giovedì 15 gennaio 2015

Charlie, le regole della satira ed il diritto d'autore

Ad una settimana dalla strage di Parigi, interviene Gipi, sull'argomento.
Ieri sera alle Invasioni Barbariche, come sempre senza peli sulla lingua, ci offre il suo interessantissimo punto di vista:

La satira secondo me c'ha una regola sola: che deve andare dai deboli verso i potenti. Chi fa satira deve appartenere a una minoranza, o essere in una condizione di debolezza, e deve lavorare su quelli che sono più forti o che hanno il potere. [...] Quando il potente o chi lavora per il potente fa satira su chi il potere non ha, non fa satira, è un'altra cosa. Quella cosa è prepotenza, è fascismo


E' Gipi, è Gipi, anche se non sembra, dall'anteprima... cliccare per credere!

Possiamo aggiungere altro a questo originale e sentito commento di Gipi?
Il pezzo poteva chiudersi anche qui.

Purtroppo c'è di più.





Si, perché a fianco di qualcuno che ha ben saputo rendere omaggio alla rivista francese, ovvero Il Fatto Quotidiano, cui ieri era allegato il numero di Charlie Hebdo in uscita lo stesso giorno - rivelando, ma non ci stupisce, di come sia stato l'unico quotidiano italiano ad offrire questa possibilità alla redazione d'oltralpe - c'è una testata ben più blasonata e storica del giornalismo italiano, che ha presentato un volume, del quale abbiamo parlato qui, con gli omaggi degli autori nostrani.

Nulla di strano, se non fosse che, da quello che è emerso ieri in serata, il Corriere avrebbe semplicemente (uso il condizionale solo perché non ho visto coi miei occhi il volume) ripreso le immagini come proposte su siti, blog, social, quindi spesso anche con risoluzione scarsa, stampandole e vendendole senza chiedere nulla agli autori.

Ne parla un altro che non ha peli sulla lingua:

Caro Corriere, mi è giunta voce che tu abbia preso la mia vignetta e quelle che altri autori di fumetti come me hanno realizzato nella tragica giornata dell’attentato a Charlie Hebdo, autori che si sono visti minacciare il diritto e la libertà di poter dire la propria su qualsivoglia argomento.
Ed è proprio con questa libertà che tanto cerchiamo di difendere che mi permetto di dirti che il tuo gesto di creare un libro con le opere d’altri, prese da internet, stampato in maniera becera e venderlo a 5 euro, per poi donare il ricavato alla redazione di Charlie Hebdo, tu puoi vederlo benissimo come un gesto nobile, e magari visto dall’esterno lo è pure.
Ma lo sarebbe stato molto di più se avessi scritto a me e a molti altri autori come me, chiedendoci il permesso di pubblicare i nostri lavori, prima di farlo, perché a me non risulta essere arrivata alcuna richiesta formale, e in questo modo, caro Corriere, a me spiace dirtelo, ma la tua operazione risulta essere soltanto una versione ancora più becera del più becero sciacallaggio, oltre che il tentativo di farti nobile con la roba di altri.
Ci sarebbe da farti causa tutti assieme. Tutti gli autori presenti nel volume e di cui ti sei arrogato i diritti di pubblicazione, ci starebbe bene il fatto di venire risarciti e poi donare tutti soldi della causa alla redazione di Charlie Hebdo o alle famiglie delle vittime, cosa ne pensi, caro Corriere? Secondo te cosa sarebbero più contenti di ricevere, loro? I soldi ricavati da un libro fatto sulle spalle e sulle opere di persone di cui NON AVETE RISPETTATO I DIRITTI, o gli eventuali soldi ricavati dal riconoscimento di questi ultimi? Spero di ricevere una risposta, o quantomeno una scusa formale sul giornale stesso, oltre alle PROVE relative ai guadagni del libro e alle cifre effettivamente versate a favore della redazione di Charlie Hebdo. Prego inoltre le persone, se possibile, di condividere questo stato, per fare in modo che, come la mia vignetta è arrivata a loro e non si sono fatti scrupoli a prenderla, gli arrivi anche questa lettera. Le illustrazioni mie e degli altri autori erano contro il terribile attacco alla libertà di stampa, non a favore della libertà di far stampare a voi il cazzo che vi pare.
 
Giacomo Bevilacqua

Insomma, quello che si potrebbe definire una situazione incresciosa. O, meglio, schifosa?
Perché, volendo: il tutto va in beneficenza, quindi qual'è il problema?
Il problema è che non ci si può proporre un nobile fine, quale il sostegno alle famiglie di chi ha lottato per la libertà di stampa, fregandosene di quello stesso diritto.

Nessuno degli autori si sarebbe, credo, rifiutato di cedere quanto realizzato a questo progetto benefico: purché interpellato, purché parte di un progetto che avesse un senso ed un minimo di qualità.

Ma la fretta di proporre qualcosa - il progetto è stato realizzato in un paio di giorni - ha portato, secondo me, chi lo ha realizzato a fregarsene dei diritti degli autori. Cosa molto molto grave.
E non basta premettere, come fatto dal Corriere, che "L’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire."

Vedremo ora se ne parlerà anche la stampa, e se arriveranno, almeno, le DOVUTE scuse ufficiali. Almeno.

Altrimenti, la lezione di Charlie, sarà stata già dimenticata, in pochi giorni.
Perché le idee, che non si fermano neanche davanti ai proiettili, possono risultare ancor più danneggiate e svilite da uno scippo del genere.


Di fronte alla Francia, che chiama giornalisti quelli che noi definiamo vignettisti, che sa unirsi anche in nome della cultura, per realizzare una manifestazione come quella di qualche giorno fa a Parigi, come sempre, facciamo una figura da trogloditi.

Nessun commento:

Posta un commento