sabato 28 febbraio 2015

Momenti di Gloria #33: una mamma per amica

In fiera, online, in negozio: OVUNQUE, i nostri clienti (che ci amano), sanno regalarci dei grandi momenti. Momenti... di GLORIA!
Qui gli "arretrati"...

Oggi una puntata "monografico", quasi in diretta...





Entra una mamma che cerca un fumetto per il proprio bambino. Cosa idealmente meritoria, ma che si traduce, spesso e volentieri, in un nulla di fatto, senza considerazione né per la prole, né per l'importanza ed il valore della lettura, concetti coi quali ci riempiamo spesso la bocca, ma senza crederci troppo...

Un classico, insomma.

Si capisce subito, però, che è un soggetto interessante. Più della media, almeno, visto che, oltre a non aver la minima idea o indicazione di cosa cerca (del tipo "cerco un fumetto punto"), sembra essere proprio allergica al concetto di lettura.
L'unica informazione che ha è: "gioca ai videogiochi".
Per il resto, nulla sa dirmi sui gusti del figlio, o su cosa legga.

Indagando, esce fuori un nome: Rat-Man. Mica roba da poco.

Le faccio vedere cosa ho del personaggio. Ma non vuole regalargli Rat-Man: ce lo ha già.
Le faccio notare che è meglio andare su qualcosa di sicuro: se legge Rat-Man, leggerà qualcosa di quel personaggio, se glielo prende.
E le dico che è necessario, secondo me, per regalare un libro o un fumetto, conoscere bene il destinatario, o regalare qualcosa che piace a se stessi, per farla provare.

Detto tra me e voi: il secondo caso non mi sembrava plausibile.

E allora prova a rigirare la frittata, chiedendomi se ho figli.
Le dico di si, ma più piccoli del suo (che ha dieci anni), quindi non saprei dirle.

Chiudiamo la parentesi Rat-Man con "non mi piace, i disegni sono così... così... brutti!".

E passiamo ad altro.

Torna sul "cosa farei leggere ad un mio ipotetico figlio di dieci anni".
Per consigliarle qualche manga, le dico, mi servirebbe capire bene qualche genere che possa piacergli: provo con sport, avventura, ma è tiepida. Passiamo ai supereroi.
Nomino Spider-Man, glielo faccio vedere.

Le mostro storie classiche - secondo me più adatte ai più piccoli perché semplici, lineari e meno introspettive - e mi chiede se, allora, secondo me, un bambino di dieci anni non è introspettivo.
A questo punto, le rispondo che, no: secondo me cerca più azione, combattimenti, avventura in senso generale. L'introspezione verrà.

E allora mi chiede quale è il senso della lettura. "Ma la lettura di questi personaggi, non deve servire a qualcosa? Avere una morale?". Addirittura, chiede: "Non deve educare?"
Le chiedo perché demandiamo ai fumetti la risposta ad esigenze cui, spesso, magari neanche entità più attrezzate, come la scuola, possono rispondere...

E pure Spider-Man non va: senza neanche sfogliarlo, vengono archiviati sia quello "nuovo" che quello "vecchio", con la scusa che "li leggeva mio fratello... ma è ancora così potente? Così letto?".

Ormai ho capito da un pezzo che non le interessava prendere niente: è chiaro dall'inizio che le serve solo una scusa per poter dire che i fumetti non vanno bene. 

Vedo Walking Dead, provo a consigliarglielo ma senza molta convinzione: effettivamente è violento.
Quindi passo al "gemello" Invincible: supereroe classico, ben disegnato e scritto. Interessante.
"Non so... non gli farà venire la convinzione di essere invincibile?".


La guardo sconsolato: "Negli anni settanta - le dico - fecero un cartone sui Fantastici Quattro, togliendo il personaggio della Torcia Umana, quello di fiamma, per evitare che i bambini si dessero fuoco... Non credo che il problema sia quello... D'altronde in tanti lo leggono, anche adulti."

"Ah - mi fa - ci sono molti adulti che leggono fumetti?".
Io: "Beh... considerando quanto si legge in Italia, ovvero poco, e quanto a Terni, ovvero meno... si! Anzi... ce ne fossero più, di bambini!".

E lei inizia a chiedersi e chiedermi perché gli adulti li leggano, quale è il senso e quali possono essere le motivazioni: "Sono storie inventate", mi fa.
"Come quelle di libri e film" le rispondo. "Anzi, spesso addirittura quelle dell'informazione, ufficiale o meno, non sono reali...".
Ma è inutile, non capisce il senso del leggere cose "non reali".

Insiste: "Si... ma questi personaggi non sono realistici... volano! 
Come fa un adulto, a leggerli?".
"Nello stesso modo - provo a dirle - con il quale guarda un film, o legge un libro".

"Ma questi personaggi da dove vengono?". Le spiego che Spider-Man e gli altri sono americani, mi chiede che significa "manga" e se ci sono anche personaggi italiani. Si stupisce che Tex, Dylan Dog e Rat-Man siano del nostro paese.

Ma il momento più alto è quando, annusando l'aria, mi fa... "Cosa è questo odore?". Ora, tralasciando facili battute, le rispondo: "Non lo sento, sono raffreddatissimo... ma probabilmente è quello della carta".
Lei: "E' fortissimo... sarà quello degli inchiostri che usano... farà mica male?", e magari già pensava ad una class action di tutti i lettori contro editori e negozianti.

Io: "Non lo so, ma posso dirle che lo respiro da quindici anni".


Alla fine se ne va, come se non fosse mai entrata, con le sue convinzioni.
Continuando a chiedersi a cosa serva leggere. Magari, a scambiare idee. Forse a sognare.


Ed io rimango a respirare quell'aria da lei ritenuta malsana, quanto da me pregna di significati, con un'accresciuta voglia di leggere qualcosa di bello.

4 commenti:

  1. Secondo me non senti più gli odori a causa dell'inchiostro cancerogeno dei fumetti

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  2. Confesso.Sono una feticista del profumo della carta, infatti annuso sempre i libri, prima di leggerli. E' un gesto che da dipendenza e che posso ripetere ogni volta che sono da Antani Comics!^^ Goduria!

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