sabato 18 giugno 2016

Caro comune di Terni...

Caro comune di Terni,

una premessa: io non capisco nulla. Davvero.
Altrimenti non avrei aperto una attività commerciale. Almeno non a Terni, dove se ben poco pare essere incoraggiato, specialmente nel campo della cultura... sicuramente NULLA lo è a livello commerciale, soprattutto se in centro.
Per cui, se capissi qualcosa, non continuerei a tenere aperta una attività commerciale in un centro storico che, a detta di molti, dieci anni fa era una uno dei più floridi in Italia.
Dieci anni fa.



Poi c'è stata la crisi, quindi la mancanza di politiche (qualsiasi) di sostegno al centro, e tutto ha iniziato a morire, tranne grandi catene e poche altre eccezioni: tanto è vero che tutti stanno fuggendo dalle vie principali, per finire nella zona industriale.


Ma, dicevo, io non capisco nulla.
Altrimenti saprei perché, dopo aver pagato canone Rai, SIAE e altre tasse in ordine sparso, dovrei ogni TRE anni rifare la domanda per l'insegna: una insegna che, per dimensioni, non ha a proprio carico nessun balzello, solo l'onere di rinnovarla ogni triennio. Col rischio di scordarsene, prendendo salate multe, come accaduto a molti colleghi, e comunque con la necessità di buttare oltre cento euro per una inutile richiesta che verrà comunque accettata, visto che la normativa è sempre quella.

E' questa inutilità, dall'alto della mia ignoranza, che non riesco a farmi andare giù: cento euro, oltre al summenzionato rischio, solo per chiedere qualcosa che già mi è stato dato...

Ma la mia somma stupidità si aggrava quando parliamo di immondizia.
TARI: tassa sui rifiuti.
Ho un negozio da dodici anni, una casa da dieci.
E, in tutto questo tempo, ho vissuto praticamente sotto la stessa amministrazione, che parla di "raccolta differenziata", che ancora non ho visto. O, meglio, ho visto "a puntate".
A casa, è come dieci anni fa: ci sono i bidoni - ben lontani, almeno tre o quattrocento metri - divisi per colore.
Stop.

In negozio, da alcuni anni, passano ogni giorno per materiali diversi: martedì plastica, mercoledì carta, etc...

Ora, quello che mi chiedo è: è possibile che, nella stessa città, da svariati anni, ci siano metodi diversi di raccolta?

Ma, soprattutto, ti chiederei di illuminarmi su un punto: casa mia è grande poco più del mio negozio.
A casa produco trenta volte tanto (almeno) in rifiuti, rispetto al posto di lavoro: dove riciclo tutto. Tutto.
Produco un sacco al mese di indifferenziata, un paio di plastica, forse uno o due scatoloni di carta.
STOP.

Tutto il resto, oltre dieci scatoloni in entrata a settimana, che contengono la merce che vendo, oltre all'imballaggi, vengono riciclati "in uscita", con le spedizioni che faccio.
In totale, quindi, produco CINQUE colli ogni mese: come dicevo, due di carta e due di plastica, che avvio alla differenziata, ed uno di indifferenziata.
Al massimo.
Poi STOP.

Il tutto lo pago quasi settecento euro l'anno, più o meno il triplo di quello che spendo per casa.
E non capisco.
Non capisco davvero.
Non mi entra in testa.

Perché una attività commerciale deve essere, a parità di servizio (anzi a molto meno!) essere tartassata ben più di un privato?
Non riesco a capirlo: forse il prezzo per le famiglie è calmierato? O sono io ad essere tartassato?
Perché nel primo caso, mi chiedo: il prezzo per SESSANTA colli di immondizia (di cui una cinquantina di DIFFERENZIATA) è di SETTECENTO EURO L'ANNO?
Per carità: se il costo è questo, alzo le mani, anche se pensavo che carta e plastica riciclate portassero almeno un piccolo utile...
E mi tengo lo "sconto" che mi fai per casa.

Ma, se la risposta è la seconda, se tu, comune di Terni, ci "scresti" sopra, tartassando un negoziante che produce PIL e lavoro, che offre un servizio ai ternani tenendo aperto un punto vendita che, a Perugia, ad esempio, nel centro storico avrebbe sicuramente costi minori... il tuo comportamento, non è un po' criminale?

Magari, mi risponderai, caro comune.
Ma, per carità: se devi sottrarre tempo all'avanzamento dei lavori per la raccolta differenziata, lascia stare. Le priorità sono altre.


Un commerciante che non capisce nulla.

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