mercoledì 18 ottobre 2017

Autori si, autori no.

Generalmente, non si parla di cose negative.
Mai.

"Se vuoi avere una immagine di successo, devi dare una immagine di successo", è il mantra da cui discende questo principio, fondamentale per chi si occupa di comunicazione e/o fa attività commerciale.

Ma io non ci ho mai creduto.
Ho un blog: se pubblico "cose belle" e basta, non sono credibile.
Ho l'obbligo di parlare un po' di tutto quello che riguarda il mio lavoro, a prescindere dal bello o brutto: non sarei onesto se pubblicassi solo elogi, recensioni positive, e mi mettessi ad edulcorare tutto quello che scrivo.
Qualcuno sottolineerà che sono sempre polemico. Forse è vero: ma se leggete gli ultimi dieci post del blog, tanto per fare statistica, quelli "problematici", o critici che dir si voglia, sono tre, incluso questo. Un po' pochi per dire "sempre".

Poi non si tratta di polemizzare: se la critica è volta alla crescita, ha un senso, perché cerca di portare a qualcosa di positivo. E' un po' come una correzione di rotta durante un viaggio: meglio continuare per la via sbagliata, o comunque non ritenuta giusta da parte della ciurma?

Tutto questo per parlare delle presentazioni con autori.
Forse è un vezzo personale, ma ho sempre adorato organizzarne.
Un po' perché penso che sia una attività commercialmente valida, un po' perché credo (parecchio) nel fatto che seminare sia una cosa che, nel lungo periodo, può far crescere veramente una realtà come una libreria specializzata che, per quanto importante, rimane sempre "locale".





Scrivevo esattamente cinque anni fa...

In otto anni e mezzo, la nostra libreria ha organizzato cento eventi. Principalmente presentazioni con autori. 
Cosa è cambiato in tutti questi anni? L'entusiasmo del pubblico, all'inizio tiepido, è cresciuto.Si è creato un gruppo di appassionati decente, come numero, ed esaltante come passione: "appassionati" nel vero senso della parola, roba da farsi anche centinaia di km per venire a vedere l'autore famoso, quando non il Pinco Pallino esordiente, che disegnava (anche) per loro. Gente cui piaceva parlare di fumetto, discutere di autori e con gli autori, veder "produrre" un disegno. Negli ultimi tre anni, però, da quando è "nata" l'ultima incarnazione di Antani Comics, il negozio extralarge (da 35 a 100 metri quadri!) ha visto un aumento del numero di eventi, ma non dei partecipanti. Ad un costante disinteresse degli autoctoni, evidentemente distratti dalla ricca vita culturale di Terni, si è aggiunto un calo generalizzato del pubblico. E dire che, proprio negli ultimi anni, abbiamo avuto sia delle star di eccezionale grandezza, da Lloyd a Breccia, da Reis a Gibbons, passando per Van Sciver, Braithwaite, che alcuni tra i più bravi autori italiani in circolazione.

Alti e bassi ci sono sempre stati.
Nell'ultimo anno ho drasticamente diminuito gli eventi con autori: quattro presentazioni in otto mesi, contro una media superiore al doppio nella storia del negozio.

Ma poi mi sono fatto riprendere la mano: perché ancora ci credo, perché penso che quanto fatto in quattordici anni meriti ancora credito e supporto.

Va anche detto che organizzare presentazioni diventa sempre più difficile. Quando abbiamo iniziato, non lo faceva quasi nessuno: poche fumetterie e le manifestazioni più importanti. Oggi è tutto diverso: sono aumentate le occasioni, il poco supporto che ti davano gli editori è scomparso del tutto, visto che si punta tutto sulle librerie di varia, le catene come Feltrinelli e Mondadori che, pur trattando il fumetto ancora come un "genere", e pure di nicchia, nelle loro sedi più importanti riescono a fare grandi numeri (in genere con grandi nomi, ma questo è un altro discorso).

Oltretutto, molti autori che prima bazzicavano senza problemi le fumetterie, ora sono più difficili da coinvolgere in tour o eventi: segnale del fatto che le librerie sono più seducenti, ed hanno un appeal maggiore. Diciamocelo: quanti di voi preferirebbero essere ospitati da quel buco di Roccacannuccia Comics, rispetto alla Feltrinelli di Milano o Mondadori Store di Roma?

A settembre ho organizzato tre eventi, uno ad ottobre, altri tre o quattro da qui a fine anno.
In tutto diciamo otto in quattro mesi: il costo, in termini di tempo e lavoro, è notevole. Per ogni evento riuscito, provo ad organizzarne almeno tre o quattro che non si realizzano. Questi ultimi, spesso si arenano per le date, o magari si traducono in inviti che non ricevono risposta. Tutti richiedono pianificazione, contatti (spesso rimbalzi da editore ad autore e così via), richieste ai fornitori per i conti vendita. Prenotazioni di treni, alberghi, pubblicità, comunicati.

Tutto questo non è una lamentela, ma serve per rendersi conto di una cosa: nell'organizzare eventi con autori, le fumetterie fanno il lavoro promozionale che dovrebbe essere in capo a editori e distributori: soggetti che non sempre partecipano, e che, in ogni caso, quasi mai hanno rischi. Il tempo, le energie, sono tutte a carico dell'organizzatore, il libraio, e dell'autore. Punto.

Diciamolo meglio: l'autore mette il suo tempo e le sue capacità, il libraio impegno e soldi.
Gli altri elementi della catena distributiva, se va bene, forniscono il conto vendita (quando lo fanno) e aiutano con la promozione (se ne sono in grado).

Ultimamente le presentazioni sono state molto altalenanti come risultati, con poche presenze e poco interesse da parte dei fan locali: se non viene pubblico da fuori, si rischia di rimetterci e di far figuracce con gli autori, cosa cui non tengo, visto che organizzo questi eventi da molto tempo. Magari, penserà qualcuno, si tratta di eventi non validi: ma se ospito autori che altrove fanno il pienone, qualcosa significherà pure. Oltretutto: se vengo contattato da svariati fan da tutta Italia, se ci sono molti ordini online, devo presumere che il suddetto autore sia interessante.

Non so se si tratta di pigrizia: so solo che a Terni ci sono tantissimi aspiranti autori di fumetti. Corsi, iscritti a scuole. E' possibile che non ci sia interesse reale per persone che incarnano il lavoro che vuoi fare, dispensano consigli, parlano della propria esperienza, e disegnano dal vivo?


Come già detto in passato, non ci arrenderemo.
Promuovere il fumetto, le modalità con cui si produce, la sensibilità nel saper riconoscere una buona storia e dei bei disegni, il gusto, sono alle basi, come già detto, delle possibilità di crescita (e sopravvivenza!) di attività che, visto il mercato e la concorrenza, potrebbero essere presto in via di estinzione...

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