domenica 7 giugno 2015

Come imparai a non preoccuparmi e ad amare Watchmen


di Fabio Volino

Nelle nuove dinamiche da social che coinvolgono il fumetto, c'è anche l'amplificazione del passaparola. Nel Pleistocene pre-Internet, potevi consigliare un buon titolo solo alla tua cerchia di amici; oggi, chiunque può conquistarsi un proprio spazio sulla rete e dire la sua a tutti su tutto, da Watchmen a Capitan Padania (sì, esiste anche questo fumetto). Certo, ammesso e non concesso che coloro che mettono il famigerato like non si fermino al titolo del link, o alle prime parole di un post, come sembra accada nella maggioranza dei casi.





Secondo alcuni, questa proliferazione di voci della rete (alcune delle quali, inevitabilmente, non portatrici di contenuti significativi) avrebbe annullato il senso critico delle più recenti generazioni di lettori, che basano i loro acquisti e le loro letture unicamente su quello che vedono pubblicizzato o seguendo la moda del momento. Sarà così? A mio avviso è una eccessiva semplificazione, pur essendo vero il fatto che sia cambiato il modo di approcciarsi alla conoscenza di un fumetto.

Nei millemila gruppi che parlano di fumetto presenti su Facebook, roba da far impallidire la Saga del Clone dell'Uomo Ragno, due sono le domande ricorrenti. "È meglio la Marvel o la DC?" (laddove si concentrano la maggior parte degli insulti) ; "Ho sentito parlare del fumetto XY: mi consigliate l'acquisto?". Una domanda che sembra annullare qualsiasi desiderio di ricerca personale, di scoperta di un titolo o di un autore.

Nel Pleistocene di cui sopra, invece, a chi potevi chiedere consiglio? Ai tuoi amici, ad esempio, ma se a nessuno di loro piaceva leggere fumetti (sì, queste persone esistono ancora e sono tra noi)? E quindi il senso critico in buona parte dei casi dovevi formartelo da solo e lo potevi fare in un unico modo: leggendo. La sacra missione era: andare alla conoscenza di nuovi titoli e serie, provare, a volte fallire. Ognuno potrà raccontarvi le proprie esperienze e ai più giovani (non che io sia vecchio, intendiamoci) consiglio di farsi raccontare quelle esperienze, vi apriranno un mondo nuovo.

Ricordo ancora con piacere una di queste esperienze: doveva essere il 1997 e io ero quasi alla metà del mio percorso di studi universitari. Vicino all'Università di Parma che frequentavo aprì una fumetteria, la cui esistenza durò quanto il battito di ali di una farfalla, e durante una delle mie visite a questa fumetteria incappai in un curioso volume. Era immenso, conteneva un numero spropositato di pagine, non avevo mai visto un tomo così poderoso fino a quel momento ed ero certo che sarebbe rimasto un pezzo unico (ah, l'ingenuità di allora!). Guardai subito il prezzo e trasalii: ben 45.000 Lire! Sembrava essere una buona ragione per andarsene, ma qualcosa mi convinse ad indagare più a fondo. Osservai il retrocopertina dove c'erano brevi biografie degli autori, che non conoscevo, lo rigirai e mi trovai di fronte ad una immagine di vetri color rosa infranti e macchiati di sangue, con una spilla sorridente insanguinata che calamitava la tua attenzione. Poi infine aprii alcune pagine a caso.

Ne rimasi all'istante conquistato: la costruzione delle tavole era qualcosa di pazzesco, che non avevo mai visto prima, e i colori apparivano così vivi e intensi. Un paio di personaggi avevano uno strano aspetto e anche quello mi colpì in maniera favorevole. E così, circa un minuto dopo aver posato gli occhi su quel volume, presi la mia decisione: l'avrei acquistato. 45.000 Lire? Le avevo giusto in tasca, per dire come il destino ci aveva messo del suo. E promisi anche a me stesso che non avrei comunque più acquistato nessun altro fumetto a prezzi così alti (ah, la beata ingenuità di allora!).

Tornai a casa e iniziai a leggere quel volume. Ci misi due giorni buoni. Qualcosa mi sfuggì nel quadro generale, suppongo più di qualcosa, ma l'impatto anche dal punto di vista della sceneggiatura fu devastante e imprevisto. Avevo provato, avevo rischiato, non avevo fallito: un (presunto) senso critico si stava formando nella mia mente.


Se non fosse ancora chiaro (ma l'abbiamo specificato nel titolo), quel volume era Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, l'edizione era quella Play Press curata da Marco Rufoloni. La conservo ancora con affetto e ogni tanto la risfoglio (diversamente da altri volumi Play Press, non si è scollato). Si potrebbe giustamente ribattere che è facile andare a colpo sicuro con Watchmen, ma qui forse non potete capire l'atmosfera di allora, dove ogni titolo (sì, persino Watchmen) rappresentava una incognita. Dove ogni pagina era una continua scoperta e nessuno ti avrebbe mai rivelato l'identità segreta del misterioso eroe o criminale togliendoti parte del piacere della lettura. Dove, sì, a volte ti ritrovavi a leggere una vera ciofeca, ma in mezzo a tutti gli altri buoni fumetti che compravi alla fine eri felice di aver investito bene i tuoi soldi.

Dove potevi trovare la magia ovunque, anche in una fumetteria la cui esistenza sarebbe durata quanto il battito di ali di una farfalla.

8 commenti:

  1. 1997, sfolgio in fuemtteria un manga che mi colpì per la sua crudeltà, per le sue scene veraemtne violente. era berserk, se non ricordo male il numero 3.
    dopo qualche mese cominciai a leggerlo e... sto ancora aspettando il finale! -ma questa è un'altra storia :)-

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    1. il suddetto manga lo sfogliavo, non "sfolgiavo"!

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    2. da quello che racconta chi scrive... dovrebbe aver chiuso :)

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  2. Il piacere della scoperta del Nuovo è impareggiabile. Peccato che non ho più una fumetteria in cui andare, ordinare su internet non ha lo stesso feeling dello sfogliare il cartaceo mentre si decide se ne vale la pena o no. Gli acquisti su internet sono troppo ponderati e dilatati. Prima, se mi girava di comprare qualcosa, uscivo di casa e la prendevo trasportato dall'impeto. Adesso devo trovare il sito su cui comprarla (Amazon non ha tutto, in ambito fumettistico), caricare la carta, fare l'ordine e attendere l'arrivo...

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    1. hai perfettamente ragione.
      prova il ns sito e i ns servizi: non sono come sfogliare, assolutamente. ma sono meno gelidi di amazon.

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  3. Si però è un po' diverso gettarsi alla scoperta quando si è neofiti rispetto a quando si diventa esperti.
    In quel momento avevi davanti a te un mare ricco di pesci da pescare (non conoscevi Moore!) e credo che sarebbe bastato gettare l'amo che qualcosa di grosso avrebbe abboccato subito.
    Ma poi, dopo che i vari capolavori son stati già letti e si conosce sempre di più il genere diventa difficile imbattersi in qualcosa di sbalorditivo semplicemente cercando in modo un po' casuale.

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  4. Io sono ritornato ai miei amati eroi DC proprio perché incuriosito da una pagina doppia con almeno un centinaio di eroi per me assolutamente sconosciuti. Seguendo le edizioni Cenisio conoscevo una cinquantina di personaggi a malapena !
    Non potevo resistere, dovevo conoscere tutti visto che in Italia la DC era stata presentata a malapena al 10%.
    Da allora (era il 1986) non ho più smesso di seguire il mercato degli originali tra gli alti e i bassi della qualità artistica.

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