giovedì 17 marzo 2016

Distribuzione e Fumetto: altro che concorrenza! #AprireUnaFumetteria

Abbiamo raccontato diverse volte, di come aprire, o magari chiudere una fumetteria.
In generaleironicamentesarcasticamentepolemicamente. Del fatto che sia un lavoro o di come lo vedono dal di fuori.
Abbiamo parlato di clienti, o fatto parlare un cliente. Una volta, persino sognato di diventare una libreria vera.

Qui, sotto l'etichetta "aprire una fumetteria", trovate tutti, ma proprio tutti, i pezzi sul tema.

Oggi parliamo di un argomento scottante, ovvero della concorrenza che (non) si fanno i distributori tra loro, cosa che invece è spietata (pur facendo finta di niente) verso le fumetterie...



Torniamo agli albori del sistema distributivo.

Alessandro Distribuzioni, che è negozio (uno solo, immenso, a Bologna) ed editore, visto che ancora oggi pubblica, anche se pochi titoli, a cavallo tra anni ottanta e novanta, inventa la distribuzione moderna nel mondo del fumetto.
AD (per gli amici), vende il proprio sistema distributivo (non il negozio o l'editore) a Marvel Italia/Panini Comics: nasce Pan Distribuzione, una mossa simile a quella fatta dalla Marvel USA, negli anni novanta... Panini Comics è il primo grande editore a possedere il proprio distributore.
O ad esserlo.
Nel contempo ci sono Pegasus, che si occupa essenzialmente di Magic Press e Play Press, e Star Shop, legato a doppio filo con Star Comics.

Una decina di anni fa, Pegasus chiude e diventa prima WindStar: quando qualcuno gli fa notare l'eccessiva somiglianza col marchio Star Shop, il nome cambia in Alastor.

Alastor è in simbiosi con Planeta/DeAgostini, editore spagnolo che si occupa delle licenze DC (e non solo) per l'Italia, tanto che quando quest'ultimo molla la presa, tra il 2011 ed il  2012 è lo stesso distributore partenopeo a "farsi" editore, con la nascita del gruppo RW.

Il sistema, oggi, è quindi strutturato così:
-ALASTOR, con Lion e pochi altri (tra cui di medio/grande solo Salda);
-PAN, con Panini e pochi altri.

Quindi gli indipendenti:
-STAR SHOP, che è in una posizione intermedia, perché legato a Star Comics, ma non come gli altri due qui sopra;
-MANICOMIX,
-MESSAGGERIE,
-TERMINAL,
-ALESSANDRO.

Un discorso a parte va fatto per MAGIC PRESS, che oltre a distribuire se stesso, si occupa di Mondadori (in esclusiva) e pochi altri.

Il bello è che i due citati all'inizio, Pan ed Alastor/Pegasus Distibuzione/i, sono gli unici ad essere, in contemporanea, editori, distributori e negozianti.
Pan è Panini, e da poco anche Panini Store. Prima c'erano i PanStore, che erano un franchising, mentre i Panini Store, nati da poco, sono di proprietà, non so se dell'editore o del distributore (il che cambia poco).
In parallelo, Alastor che è Lion, è anche proprietaria della catena di negozi con lo stesso nome sull'insegna.

Immaginate cosa può fare un editore, che di per sé già "si produce", e che oltretutto si distribuisce da solo... e che si vende da solo!
Come potrei pensare io, col mio piccolo negozio, di trattare la sua merce meglio di come fa lui?
Perché la avrebbe magari prima, sicuramente a condizioni migliori.
Perché... dai, devo spiegarlo?
O pensate forse che un distributore che vende a se stesso come negoziante, non si conceda il reso?

Ma le domande vanno oltre: e se... io ho una libreria che vende bene, e mi rifornisco da loro, chi mi dice (e sicuramente ho torto) che... loro non decidano di sfruttare in prima persona (ma dai, non è possibile!) il mercato sul quale io sto facendo bene?
D'altronde, è un po' come se, sempre un distributore che è pappa e ciccia con un editore, consigliasse a questo i migliori titoli degli altri esclusivisti, in modo che possa investire in essi: cose mai successe nell'italico mercato, vero?

Ma la teoria del sospetto non ci porta da nessuna parte (uhm...).

Analizziamo, però, gli aspetti pratici.
Tipo i tour con autori.
Quando ho aperto la mia libreria, quasi nessuno ne faceva.
Oggi non passa una settimana, senza vedere eventi.
Solo che... è difficile "acchiappare" autori, quando l'editore di riferimento chiede loro di partecipare a un tour presso le proprie fumetterie! Così visto che già in tempo è poco, e che per un autore spesso partecipare ad un evento è solo una perdita di tempo... dove credete che andranno? Sicuramente presso le librerie di varia, Feltrinelli e Mondadori in cima, che sono sempre più fighe.
Ma, poi, se devono scegliere, opteranno per quella "consigliata" dal loro editore.
Ovvero la sua, se ne ha.

E poi, gli sconti.
Facciamo due conti, approssimando un po' i valori, ma per dare una idea di come funziona il mercato.
Un editore produce un fumetto che gli costa 25.
Lo vende al distributore a 45, che lo gira alla fumetteria a 65.
Quest'ultima, lo da al consumatore finale a un prezzo tra 90 e 100.
Ognuno di questi tre soggetti, produttore, grossista e dettagliante, terrà al massimo a mantenere il proprio margine, perché garantisce l'utile che permette loro di vivere come attività: quindi difficilmente concederà punti percentuali di sconto agli altri membri della catena.
E, se lo farà, avrà dei buoni motivi.
Ma se i tre soggetti sono uno solo... allora, tutta la catena potrà concedere uno sconto maggiore alla libreria, perché il guadagno finale rimarrà invariato... e quest'ultima potrà - con un margine maggiore - porre in essere una politica più aggressiva per acquisire nuovi clienti.

Per lo stesso motivo, le suddette librerie avranno il reso, almeno sui prodotti dell'editore "proprietario": e ci mancherebbe pure, visto che, in negozio o in magazzino, rimangono comunque merce di uno STESSO proprietario... che può sempre girare i prodotti invenduti ad altri negozi (suoi), o all'editore o al distributore che li può portare in fiera o vendere online. Tutte mani tentacolari collegate alla stessa entità...

A lamentarsi di questo, non possono essere solo le librerie "indipendenti", che sono (ancora per poco?) la maggioranza: il problema tocca, o dovrebbe toccare, pure i piccoli editori, o comunque quelli "non schierati" col grande distributore, i quali hanno meno spazi sui cataloghi, quindi sugli scaffali.
E, essendo il mercato piccolo e il reso un privilegio, spesso i negozianti hanno difficoltà ad investire su questi editori, che magari hanno pure dei bei titoli!
Non sarebbe ora di fare un fronte comune, per questi soggetti? Con molti già accade, ma si fonda o su una vicinanza geografica, o su singoli rapporti, consolidati nel tempo.
Il "fronte" andrebbe istituzionalizzato, e potrebbe prevedere forniture con reso, un impegno nella promozione dei singoli negozi e nell'invio di autori per presentazioni, da parte degli editori, e una contestuale promessa di spingere i prodotti di questi, magari realizzando campagne ad hoc e lavorando sui gusti del singolo cliente, da parte delle librerie.

Ma è solo una idea.

Intanto, rimane una certezza di fondo: un negozio indipendente, come può pensare di vendere una grossa marca meglio di quello di proprietà di quest'ultima? Riflettiamoci: è bello pensare che il primo possa offrire un servizio migliore, è bello credere nella poesia e nel lavoro.

Ma le condizioni, potenzialmente, sono troppo impari, per come le abbiamo descritte qui sopra.

Sull'argomento ci piacerebbe molto, ma molto, dibattere.
E tornare.

ps: solo una settimana dopo la pubblicazione di questo pezzo, siamo tornati in argomento...

2 commenti:

  1. Il problema delle giacenze è sempre stato un problema, economico ma principalmente di spazio. Lo scambio che facciamo con alcuni colleghi è già qualcosa ma non sufficiente. Da sempre ho ho in un idea che sempre rimasta un idea e mi piacerebbe parlarne magari a voce.

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  2. Giustamente citi il reso (nel senso buono del termine), ma tra l'altro questo sistema permette anche altro, ad esempio di drogare i fatturati all'occorrenza.

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