lunedì 29 ottobre 2018

Quando una libreria a fumetti chiude...



Avrei voluto fare un post con l'immagine qui sopra e basta: senza commenti.
Invece penso che serva dire qualcosa...

La notizia è di pochi giorni fa.

Quando succede un evento del genere, di solito si rovista in cerca delle colpe.
Che, per carità, ci sono: e di solito sono a carico di chi gestisce l'attività. Incapacità di adattarsi ai cambiamenti, di essere in sintonia coi tempi; di scegliere il punto in cui si apre o il genere di merce da vendere. Tante possono essere le ragioni: ma nel caso concreto non le conosco.
E non è questo il punto.

Qualsiasi attività commerciale vive di momenti: e di rischi.
Che - va accettato - sono in capo a chi la gestisce, nel bene e nel male.
Negli ultimi tempi questi sono aumentati, a discapito del guadagno: venti o trenta anni fa avere una attività che funzionava era un affare. Nel tempo, tassazione, vincoli e problematiche varie - solo quest'anno: nuova normativa sulle buste, privacy e fatturazione elettronica; costi per migliaia di euro e tanto tanto tempo lavorativo dedicato a queste attività che sono solo obblighi che nulla portano - hanno reso qualsiasi attività sempre più rischiosa e meno remunerativa.
La concorrenza di grossi competitor online, che magari hanno anche trattamenti fiscali o normativi agevolati, dei produttori e fornitori stessi, nel nostro settore ha reso di anno in anno tutto più difficile.

Il rischio insito nell'attività va accettato, ma è quello che proviene dall'esterno però il maggiore pericolo.

Oltre alla concorrenza di cui abbiamo appena scritto, la mancanza di reso - che hanno edicole e librerie, queste ultime con gli stessi margini di guadagno delle fumetterie! - rende problematico persino chiudere l'attività: per anni si accumula materiale, che alla fine va svenduto: cosa impossibile - ve lo dico per tante esperienze vissute - da fare integralmente, per ovvi motivi. Prodotti vecchi, non più appetibili e, senza reso, tutti di proprietà di chi ha chiuso l'attività.

A tutto questo, difficoltà, rischi, guadagni non proporzionati all'impegno, orari di lavoro improponibili va aggiunto altro, come la mancanza di qualsiasi sostegno a paternità e maternità, la difficoltà di avere una pensione decente, se non integrata da iniziative private. E l'enorme rischio di non essere in regola con qualcosa, che porta a multe impensabili: penso solo alla questione delle buste, che praticamente nessuno - e non solo nel nostro settore - conosceva. Tanti pensavano fossero appannaggio esclusivo dell'alimentare, ma così non è. Un errore può portare a multe anche di 25mila euro...

Negli anni il lavoro si è molto complicato: una volta bastava mettere la merce fuori dalle scatole: si aveva anche un tempo adeguato per studiare prodotti ed esposizione. Oggi non è così: vendita online, uso dei social, database e relativo inserimento degli articoli: per avere un risultato comunque peggiore, va sostenuto un lavoro più impegnativo e dispendioso.

E' tutto quello che va oltre questo che non è accettabile: il rischio d'impresa è nella normalità di un lavoro come il nostro. Idem parole come "crisi" o "difficoltà burocratiche". Ma quando lo unisci alla concorrenza dei tuoi fornitori, spesso con scelte ai limiti della scorrettezza, ai grandi siti di vendita online (che hanno regimi fiscali e trattamento dei dipendenti diciamo non proprio come i nostri...), e in un settore che non ha reso ed è pure di nicchia, che la situazione diventa - diciamo - complessa.

Certo: c'è il servizio. Quello non può offrirtelo nessuno, né i commessi improvvisati degli editori in fiera, né il colosso online, che non azzecca neanche le misure dei formati di quello che vende... Ma col tempo diventa sempre più evidente che solo questo non basta.

Come non basta la passione: questo va detto chiaramente a chiunque vuole aprire una fumetteria, scelta che non è "facile come bere un bicchiere d'acqua", come diceva la pubblicità di un noto fornitore di qualche anno fa. Serve, ma non "per i fumetti", quanto per questo lavoro, che è logorante, ripetitivo e pieno - anche - di brutture.

E' paradossale che tutto questo succeda nella settimana di Lucca Comics, evento bellissimo, ma che editori e distributori hanno trasformato in un incubo per i negozi, visto che i nostri locali si svuotano per settimane, coi clienti che accumulano fondi per andare a farsi spennare in Toscana, mentre noi riceviamo i solleciti di pagamento degli stessi nostri fornitori.

Forse è l'evoluzione, forse le fumetterie faranno la fine dei negozi di dischi.
Se è il mercato, se è così che deve andare, che sia: una attività commerciale non è un panda, non possiamo finire sotto vetro in un museo ("Vedi, figliolo... quello nella teca è un libraio... ti ho mai raccontato che una volta leggevamo sulla carta?"): ma sta a noi stessi rialzarci e trovare il modo di andare avanti, evolvendoci.

E sta a voi, clienti, capire se volete continuare ad avere una o più fumetterie nelle vostre città, senza usarle per vedere prodotti che poi comprerete online, con tutti i riflessi che questo avrà nel mondo del lavoro.
E a voi, fornitori e editori, decidere se investire e credere in una rete distributiva che funziona, e può essere in crescita, coi dovuti ritocchi e ascoltando quello che vi dicono i negozianti. Magari trattandoli come partner commerciali, non semplici clienti.

Ancora di più, oggi, è il momento di fare scelte.


ps: in bocca al lupo alla collega Silvia Barsotti per le scelte che farà: se lo merita tutto.

1 commento:

  1. parole sante fratello.."La concorrenza di troppi competitor online...e magari hanno anche trattamenti fiscali o normativi agevolati, dei produttori e fornitori stessi, nel nostro settore ha reso di anno in anno tutto più difficile." e sì il nostro settore è pieno di contraddizioni, troppe ai miei occhi!!!!

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