Avevo ricominciato a partecipare a questa mostra organizzata da Kolosseo, dopo una decina di anni di assenza, lo scorso ottobre.
Quella di aprile è, come detto, la mia ultima fiera a Bologna, e più in generale con l'associazione Kolosseo, dopo quindici anni di partecipazione ai loro eventi.
Essenzialmente per due motivi: perché è andata male, e l'organizzazione ne conosce le ragioni, che sono le stesse che caratterizzano la loro attività negli ultimi anni. Ovvero: scarso uso del web, dei social; scarsa promozione; modalità di lavoro antiquate (telefono, grafica anni novanta...); mancanza di investimento (autori, ad esempio, o eventi in generale). E, soprattutto: mancata attenzione alle critiche degli addetti.
Su tutto, una cosa: l'assenza di rimedi alla prematura partenza degli espositori, che avviene la tra la tarda mattinata ed il primo pomeriggio della domenica. La fiera si svuota, le persone entrano, vedono la metà dei banchi liberi, pur avendo pagato il prezzo intero, e l'anno dopo non tornano.
Fallo per anni, ed hai una fiera in cui - e questa non è la mia opinione, ma una statistica basata sui dati forniti da svariati espositori - la domenica incassi un terzo del sabato. Se ti va bene.
Per carità: se un espositore ritiene che il secondo giorno non c'è un pubblico adatto alla sua tipologia merce, ha il diritto di andarsene. Diciamola tutta: non è molto corretto nei confronti dei colleghi e del pubblico... ma se l'organizzazione te lo permette...
Il problema, infatti, è questo: a ottobre, feci presente la cosa (qui maggiori dettagli), e mi fu promessa una soluzione. E non fui solo io a protestare.
Ma Kolosseo se ne è altamente fregato, così come non ascolta critiche e suggerimenti (e anche qui non parlo solo dei miei, per carità!) da molti anni.
Risultato: le loro manifestazioni vanno sempre peggio.
Inesorabilmente.
Tanto è vero che l'organizzazione stessa si è stupita degli scarsi accessi della domenica!
Ma parlavamo di due motivi: il secondo è la scarsa sicurezza nella quale si lavora.
L'ambiente - è risaputo, me lo hanno detto quasi tutti i colleghi di lunga frequentazione della manifestazione - viene preso di mira dai ladri continuamente, soprattutto durante il disallestimento.
Come capita di frequente, presso quasi tutte le fiere del fumetto, appena si arriva all'orario di chiusura, l'organizzazione sparisce nel nulla. Si squaglia.
Generalmente, la domenica sera è anche peggio.
Tutti siamo stanchi, tutti vogliamo andare a casa: ma se ho pagato uno stand, stare lì è il tuo lavoro.
Problemi del genere sono meno evidenti nei centri fieristici, più sorvegliati, ma scippi sono avvenuti anche a Romics.
Nelle fiere piccole è il far west.
A Bologna è stato così.
Ripeto: "si sapeva". Io no: quindi ho visto sparire un marsupio (costoso) con un fondo cassa, per fortuna (no, non è fortuna...) non c'era l'incasso. Lo stesso è successo almeno, da quanto so, a due colleghi, che però non avevano soldi (poco o niente) nelle borse rubate, e ad un terzo, al quale è stata aperta l'auto mentre lui era all'interno.
E, in quell'orario - parliamo della fascia oraria 19/20, non delle tre del mattino - non era presente in fiera nessuno dell'organizzazione. Sorveglianti, collaboratori: nessuno.
Quando si trattava di chiudere, alla fine dell'allestimento, il venerdì sera, ci hanno buttato fuori almeno cinque persone, e senza tanti complimenti, mentre la domenica sera, a biglietti incassati e stand pagati, l'organizzazione se ne stava da qualche parte a contar soldi.
Questo si chiama dilettantismo.
Ho comunicato al titolare che non mi vedranno più: i motivi sono stati elencati, e in modo dettagliato, ma non ho ottenuto neanche delle scuse. Per carità: la colpa del furto è la mia: dovevo sorvegliare meglio le mie cose.
Ma la presenza di esterni DENTRO la fiera, senza pass, senza autorizzazione, non è accettabile.
Non è accettabile. Questo significa essere conniventi coi ladri.
Per tutto il reso, gli espositori che se ne vanno, la pubblicità che non si fa, ci può essere soluzione.
Ma per la mancanza di capacità, di volontà di saper fare il proprio lavoro, che può essere anche una semplice comunicazione con il possibile pericolo agli espositori, non è "curabile".
In tutto questo, una chicca: il favoloso bar "mobile" della tensostruttura, scelto sempre dall'organizzazione, non era presente venerdì all'allestimento (parliamo di ALMENO un centinaio di persone al lavoro, senza possibilità di ristoro) né sabato all'apertura. Anzi, nella stessa giornata è rimasto gran parte del tempo senza poter fare caffé: "pare" che la macchinetta fosse rotta (ma l'assistenza?).
Domenica, se ne è andato alle 16, lasciando le ultime ore di fiera e il disallestimento privi di qualunque supporto. E dire che pensavo che pagare le piadine (orride) 6 euro, le bevande 3,50 euro, e il vedere le lunghe code bastasse a garantire un servizio.
Non ottimo, non decente. "Un" servizio qualsiasi.
Ma, si sa, il dilettantismo è nel DNA del fumetto.
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