A giorni, manco a dirlo a Lucca, uscirà questo volume.
Ne parliamo perché affronta (anche) un tema sentito, ovvero il rapporto tra cosplayer e fiere del fumetto.
COSPLAY ITALIA, Potere alla Fantasia, di Paolo Bianco
Gli Alisei 2 - 192 pagine a colori su carta patinata - 19x19 - ISBN 978-88-96131-94-7 - 24,50 Euro
Cosplay è un termine che fonde le parole "costume" e "play", giocando anche sul doppio significato inglese di gioco/recita. I cosplayer, grazie anche al faticoso processo di creazione manuale dei costumi, si immedesimano sempre più nei personaggi di fumetti, manga, film o videogiochi che decidono di portare in vita in carne e ossa, e il picco di questa immedesimazione si trova alle fiere del fumetto, quando mettono in mostra con orgoglio le proprie creazioni e interpretazioni, sia su un palco che in mezzo a stand e pubblico.
Questo libro vuole omaggiare il cosplay italiano nella sua manifestazione più naturale, durante una qualsiasi fiera del fumetto, e la gentilezza dei cosplayer a posare per qualche secondo in mezzo alla folla, così come la loro dedizione nell'interpretare un personaggio, il duro lavoro nel creare un costume, la perizia nel trucco.
Accanto a quasi 200 foto, alcuni dei cosplayer più in vista e alcune delle associazioni più numerose riflettono sullo stato della scena italiana: Giorgia Cosplay, Leon Chiro, 501st Italica Garrison, Umbrella Italian Division, Ghostbusters Italia e molti altri esprimono la loro opinione attraverso approfondite interviste.
Particolare attenzione merita questo passaggio dell'intervista a Giorgia Cosplay.
Secondo alcuni amanti di comics e manga, il cosplay ha ucciso le fiere del fumetto: è innegabile che ormai siano i cosplayer e non i fumetti, la principale attrattiva di molti di questi raduni. Ti senti "colpevole"?
Mi rendo conto del punto di vista del commerciante: i cosplayer, quando sono in costume, fondamentalmente non comprano e creano solo confusione (gli spazi sono spesso angusti e noi siamo spesso ingombranti), impediscono a potenziali interessati di acquistare e creano ressa fermandosi in mezzo ai passaggi o davanti agli stand per le foto.
Non si può loro dar torto.
D'altra parte va considerato anche che i cosplayer sono innanzitutto appassionati e pertanto acquirenti loro stessi. Ergo ci sono soluzioni possibili, molto spesso dipendono dal buon senso e dalla tolleranza reciproca, che spesso difettano sia dall'una che dall'altra parte.
L'organizzazione e gli spazi perché questa pacifica convivenza sia attuabile pero' sono fondamentali.
Credo che il cosplay sia in realtà un’offerta complementare ai fumetti e al merchandising presente nei vari stand – ed in realtà ora dicono la stessa cosa degli youtuber: sono loro i “nuovi colpevoli” nell’uccidere le fiere del fumetto. Secondo me la verità è che oramai ci sono così tanti eventi, che tutte le forze si disperdono. Mi spiego. Non ho mai sentito nessun commerciante presente a Lucca Comics lamentarsi che i cosplayer “uccidano la fiera”. Perché il cosplay è parte dell’offerta “spettacolo” della kermesse, come lo sono gli ospiti canori, i comici, i panel con gli attori e tanto altro. In quest’ottica infatti tutto questo contribuisce a portare altra gente, e pertanto potenziali acquirenti anche alla fiera e agli stand stessi. Certo è che se ogni paesino, come di fatto negli ultimi anni accade, si sveglia e decide di organizzare la propria fieretta con 5 bancarelle nella piazza della città, millantando di voler diventare una seconda Lucca, le cose cambiano. I cosplayer diventano il capro espiatorio dell’inettitudine o la poca lungimiranza di chi organizza, che da una parte sa che con la gara di rito attirerà anche un buon numero di curiosi, dall’altra, non avendo praticamente offerta e nessun autore di nota, paga lo scotto per cui i suddetti curiosi si riuniscono solo ed esclusivamente per il cosplay, non avendo alcun interesse per il resto della manifestazione, rendendo così l’evento completamente autoreferenziale.
Come non concordare con quanto scritto da Giorgia Cosplay?
E voi, che ne pensate?
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