Era al Palazzetto, fuori dalle mura della città.
Cresceva di anno in anno, finendo per occupare, con diversi padiglioni, una zona enorme.
Ma la situazione era problematica: pioveva e c'era fango dappertutto.
Ricordo gli ingressi calmierati, le persone facevano la fila sotto la pioggia, per sentirsi poi dire che non potevano entrare.
Poi, la genialata: spostarla DENTRO le mura, essenzialmente per far contenti i commercianti della città, che non guadagnavano abbastanza da una manifestazione fuori dal centro...
Ricordo ancora i commenti negativi: "non funzionerà". "La logistica è terribile". "Non ha futuro".
Entrare col furgone dentro la città, sbagliare strada, girarsi e ripartire sotto lo sguardo dei passanti che commentavano. Fu quasi drammatico.
Un gruppo di appassionati festeggia l'ennesima presenza a Lucca Comics |
Ma la fiera esplose.
Nel giro di poche edizioni, gli ingressi triplicarono.
Le domande degli espositori crescevano di numero, più degli spazi. Molti venivano esclusi.
Cominciarono ad interessarsi i grandi marchi, mentre gli editori importanti non si accontentavano più di un solo stand. La fiera, che all'inizio occupava la zona della città più vicina alla stazione, iniziò ad allargarsi in tutta la città.
I prezzi salivano per tutto: dalle case, al cibo e alla logistica, soprattutto degli stand.
In meno di dieci anni, tutto era raddoppiato.
Parecchi espositori "privati" erano stati esclusi, altri, storici, si chiamavano fuori: costi insostenibili, rischi elevati, anche se gli incassi erano buoni.
Nel frattempo, editori e produttori di gadgets, guadagnavano sempre più: quella che all'inizio era una ottima fiera, diventava un'orgia di bancali venduti. Con tutto quello che ne consegue, almeno per la mia realtà.
Ma a questo punto, è già impossibile tornare indietro: siamo a quattro o cinque anni fa, e il futuro è già deciso. Sempre più grandi espositori e realtà, sempre meno piccoli e negozianti: questi ultimi non possono permettersi di spendere cifre folli per gli stand, aggiungendo dipendenti, costi extra e vitto e alloggio. Paradossalmente va meglio ai privati, che non hanno gran parte di queste voci di spesa, tasse incluse...
Nel frattempo i commercianti lucchesi, i proprietari di fondi da affittare e tutti quelli che lucrano sulla manifestazione, sono sempre più avidi e ovviamente non hanno interesse ad abbassare i prezzi. Idem Comune e Lucca Comics, che poi sono la stessa cosa: in questo quadro nasce la protesta di Lucca Crea.
E, per quello che ci interessa, ovvero il mondo del fumetto, in questo contesto si è rafforzato il problema delle "anteprime da fiera", che sono sempre esistite ed hanno creato problemi ai negozianti in ogni epoca, ma che negli ultimi anni hanno passato davvero il segno.
Abbiamo segnalato alcuni casi qui, qui e qui: ma durante i giorni della manifestazione sono emersi - come prevedibile - segnali di una ingordigia preoccupante da parte di alcuni editori, come Bonelli: una bulimia da incassi da fiera, che ha avuto una escalation impensabile in pochissimi anni. Si è passati dal non distribuirsi per nulla in fumetteria, come in fiera, al portare decine e decine di bancali di novità a Lucca Comics, con file lunghissime anche solo per comprare, e centinaia di persone che uscivano con pile di albi e costosissime variant (69 euro per un volume da 200 pagine!).
Il tutto solo in nome del guadagno fine a se stesso.
Attenzione: lo specifico sempre, perché a leggere male si fa subito. Non è un problema "il guadagno", sono un commerciante e lo capisco bene: gli editori non campano - come molti pretendono - di passione. Ma la "Lucca" attuale è utile fine a sé: che danneggia clienti e distribuzione, senza produrre nulla. Un po' come il discorso di "Lucca Crepa": ci deve essere un etica, un idea di impresa che non macina tutto e tutti solo per produrre utili. La produttività, le vendite: non può essere sempre tutto in crescita, in aumento.
Lo si vede dalle fatture che arrivano in questi giorni ai negozi: mediamente il doppio dei mesi precedenti. Con difficoltà notevoli nell'avere arretrati o possibilità di comunicazione diretta coi propri fornitori, che per settimane - impegnati per Lucca - non ti danno ascolto o rimandano tutto a dopo la manifestazione.
Insomma: non è un lamentarsi "da commercianti", qualunquista e fine a se stesso.
I problemi che Lucca Comics genera per chi lavora nel settore, sono notevoli, e aumentano di anno in anno, e fanno si che il cliente si abitui a prendere tutto in fiera. Incomprensibilmente - per il sottoscritto e molti altri, visto che si affrontano costi immediati, senza dilazioni e sconti come nei negozi, pioggia e possibilità di rovinare materiale da collezione - ci sono persone che vivono per questo evento. Tralascio il discorso variant solo da fiera e file per autori: lì ci può essere un altro senso.
Ma tutte queste persone passano dall'esser appassionate di "fumetto" a fan "di Lucca Comics".
Il che è un vero peccato: perché in questo modo il guadagno degli editori non va nella catena distributiva, ma a Lucca, che diventa un partner commerciale come le fumetterie o Amazon.
Quella che è la differenza tra la prima e i secondi, se non la vedono loro, allora la situazione è davvero grave.
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