lunedì 25 febbraio 2019

Come sbagliare una promozione

Affidabilità. Serietà e sincerità. Competenza.

Quando qualcuno entra in una fumetteria, cerca questo.
E questo è quello che dobbiamo offrire: non ha senso inseguire gran parte delle proposte e "promozioni" che i nostri fornitori ci offrono, perché per lo più sono pensate come se fossimo utenti finali, come se dovessimo comprare per "consumare" invece che per proporre ai nostri clienti.

E questo spiega perché, ad esempio, di certi manga potete trovare buone quantità in molte librerie, mentre altri, magari, proprio non li vedrete. E non parlo dei titoli di successo: quelli sono ovunque, persino in libreria di varia, magari.




L'iter è questo: l'editore, col suo commerciale, decide una linea promozionale per un nuovo titolo.
La propone al proprio distributore, che la gira agli altri e quindi alle fumetterie.

Cut-price, extra sconto, segnalibri, reso totale o percentuale, poster o stampe, espositori, anticipo nell'uscita: questo è il poco variegato menù offerto dagli editori. Si, esatto: segnalibri o poster, quando non gli espositori "brandizzati" (ovvero col marchio dei titoli presentati) vengono considerati come parte della promo, come incentivo, anziché essere il minimo essenziale per spingere un prodotto!

In questo, quasi tutti gli editori si assomigliano: Star Comics, Panini Comics, che sono i principali produttori di manga in Italia, "promuovono"i propri prodotti con segnalibri, stampe, magari un extra sconto in cambio di quantità elevate. Il tutto condito dalla classica settimana di anticipo: altre armi non ci sono. Se proprio si deve, un piccolo reso.

E così l'editore dimostra di essere il primo a non credere nei propri prodotti: perché diciamocelo chiaramente, chiunque stampi manga, ha sicuramente in catalogo titoli buoni e vendibili, quanto brutti e difficili da piazzare. Questo è incontrovertibile.
Quello che cambia, però, è quanto un editore possa dimostrare di credere realmente in un titolo: se non sei disposto a scommettere su di esso, accettando di riprendere indietro gli invenduti del primo (o dei primi) numeri, nascondendoti dietro alla vecchia scusa che le fumetterie spingerebbero di meno il materiale su cui hanno il reso (perché, poi, per masochismo? Perché gli piace rendere il materiale solo per il gusto di perder - e far perdere - tempo e soldi per lavorarlo?), allora un negoziante deve rendersi conto non può rischiare su un fumetto al posto di chi lo produce.

Giova ripeterlo: segnalibri, poster, stampe da regalare, espositori, non sono incentivi per prendere più materiale, ma il minimo sindacale che un editore deve realizzare per proporre qualcosa. E ce ne rendiamo conto quando ragioniamo sui numeri: fra tre promo quasi identiche di tre editori, se scelgo l'unica col reso, provoco un risultato ben chiaro, ovvero che do più visibilità a uno a scapito degli altri. Esponendo dieci o quindici copie di UN titolo, e due o tre dei "concorrenti": chi vince? Direi Jpop, l'unico che da qualche anno, ormai, testardamente continua a fare dei "lanci" con reso, minimi di acquisto tarati e concordati coi negozianti. E i risultati si vedono...

Quando si propone un prodotto, si chiede fiducia ai lettori e agli operatori di settore. E' il caso, per ognuna di queste categorie, di pensare a una tipologia di promozione diversa, adattata e ragionata per quelle che sono le caratteristiche diverse di quello che è il consumatore finale, rispetto all'altro che è un partner commerciale.

Ricordandosi che una fumetteria non è più tenuta a comprare o esporre tutto: se mai lo è stata, l'eccessivo aumento dell'offerta, avvenuto in contemporanea a un ostinato rifiuto di reso, anche se episodico, hanno dato una chiara risposta su quanto gli editori credano nelle fumetterie e, soprattutto, in molte delle cose che pubblicano...


nb: tante delle idee dette qui, le avevamo già pubblicate nel 2013...

2 commenti:

  1. Riflessione molto interessante. L'ho condivisa con molti colleghi del settore del gioco.

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