sabato 26 aprile 2014

Dylan Dog: 30 centesimi di polemiche


Aumenta il prezzo di Dylan Dog.
Da 2,90 a 3,20 euro.

L'ultimo aumento avvenne esattamente due anni fa, e fu di 20 centesimi.
Stavolta, ben 30 (circa il 10%) tutti in una botta.

Qui trovate un servizio completo, ben scritto e circostanziato, con dettagli e polemiche assortite.

Dico la mia.



Se un editore aumenta il prezzo ha i suoi motivi.
O, meglio: se un "produttore" alza il prezzo, o è un approfittatore, o ha delle ragioni precise e fondate.

Nel primo caso, lo farà per lucrare oltremodo. Ed ingiustamente.
Dylan Dog vende, vende talmente tanto, che alzo il prezzo, senza motivo alcuno, se non quello di aumentare il mio guadagno.
Non mi sembra, francamente, il caso.

Seconda ipotesi: l'editore vede assottigliarsi il suo margine. Magari i costi aumentano, e le entrate diminuiscono. Ci sta tutto: da un lato tasse, materie prime, costo del lavoro, che sicuramente non sono più economici di dieci anni fa, dall'altro le vendite (e quindi il ricavato) che sono in costante diminuzione.
E poi, è anche una questione di "educazione": chi vende fa il prezzo.
Chi vende conosce i propri costi, sa quanto ricava. E lui che produce il bene in questione, è lui che lo vende, quindi lui FA il prezzo.

Ma, su questi argomenti, la Bonelli sconta un peccato originale: quello di aver puntato sempre e solo sul fumetto "popolare", ovvero a basso prezzo. Ormai, gli albi prodotti non sono al livello di decenni fa. Hanno una cura migliore, sono edizioni meno soggette ai danni dovuti al trascorrere del tempo. Ci lavorano decine di persone, dalla redazione al letterista, passando per coloristi, revisori, supervisori.
Non si tratta più di "giornaletti", quanto di veri e propri "libri", con l'unica variante della periodicità.

Ma Bonelli continua a sfornare albi a prezzo popolarissimo: in nessuna altra realtà fumettistica al mondo, forse, si possono trovare cento, e talvolta anche più, pagine, a meno di tre euro.
Inutile, forse è vero, fare paragoni con gli altri mercati... ma la realtà rimane quella.

Però è anche vero che, se abitui i lettori a pagare poco, questi continueranno a pretenderlo.
Ricordo tempo fa, un lettore in negozio che si lamentava del fatto che i prezzi dei fumetti fossero alti.
Effettivamente, gli risposi che non aveva torto, e che negli ultimi anni c'era stato un discreto aumento. Come per tutto, del resto.
Dopo un po', mentre parlavamo, ebbi l'idea di chiedergli cosa leggesse.
"Dylan Dog", rispose.

Questo è il problema: la mancanza di cultura del fumetto. Che si traduce, poi, in maleducazione, pretese assurde, quando non in insulti.
E, forse, questo può essere il momento per una piccola svolta "educativa". Far capire al lettore, al fan, che fare fumetti è un lavoro, che il "libro a fumetti" ha la dignità di un prodotto culturale, che c'è un lato commerciale che va rispettato.
E le prese di posizione degli autori dell'Indagatore dell'Incubo, mi sembra, vanno in questo senso.



Una "nota" finale. In tutto questo, è ancora assurdo che i fumetti Bonelli non si trovino massicciamente in fumetteria. Assurdo.
Da quando, qualche anno fa, Pan Distribuzione annunciò la "liberalizzazione" degli arretrati Bonelli, ma con sei mesi di ritardo (ovvero: tutti gli albi dell'editore milanese sarebbero stati disponibili nelle librerie specializzate, ma sei mesi dopo l'uscita in edicola), le cose non sono assolutamente cambiate. Al di là del discorso culturale di cui sopra - trovare i fumetti nelle librerie specializzate è cosa ben diversa che prenderli in edicola - e al di là anche degli impegni economici ed organizzativi che le fumetterie si prendono nell'organizzare incontri ed eventi con gli autori bonelliani, mi chiedo se sia possibile, per un editore in continua emorragia di lettori, rinunciare alle poche, ma certe, copie che si venderebbero in questo circuito. Anche qui, magari, i tempi sono più che maturi per un cambiamento...

1 commento:

  1. Ottimo post, concordo praticamente tutto. Soprattutto sulla assurda e sempre piu incomprensibile ( al limite dell'ottusità ) mancanza costante e massiccia del catalogo Bonelli ( compresi arretrati ) dalle Fumetterie, ormai capillarmente presenti ovunque. Un autogol difficilmente comprensibile.

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