venerdì 4 gennaio 2013

Quei "clienti" che...

Per tutti quei ragazzi, cosplayer, otaku, nerd, "veri credenti", che accecati dalla passione hanno deciso di aprire una fumetteria, perché fa figo, perché si parla di fumetti tutto il giorno, perché si fanno un sacco di soldi, una piccola guida: come si distingue il "cliente" dal "non cliente"?
Prima regola: si vede alla cassa. Il primo ci passa, il secondo se ne tiene bene alla larga.
Come se fosse la peste.
Facile, direte voi. Ma se io libraio volessi continuare la mia partita a Magic, o a leggere il fumetto vicino al termosifone, o spolverare (?) le mensole più alte, senza andare alla cassa ogni volta che entra qualcuno, come posso riconoscere chi non compra preventivamente, senza quindi perdere del tempo?

Ecco le tre regole d'oro.


Chi compra fumetti:

1-Non li fa cadere continuamente.
Non parlo del cliente (vero) che arriva con una pila di fumetti messi malissimo, e ne butta un paio, o di quello un po' maldestro che fa qualche danno scusandosi immediatamente. Parlo di quello che, con nonchalance, butta il cartonato da 40 euro e, mentre tu, negoziante, lo prendi al volo, lui si scansa ed urta l'Omnibus da 60 euro, tu ti tuffi e il figlio sovrappeso del suddetto si sta arrampicando su una mensola fatta per reggere qualche chilo...
Ovviamente, la riprova di tutto questo, è che il presunto cliente mai e poi mai si scusa, né - soprattutto - si offre di risarcire il danno. Ah.. perché... non lo sanno in molti, ma se un libro/fumetto cade (male) si rovina...

2-Non commenta la bellezza del negozio.
Anche qui, non parlo di quello che, pagando, o andandosene, ti fa "Comunque... davvero bel negozio: complimenti". No, quello è nella norma (modestamente). Parlo di quello che entra, generalmente non da solo, e si guarda intorno come se fosse al Louvre, o dal Papa, o a vedere del burlesque e, stupito dallo scorrere della vita, sentendosi parte dell'universo intero, che lo trascina in un vortice di bellezza e meraviglia, ti dice con aria sognante e voce profumata di mirtillo e lavanda: "Ohhhh... chebbello! Spettacolare! Questo posto è fantastico". Possibili varianti: "Comprerei tutto" (ndr... tra TUTTO e NIENTE ci sono moolte sfumature), "Ah... se ne avessi la possibilità", "Quando vinco al superenalotto torno qui!", "Ah... fammene andare, sennò...", "Ah, se ci passa mio figlio/nipote/cugino...", ed altre simili.

3-Non legge ad alta voce ogni titolo che gli scorre davanti agli occhi...
Passando con l'amica "MEMORIE DI UN UOMO IN PIGIAMA" davanti ai volumi esposti "BRACCIO DI CULO" non può fare a meno di urlare ogni titolo "CONAN MA NON E' IL MANGA" che gli/le capita davanti "LA DISPERAZIONE DELLA SCIMMIA", aggiungendo commenti e risatine "PORCO ROSSO", magari associandoli ad un/una amico/a.
Particolarmente recensiti da questo tipo di pseudocliente, gli albi dei Dentiblù, Rat-Man e i Super-Eroi, con commenti tipo "Ma escono ancora" oppure "Si, sono quelli del film".

Fate attenzione, che ne basta uno, di questi requisiti...

2 commenti:

  1. Una volta, entrato in una fumetteria di Cremona, mi sono trovato davanti a pile di fumetti stipati qua e là, non alla rinfusa, ma, direi, in ogni possibile buco libero, tanto che ho esordito con un "ooh, ma che casino!". Ecco, volevo sapere, un commento del genere come è percepito dal titolare? Suona in ogni caso come un'offesa da lavare col sangue? O può anche essere un complimento se viene interpretato come un "ooh, ma come sei fornito!"?
    Ci tengo a precisare che in quell'occasione non ho comprato nulla.

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  2. beh, ma "oh che casino", è "oh che casino".
    per intendere "oh, ma come sei fornito" credo sia il caso di dire "oh, come sei fornito!" :)

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