venerdì 8 agosto 2014

Si: è importante ordinare i fumetti in fumetteria.



Interessante perché, al di là del concordare o meno coi singoli post (l'abbiamo già fatto), parla di argomenti non facili, sollevando punti di discussione che sarebbe bello veder affrontati, di quando in quando, anche dall'informazione fumettistica "ufficiale", che sempre più spesso latita in approfondimenti quanto sa essere puntuale in facili news copincollate...

Anche perché, riscontri personali alla mano, non è vero che ai clienti, alle persone, questi approfondimenti non interessino. Anzi.

Il pezzo, per chi volesse leggerlo, è qui, e parla dell'importanza di ordinare i fumetti in fumetteria.
Ma dice una cosa incompleta, ed una verità "economica" che, per me, non è tale.

Ora vi spiego.



Prima questione:
Le fumetterie sono costrette a smaltire tutto ciò che ordinano. Diversamente da edicolanti e librai generalisti, non possono rendere gli invenduti. Pertanto, ogni mese, quando ordinano le novità, si basano su ciò che i clienti, consultando i cataloghi dei distributori, hanno già prenotato. La crisi economica e la concorrenza di altri operatori commerciali ha fatto sì che ormai, fatti salvi i prodotti più popolari, le fumetterie di molti titoli ordinano solo le copie che qualche cliente ha già prenotato.
Quindi, chi passa per la prima volta in una fumetteria, anche grossa, anche fornita e con una buona clientela, rischia di non vedere sugli scaffali una selezione rappresentativa delle novità del periodo, che si trovano invece nelle “caselle” dei clienti abituali, i cosiddetti “abbonati”.
 

Problema di fondo: innanzitutto, non è detto che, chi prenota, compri.
Sembra banale, ma non lo è.
Poi, tu libraio, fai pure contratti, chiedi pure anticipi. Sembra facile spiegare queste necessità, e come conseguenza, di fronte ad un inadempimento, fare una causa di quattro o cinque anni, se va bene, o provare a coprire con una caparra di dieci euro un buco di duecento lasciati in casella.

Altri strumenti non ce ne sono: avere prenotazioni è un arma a doppio taglio.

Detto questo, che era comunque necessario puntualizzare, il problema non è comprare "la copia" da esporre. Perché la stragrande maggioranza dei negozianti prende materiale in più, oltre alle prenotazioni, altrimenti avrebbe senso avere un negozio di due metri quadrati, ed un retro di venti, per le caselle...

Il fatto, poi, è: se tu la vendi, quella copia in più, e la riordini subito... e ci mette UN mese a tornarti dal distributore esclusivista di quell'editore... mi viene da dire:
1-ora, la venderai, quella copia?
2-Se succede... in quel mese, quante altre ne avresti potute dare via?
3-Se non succede... magari perché è passato l'effetto novità... la prossima volta, farai questo investimento?
(NB: UNA copia non è un investimento. UNA copia - almeno - di tutto quello che esce, si...)

E qui i limiti di tutto un sistema, appunto, fallace in quanto basato sui cataloghi, sulle prenotazioni con due-tre-sei mesi di anticipo, che una volta fatte, non puoi generalmente modificare.

Se le fumetterie avessero il reso... Sarà la solita tiritera, ma pensiamoci un attimo.
Recentemente, ho venduto benissimo uno specifico volume, soprattutto su internet.
Avevo quindici prenotazioni, ne ho ordinate venti copie, che sarebbero comunque bastate per il negozio.
Nelle successive quattro o cinque settimane, invece, ne ho prese continuamente, e continuamente ne vendevo.

Ogni volta non mi sbilanciavo negli ordini, per paura di rimanere con l'invenduto, ed ho avuto fortuna che il distributore fosse sempre rifornito.
Ma, alla fine, ho venduto - ad oggi - quasi CINQUANTA COPIE di un albo del quale avevo QUINDICI prenotazioni. Io ho lavorato bene, editore e distributore idem.

Ma vi rendete conto di quanto è fragile questa catena, basata sulla buona volontà?
Ora, sotto ferragosto, ipotizzo di fare altre vendite, ma per due settimane non avrò rifornimenti.
Col reso, avrei preso da subito una cinquantina di copie.

Ma, evidentemente, e comodamente, il sistema non lo vuole.
Una vita fa spiegai perfettamente - dal mio punto di vista, ovvio - come il reso cambia la vita...


Seconda questione, sempre dal blog Bao:
Io sono fortemente convinto che il modello economico basato sugli ordini dai cataloghi da parte dei singoli clienti sia superato. Soprattutto il catalogo del distributore come strumento di informazione ha fatto il suo tempo, è un anacronismo, non me ne vogliano le persone che passano il mese a confezionarlo (conto almeno un Amico con la A maiuscola tra quelle persone. Ciao, Max). Con BAO abbiamo imparato a fare informazione in modo più diretto e incisivo, ma il punto è che gli stimoli che diamo al pubblico devono arrivare al bancone della fumetteria. Per un motivo molto semplice: nessun libraio deciderà di ordinare improvvisamente più fumetti perché visitato dallo Spirito Santo e il business delle fumetterie non crescerà mai se non si supera la pavidità di questo periodo, che è pienamente giustificata, ma deve finire presto, prima che il sistema si spezzi del tutto. Storicamente, si esce dai periodi di recessione economica solo facendo investimenti. Noi editori gli investimenti li stiamo facendo. A voi i nostri libri interessano. In mezzo, tra noi e voi, ci sono una struttura distributiva e le fumetterie. Mi farebbe piacere che ci aiutaste a far capire anche a questi signori che ciò che produciamo vi interessa. Si genererebbe un movimento virtuoso che renderebbe molto più fluido ed efficiente il sistema sul quale questo mercato si regge.
Lo so, è un sistema perverso e malato, non è compito vostro assicurarvi che i commercianti abbiano una vasta selezione di articoli da vendere, ma di questi tempi rischiare è difficile, per alcuni improponibile, per cui se non trovate in fumetteria tutto ciò che vorreste è anche colpa vostra, perché non avete fatto capire in modo inequivocabile a chi la gestisce che lo volete.

Concordo perfettamente su quanto detto rispetto ai cataloghi. E Bao è un editore che investe molto, moltissimo - e si vede - in pubblicità dei propri prodotti.

Ma su un'altra cosa, quella in grassetto, mi permetto di dissentire.
Dai periodi di recessione, si esce con gli investimenti... se hai i soldi!
Se PUOI investire, se hai le spalle larghe, ne esci, perché trovi terreno più fertile per investire.

Se i soldi non li hai, e non puoi ottenerli tramite il reso (come appunto spiegavo), cosa puoi fare? Prendere un prestito, in un momento come questo, ovvero indebitarti?

Oppure, forse, è più saggio NON investire. Ovvero: tagliare i costi inutili, gli ordini inutili, tutto quello che non serve strettamente a raggiungere l'unico obiettivo vero che una impresa può avere, ovvero stare a galla e produrre utili.
Perché continuare a comprare cose che non si vendono, e che si accumulano, riordinare tutto quello che finisce, senza discriminazione, ti porta solo a incrementare il magazzino, pagare più costi di gestione, e più tasse.

E non è questo il momento per rischiare a vuoto, perché già avere una attività è di per se un bell'azzardo.

3 commenti:

  1. Condivido al 100%!

    Io penso che gli editori e i distributori di fumetti NON VOGLIANO il reso perché se si adottasse il conto vendita l'attuale sistema editoriale del fumetto in Italia collasserebbe. C'è troppa offerta di fumetti (e troppi editori!) che non interessano quasi a nessuno e con il sistema attuale gli editori scaricano la patata bollente dell'invenduto sulle spalle delle fumetterie.

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    1. fermo restando che il reso non è il conto vendita, senza introdurlo, secondo me, si allungano solo i tempi del fallimento. Questo sistema, così, non può continuare a reggersi...

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    2. Ehm... sì, ho fatto un po' di confusione tra le due cose... :)))

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