sabato 30 giugno 2012

Misurare i fumetti

Un paio di mesi fa, uscito di casa di buon ora, decisi di recarmi dove non andavo da un po'.
E lì, una donna ottenne il mio scalpo.
Sorvolando sui sottintesi di una simile affermazione, sono in realtà uscito dal negozio della mia parrucchiera di fiducia (messaggio pubblicitario: a fianco al "vecchio Antani", ovvero a Piazza Dell'Olmo, a Terni. A chi ci va entro fine luglio e viene qui con una prova, FUMETTO OMAGGIO!) coi capelli corti come non li portavo da quando facevo il militare. Dunque, in epoca pre-negozio.
Pensandoci bene, ancora oggi ne ho parecchi: se a sedici anni, mi avessero detto che sarei arrivato, venti anni dopo, ad averne così tanti, addirittura alcuni bianchi, avrei pianto dalla gioia.
All'epoca ero straconvinto che avrei fatto l'Università da pelato...

Mi ha sempre fatto pensare quando la gente ti dice che hai tanti o pochi capelli, in base al fatto se li hai lunghi o corti. Nel primo caso, sono automaticamente TANTI, nel secondo POCHI.
Capelli corti uguale pelato.
Capelli lunghi uguale tanti.
E questo è lo stesso metro di giudizio che spesso si ha per valutare un fumetto. "Quanto ti ha venduto questo?", "Eh... lo vorrei prendere, ma vedo che hai una sola copia... non vende tanto, eh?", "Eh... ne hai un sacco di copie... come mai? Non vende?".
Mai informarsi su cosa ha fatto l'autore, sul genere, magari chiedere qualche dettaglio o consiglio?
Soprattutto d'estate, che il tempo non manca, perché non fare letture fuori dagli schemi abituali?
E' proprio vero che i primi nemici del fumetto, come media, sono i lettori dello stesso, che vanno per schemi ed etichette.


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