mercoledì 19 marzo 2014

Quando la distribuzione fa ridere

Oltre cento pezzi di questo blog, quasi il 25% dei post, in qualche modo parlano di distribuzione.
Se utilizzate i "tag" del blog, qui li trovate tutti.




Premessa.
I distributori "classici" sono tre:
-Alastor/Pegasus: sede a Napoli, distribuisce in esclusiva (tra gli altri) Rw/Lion/Goen/Lineachiara, Bao, 001 Edizioni e saldaPress.
-Pan Distribuzione: sede a Modena, distribuisce in esclusiva Panini Comics, Renoir, Sergio Bonelli (con sei mesi di ritardo rispetto all'edicola).
-Star Shop: sede a Perugia, distribuisce in esclusiva praticamente solo Star Comics.

Ognuno ha i propri negozi, e ognuno ha un editore principale con cui è "pappa e ciccia".
Alastor lo è con RW, Pan con Panini e Star Shop con Star Comics (negli ultimi due casi è anche facile intuirlo leggendo il nome... nomen omen...).
Nel contempo, Alastor ha dei negozi di proprietà, mentre Star e Pan hanno realizzato un franchising.

Tutti, ma proprio tutti, direttamente e/o tramite l'editore di riferimento, vendono direttamente al pubblico. Ovviamente, lo stesso accade in fiera.


Niente di male, niente di illegale, ma questo serve solo per capire che un distributore che è anche editore ed anche negoziante, forse non è proprio il massimo del servizio, per un negozio.

Detto questo, il mercato si amplia con altri distributori:
-Terminal Video: dvd e gadget di vario genere, e qualche editore di fumetti.
-Meli Comics: branca di Messaggerie Libri, distribuisce essenzialmente GP-BD-JPOP, Coconino e Tunue, ma ha anche editori non in esclusiva, come Cosmo o Black Velvet (che sembrava aver chiuso, mentre invece questo mese è annunciato su Première...)
-Alessandro: il più vecchio distributore italiano, quello che cedette la propria azienda alla nascitura Pan, è da poco tornato in campo, distribuendo sia i propri albi (Alessandro Editore), che praticamente tutto il resto.
-altri, che si distribuiscono (anche) da soli: Magic Press o Italy Comics, ad esempio.

In linea di massima, non esistono distributori "puri", che ovvero distribuiscono solo gli editori che hanno in esclusiva: in realtà, sono ormai tutti grossisti, perché tramite loro puoi trovare anche albi distribuiti da altri. Ovvero: ognuno distribuisce sia delle esclusive, che tutto il resto (o parte di esso), col risultato che non è necessario acquistare da tutti per avere tutto...

La situazione è bella ingarbugliata, e la spiegazione or ora esposta non è sicuramente esaustiva: si tratta solo di una breve introduzione per chi non conosce bene la materia. Io stesso, devo ammettere che, pur stando in questo settore da quattordici anni, non capisco ancora bene certi meccanismi, e non ho ben chiaro con chi e come alcuni editori si distribuiscono.
Insomma: non è così tutto limpido...

Fatta tutta questa introduzione (uff!), ora provate a leggere il discorso che il "publisher" dell'Image ha fatto ad una convention organizzata dall'associazione delle fumetterie, negli USA. Già solo a dire "convention+organizzata+fumetterie", con interventi dei maggiori editori USA, qui da noi sembra fantascienza: tranquilli, lo è.
Pensate che è stato fatto alcune settimane fa. Immediatamente ho pensato di dedicargli un post, ma era un discorso talmente lontano dalla nostra realtà, che ci ho messo un bel po' ad immaginarmi come potevo parlarne...

Sottolineo alcuni passaggi:

-"Voi parlate, noi ascoltiamo, e penso che questo continuo dialogo fra editori e rivenditori sia una delle cose che rendono il mercato diretto così unico." 

-"E io voglio rendere i vostri negozi più forti." 

-"Una delle cose che colloca il mercato diretto fuori dal resto del mondo della vendita al dettaglio è la fantastica esperienza di condivisione che puoi trovare solamente in una fumetteria."

E, per finire:

"Le fumetterie sono una delle risorse più preziose della nostra industria e tutti noi dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che succeda lo stesso negli prossimi anni.
Non vogliamo che la gente compri i propri fumetti nei Target o nei Wal-Mart, o come gadget associato a un giocattolo. Noi vogliamo che la gente venga proprio qui nel cuore pulsante del nostro business.
Noi vogliamo che vengano da voi."

Tutto questo, detto forse dal più importante editore USA dopo Marvel e DC.
Sicuramente da quello che, coi tanti successi di vendita ed i picchi qualitativi degli ultimi anni (UN solo nome: The Walking Dead!), si è dimostrato il più vitale.

Il mercato USA crede nelle fumetterie, nei "negozi specializzati", che sono il vero punto di forza.
Gli editori USA, non vanno alle convention A VENDERE come quelli italiani.
Si comportano, per capirci, più o meno come la Bonelli: lo stand serve a PROMUOVERE i propri autori e prodotti.

Non esiste il reso, ma gli sconti sono più alti, ed il sistema è in gran parte diverso.
Qui, volendo, ordiniamo ancora via fax...

Ma, il problema più grande, è la mancanza di rispetto verso i librai, che non sono trattati come partner, che da un lato sono coloro che acquistano i fumetti (prima del consumatore finale), ma dall'altro hanno pochissima informazione dedicata, perché, pur essendo i destinatari delle "campagne di vendita", non ricevono informazioni adeguate... perché i cataloghi sono "di parte", o comunque incompleti, e privi di tanti "dettagli" (come, spesso, le effettive date di uscita, quando vengono rispettate, visto che ci sono fumetti che che escono due-tre anni dopo l'annuncio).


Due esempi concreti del malfunzionamento della distribuzione italiana...


Leggete la data su questo scontrino.
Sono passati 482 giorni.
Era un acquisto di 7 "giornaletti". In 482, ne sono arrivati 3.
Quattro li ho rimborsati. Il cliente è stato gentilissimo e non mi ha insultato.
Quattrocentottantadue giorni, decine di richieste di spiegazioni/risposte/tempistiche. Risposte? Molte meno...
La colpa è dell'editore? Del distributore?
Non mi interessa.
E' così che il fumetto affonda.
Questo dovrebbe interessare TUTTI quelli che ci lavorano...


Secondo esempio.
Vengo a sapere che una novità, un albo molto atteso come Uack! (l'imperdibile ristampa delle storie di Cark Barks), non ancora distribuito, viene venduto a Cartoomics (Milano, ultimo finesettimana) a 5 euro, a fronte di un prezzo di copertina di 6 euro. Oltretutto, superando il limite massimo di sconto previsto dalla legge...
Dopo aver puntato molto sulla Disney, neoarrivata in fumetteria (qui e qui ne ho parlato), mi sono sentito un po' preso in giro.

Scrivo sulla bacheca Facebook della Panini: "Salve. Sono il titolare di una fumetteria, penso mi conosciate. Secondo voi, vendere a Cartoomics il nr. 1 variant di UACK!, che tra l'altro non è stato ancora distribuito, e farlo a 5 euro (contro i 6 del prezzo di cover), ovvero uno sconto superiore al 15% previsto dalla legge Levi, è corretto verso le librerie specializzate?
Davvero era necessario fare questo sconto? 
Non bastava l'anteprima di una settimana? Grazie."

Risposta: "Per le questioni riguardanti la Disney devo rimandarti alle loro pagine, non sono cose che seguiamo noi direttamente."

La pagina ufficiale dell'editore mi rimanda a quella di "Topolino". Forse risponde quest'ultimo in persona... o forse siamo di fronte al primo caso di editoria inconsapevole in Italia...

La domanda l'ho posta anche lì... in attesa, tra un disegno ed un altro postato dai piccoli fan del topo più famoso del mondo... sia mai che qualcuno risponda...


Speriamo che i segni di cambiamento che vengono dai "piccoli": a giorni Bao, saldaPress e Kleiner Flug incontreranno i commercianti nel "Bitubì", il primo retailer day che io ricordi. A Lucca, ormai da due o tre anni, GP/JPOP/BD fa qualcosa di simile.
L'iniziativa di cui qui sopra, sembra essere, però, qualcosa di totalmente diverso, mai tentato.
E' un inizio, che magari porterà a qualcosa: proposte concrete, ed ascolto - con intenzioni fattive - dei problemi reali che abbiamo ogni giorno.
E' un inizio, appunto: diamogli seguito.

Ce ne è terribilmente bisogno...


2 commenti:

  1. Complimenti Francesco hai reso accessibile a tutti quella che è una situazione non poco incasinata nella distribuzione, senza perdere di vista il succo del messaggio: non glene frega niente a nessuno delle fumetterie. Servono solo a fare la base economica, per poi farsi i cazzi propri. Tutti gli editori a parte Sergio Bonelli, che pensa a far crescere il proprio marchio, senza speculazioni così meschine, ma dall'altra parte senza neanche aiutare le fumetterie. Non basta dare il materiale con sei mesi di ritardo, non porti nessuno in fumetteria e se pubblicizzi il tuo marchio ad una fiera, porti solo più gente all'edicola, dove trovi i tuoi albi mischiati ai dvd porno e tutti spiegazzati, il più delle volte. Tutti gli altri editori si dovrebbero vergognare delle loro politiche nei confronti delle fumetterie, luoghi di aggregazione e cuori pulsanti del mercato come giustamente citavi tu. Non gliene frega un cazzo a nessuno di loro, di farle crescere per una prospettiva di mercato più ampia, tutte le operazioni sono sempre finalizzate a fare cassa subito, senza pensare se questo danneggia o no il titolare di una fumetteria, che spesso è costretto a fare sacrifici e non prendere lo stipendio per stare aperto.
    Che vergogna, che schifo.

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    1. Grazie :)
      Concordo pienamente con quello che dici.

      So che chi di dovere leggerà questo post, prima o poi... sarebbe bello avere delle risposte...

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