sabato 25 novembre 2017

#BlackFriday: quando il #costo non è il #valore, vero #Coconino?

Ieri sera mi è capitato di rileggere questo pezzo di un anno fa.
Ed è buffo, perché in questi giorni mi sono ritrovato nello stesso stato d'animo, combattuto se partecipare o meno al Black Friday. Poi mi sono detto e ridetto - senza ricordarmele! - le stesse cose di un anno prima. Con in più dodici mesi di esperienza: se questa iniziativa nasce come idea per svuotare il magazzino e far cassa, oggi è diventata una corsa allo sconto selvaggio. Con alcune controindicazioni: abituare il cliente a comprare solo in occasione di un qualche tipo di saldo, perdere di vista il senso dello sconto stesso, che per l'attività commerciale in genere è e deve essere quello di rinunciare a parte del proprio margine vitale, allo scopo di liberare spazio e risorse.

Non ha senso vendere a prezzo scontato qualcosa che comunque il cliente comprerebbe.

Ieri ho fatto un acquisto - casualmente - e mi sono beccato un 15%.
Se lo sconto fosse servito a convincermi, avrebbe avuto senso. Altrimenti no.
Mi spiego meglio: se in un normale venerdì io incassassi 300 euro, e col Black Friday ed uno sconto non alto a livello assoluto, ma ottimo per i fumetti (oltre che legalmente al massimo) ovvero il 15% fatto a chiunque, riuscissi ad arrivare a 600, non mi converrebbe farlo. E, vi dico per esperienza: non farei comunque il doppio: il cliente medio non vuole prendere cose in offerta, vuole spendere il meno possibile per quello che già comprerebbe anche a prezzo pieno.


E ' il Black Friday... cosa avete fatto di bello con il "computere" ieri?



Per oltre sei mesi abbiamo tenuto in negozio un angolo serio, organizzato, vario ed aggiornato continuamente: prezzi con sconti dal 50% al 70%, e tantissimo materiale - Bonelli, albi in lingua e non, manga - a 1 euro, con possibilità di sconti fino a 50 cent a pezzo. Tutto questo è secondo il "senso" del Black Friday. Aggiungo: "angolo" pubblicizzato, tenuto in ordine e continuamente "spinto". In un caso sono riuscito a fare anche una lista da mettere online, operazione che ovviamente ha avuto un costo.

Risultato finale?
Dopo sei mesi di incassi risibili, "angolo" smantellato.
Offerte vendute in fiera, online e smaltite in altri modi.

Tornando al mio acquisto fatto ieri mattina, parlando con un commerciante di lunga esperienza del settore abbigliamento, mi raccontava di come, fino a pochi anni fa, lui riuscisse a riallestire e rifare il negozio ogni due o tre anni. Nel tempo, sono diventati cinque. Oggi non lo farebbe neanche con un contributo a fondo perduto. "Non ha più senso farlo", mi spiegava.
Perché? Perché coi prezzi bassi ed altri problemi tipici di Terni, ovvero lo smantellamento del commercio nel centro storico posto in essere dall'attuale amministrazione da almeno una quindicina di anni, si vende sempre meno.
Facile capirlo.

Ed iniziative come il Black Friday sono solo un modo per indurre il pubblico a comprare solo quando ci sono offerte...

Dicevo:

Ora, so che il Black Friday non è altro che un momento per fare offerte, ma possibile che il mio lavoro debba ridursi - e vale anche per gli esempi che ho fatto prima - ad abbassare il prezzo che il cliente paga per il mio lavoro, ed a farlo il più spesso possibile? Quale è il valore che do alle ore che passo in negozio, ed a casa di notte a lavorare?
E' possibile che sia tutto riducibile a questo simbolo, "%", messo dietro un paio di cifre, con margini ridottissimi, così che possa svendere le cose che già normalmente venderei ai miei clienti?

Negli ultimi anni, vendendo molto online (quest'anno faremo probabilmente un numero di spedizioni pari a DIECI volte quello che facevamo nel 2013...) mi sono ritrovato a cambiare notevolmente il MIO personale modo di lavorare: passo gran parte del tempo in negozio, o fuori via smartphone, a rispondere ai clienti. Nove risposte su dieci sono inutili, a domande tipo: "Dove è il mio pacco?" o "Quando arriva?", informazioni che ho inviato via mail chiaramente prima di spedire; o "Mi riscrivi quello che mi hai appena scritto in modo più sintetico?", che è la moda delle ultime settimane (e parliamo di mail di tre o quattro righe...). O anche insulti vari e pretese maleducate, assurde ed al di fuori di ogni logica o rispetto altrui.
A tutti devo rispondere, con tutti sono educato.
Tutto questo ha un costo, che il cliente non paga.
Cliente che spesso pretende pure sconti o regali senza senso.

Ecco la mia risposta al Black Friday: la qualità del mio lavoro.
Avere una persona che ti supporta negli acquisti, mentre sei in un negozio riscaldato, con un divano per sederti a chiacchierare coi tuoi amici, ascoltando musica e bevendo pure caffé gratis.
Tutto questo ha un costo: che giustamente il cliente non paga.
Ma oltre questo, non posso offrirti uno sconto che andrebbe solo a risicare il margine che ti permette di sederti su quel divano caldo.

Più che una presa di posizione netta, questa è una risposta irritata a chi non capisce che il prezzo di quello che paga, spesso non è il valore di quel bene: che un servizio - che visti i tempi può essere già il solo investire nell'avere QUEL prodotto disponibile! - ha un costo ben maggiore del semplice controvalore in denaro.
E questo non continuano a capirlo alcuni editori.
Tra l'ignoranza ed il menefreghismo.

Questa offerta è illegale, perché viola la legge Levi sul prezzo dei libri. Ne parliamo (anche) qui.




Sappiate che un distributore mi ha mandato qualche settimana fa, in pieno periodo promozionale (legale) con sconto del 25% AL PUBBLICO, dei loro volumi con il 22%. MENO di quello che li paga un cliente qualunque. Questo per farvi capire come lavora la Coconino, in generale.

Ora, il 33% è illegale: Coconino non può farlo, se avete voglia di capire perché potete sempre leggere qui. Ma se voi lo comprate, siete complici, questo è chiaro.

Sceglietevi il Black Friday e il tipo di commercio che volete: come diceva in altro ambito un collega che stimo, non si può sempre e solo ragionare col proprio portafoglio. Altrimenti si rischia di vedere il mondo coi paraocchi, e di vedere sempre meno divani dentro ai negozi.

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