Oddio: dire che UNA cosa non funziona in questo settore è una pura battuta.
Ma, se dovessi dirne due o tre, parlerei di informazione/preparazione; di concorrenza tra negozi e fornitori, spesso sleale; e di distribuzione che non va.
Perché non va?
Non saprei dirlo in poche parole.
Intanto perché diciamocelo: ha dei margini bassi. Il distributore è quello che guadagna di meno nella catena. Perché la mole del materiale è tanta; perché non c'è il tempo materiale di lavorare col responsabile commerciale, perché i ruoli non sono chiari, rispetto al rapporto con l'editore.
E poi per colpe proprie: spesso scarsa preparazione, dal personale fino ai massimi livelli, mezzi informatici non sempre all'altezza. Poco dialogo con negozi e concorrenti.
Ma, soprattutto, perché nel nostro settore vige la regola "meglio morire tutti piuttosto che provare a salvarci". Insomma: non c'è dialogo ma non c'è neanche vera concorrenza: i distributori fino a pochi anni fa sono SEMPRE stati tre e sempre gli stessi, chi è entrato nel sistema è stato combattuto (vedere Manicomix che si è visto togliere la possibilità di vendere Lion e Star Comics). I cataloghi sono tanti e tutti parziali, con anagrafiche diverse e informazioni talvolta contrastanti...
In questo bailamme che, badate bene, è lo stesso da quasi trenta anni, entra in gioco Amazon...
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Insomma, come stupirsi che un colosso della vendita, dei servizi entri nella produzione e poi nella distribuzione degli stessi? Eppure la cosa ci ha colto di sorpresa tutti.
Amazon, come "il Nulla" de La Storia Infinita avanza.
Avanza e porta soldi, ma intanto non lascia niente dietro: e un fumetto non è un Pop o un orologio, ma un bene la cui vendita va coltivata. Il cliente può essere fidelizzato, la lettura può esser contagiosa, un piccolo investimento di tempo e denaro, a volte, può dare molta soddisfazione commerciale: sicuramente, però, non è questo il tipo di servizio che offre o può offrire un portale come Amazon, che ha uno stile totalmente contrastante col commercio classico. Il che, se da un lato è un bene, visto che la concorrenza "sveglia" il mercato molto più di tante altri fattori, dall'altro ha il piccolo difetto di far chiudere le librerie indipendenti, che già sono in difficoltà per un sistema che non le premia.
Ma, di certo, questa nuova veste distributiva indossata da Amazon non può lasciare indifferenti: sconti elevati, considerando anche le spese gratuite, ampia disponibilità, pagamenti con tempistiche migliori rispetto alle condizioni che hanno molti colleghi...
Ho letto molti post di colleghi, tra il dubbioso nell'affidarsi al concorrente recente, e l'esultante nei confronti dei fornitori di sempre, accusati di carenze e disagi sempiterni e di scarso ascolto. Certo: pensare che la salvezza del settore possa passare da Amazon non può che far sorridere, è pura fantascienza. Così, però, come tante delle paure manifestate in questo pezzo giornalistico:
Le preoccupazioni riguardano poi anche i dati che Amazon andrà ad acquisire, dal momento che, con queste nuove modalità, riuscirebbe ad avere accesso a preferenze e indirizzi di tutti di acquirenti.
Quali dati dei clienti potrebbe acquisire Amazon attraverso le librerie? Fermo restando che quasi certamente LI HA GIA', ma sicuramente non potrà riceverne altri dai negozi...
E dure sono state le reazioni anche di editori e fornitori: nulla si ufficiale, si sa. Ma commenti social sarcastici da parte di editori sulle capacità di pagamento delle fumetterie, qualche "mi piace" galeotto su risposte abbastanza acide, qualche risposta piccata data in privato: si sa, saper accettare critiche è un esercizio difficile. Ma dopo un decennio di assalti alla diligenza da parte di Amazon, che ha scarnificato il fatturato dei negozi (e mettiamoci pure crisi e continui adempimenti richiesti da leggi di stabilità e riforme varie...), periodo durante il quale non ricordo iniziative di solidarietà, escluso qualche editore che ha dichiarato di non vendere al colosso multinazionale... cosa si aspettavano i nostri fornitori?
Una mano tesa?
Ricordo ancora l'incontro avvenuto allo scorso Napoli Comicon, tra l'associazione delle fumetterie e un folto gruppo di editori e distributori, trasformatosi presto in un plotone di esecuzione contro i vizi delle fumetterie. Tante critiche, poche proposte. Dall'altro lato, quello delle fumetterie, una lista di idee inoltrate, che ha avuto ben poche risposte.
E questo a qualsiasi aperitivo, B2B o altro evento mai organizzato: tante chiacchiere e pacche sulle spalle, magari anche aiuti o dilazioni o condizioni personalizzate al singolo negozio, ma niente di niente alla "categoria". Le condizioni contrattuali sono ferme da sempre. Anzi: gli sconti sono in calo, in media almeno 5-6 punti percentuali in meno rispetto agli anni novanta.
Ovviamente non parliamo degli sgarbi: secondo alcuni editori le fumetterie non hanno il reso perché trattano l'usato. Non mi chiedete quale sia la connessione: so solo che i negozi che vendono usato presso la loro sede sono neanche uno su dieci di quelli che conosco. In aumento, per carità: sull'usato fai un guadagno VERO se hai tempo, spazio e competenza per gestirlo, altro che gadgets, giochi di ruolo o promozioni al 25% sui fumetti...
Un altro dispetto fu quando Messaggerie divise le fumetterie in "serie A" e "serie B": quelle che erano anche librerie e potevano avere il reso, e quelle che erano "solo" fumetterie e non avevano questo diritto.
Oppure pensiamo alle anteprime delle fiere, Lucca Comics in testa: mesi e mesi di uscite condensate in cinque giorni, e poi distribuite a caterva nelle settimane successivi. Aggravi di migliaia di euro per ogni negozio, con l'aggravante della difficoltà nel reperire i propri clienti, nascostisi in casa col bottino toscano...
O alle vendite online, spesso con sconto, che in un modo o in un altro OGNI nostro fornitore fa...
Insomma: sarebbe bello, al di là di piccole ripicche, astio personale, guerre di principio, aprire un bel dialogo sul tema Amazon, ora che fornitori e (spero) editori si sono resi conto che prima o poi tocca a tutti... Sarà così?
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