in un mercato viziato da tanti problemi e pieno di difficoltà, spesso poste da chi dovrebbe essere un partner commerciale ed un supporto per i negozi, ma che invece si pone come concorrente degli stessi.
Ma qualche volta sono i clienti.
Perché, quando ti scrivono "potrei avere loncandine delle vostre manifestazioni vi lascio mio indirizzo..." senza neanche (ALMENO!) offrirsi di pagare le spese di spedizione (non dico acquistare i poster, eh... li siamo nella fantascienza...) o quando, in vista di un incontro con un autore famoso, e visto che "purtroppo non potrò essere presente all'appuntamento e vi chiederei la cortesia, se fosse possibile di inviarmi 1 bel disegno autografato" e che "il tutto dovrà essere spedito al seguente indirizzo", fregandosene del fatto che il suddetto autore è in tour per presentare un albo, che ci sono costi da sostenere, e che il disegno è, si, gratuito, ma abbinato all'acquisto di un libro, qualche dubbio sulla percezione del termine "lavoro", mi viene.
Perché si rispetta il lavoro PAGANDO chi lo fa.
Perché si rispetta il lavoro non RUBANDO agli stand in fiera (quest'ultima Napoli Comicon, a detta di tutti gli espositori, è stata da record come furti...), soprattutto visto che si fa per una bravata, non per necessità.
E si rispetta il lavoro rispettando chi lavora.

Buon primo maggio.

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