mercoledì 15 luglio 2015

Tutto Quella Notte: l'importanza di un semplice Otoscopio

Non si parla di fumetti, una volta tanto.
Ma di bambini malati, padri coraggiosi. E fatti che costituiscono un (lieve ma seccante) caso che - visto quello che succede altrove - sarebbe eccessivo chiamare malasanità, ma che possiamo definire "buffasanità"!

Tutto finito bene, ci mancherebbe!


Tutto inizia verso ora di cena. Noto che Lorenzo, il più piccolo della cucciolata con appena un anno ed un paio di settimane alle spalle, "strano" da un paio di giorni e con qualche linea di febbre dal pomeriggio, ha uno cerume sospetto nell'orecchio destro. "Sospetto" perché accumulatosi in poche ore, e perché il proprietario dell'orecchio proprio non voleva farsi toccare in quel punto...

Siamo a casa della nonna: prelevo lui e la sorella, deposito quest'ultima a casa, e mi precipito alla Guardia Medica.

Premessa: non sono uno fissato con le malattie, ricordo a malapena le medicine che prendo oggi. Se ne ho prese di diverse ieri, fatico a rammentare il nome. E non sono apprensivo: per nulla e nessuno, sia che si tratti di me, che degli altri.

Ma quando hai un figlio di un anno, e ti rendi conto che sta soffrendo (anche e soprattutto se non parla), cambi un po' prospettiva.

Arriviamo alla Guardia Medica, la stessa dove, qualche mese fa, una dottoressa visitò mia figlia per lo stesso problema e... se non fosse stato per mia moglie, le avrebbe controllato solo UN orecchio. La stessa dove minimizzano sempre tutto, e dove mai, ma MAI e poi MAI, è possibile trovare un medico che venga a casa: meglio portare un figlio con la febbre alta, in pieno inverno, in giro per la città!

Al grido di "dottore, chiami un dottore!", come Maccio Capatonda, entriamo.
Non c'è nessuno, in attesa, tranne un signore che deve chiedere una ricetta.
Ma quei dieci minuti li aspettiamo ugualmente.
Al freddo dell'aria condizionata.

Arriva il dottore: per gentilezza e rispetto, dirò solo che cadeva a pezzi, senza entrare nel dettaglio.
Ma "a pezzi" letteralmente.

Fa storie al signore per la ricetta: "Dovete accorgervi di quando finiscono le medicine PRIMA che succeda... e chiederle al curante!"
Questo, almeno, capisco da quello che dice.
Dopo alcuni improperi, gli scrive la ricetta.
Poi chiama noi.

Manco guarda il paziente ("dottore, chiami un dottore!"): gli dico delle secrezioni, e lui mi risponde che quelle dell'otite sono solide, non sembrano cerume.
Gli chiedo di dargli un'occhiata e... colpo di scena: NON HA L'OTOSCOPIO.

Ovvero questo...

Sorvolo, e me ne vado.
Ricarico il cucciolo in auto, e rotta verso casa
D'altronde, lui ha escluso che sia otite per il tipo di secrezione. Che... non ha neanche visto!

Rigiro l'auto. Chiamo il reparto di Pediatria dell'Ospedale - ho il numero in rubrica - e chiedo quale è l'iter, a quell'ora: "Deve passare dal Pronto Soccorso".
Bene: ricordo alcuni precedenti non proprio esaltanti, tra i quali questo che vi ho raccontato.
Stringo i denti e vado.

E mi va bene, niente da dire: neanche il tempo di dire "dottore, chiami un dottore!", che passo dal portiere, al triage, e quindi al medico di guardia che ci manda al reparto.
Si passa da un freddo polare del Pronto Soccorso - col dottore vestito di un solo camice che starnutiva... ma tipo regolare l'aria condizionata? - al caldo asfissiante dei reparti.
Sbalzi che fanno benissimo a chi, ovviamente, sta già male di suo.

Lorenzo, va detto, è eroico.
Gioca per una ventina di minuti con un depliant preso al triage.
Non piange mai, fino a quando il dottore non gli mette le mani addosso.

Il che accade dopo quasi un'ora di attesa.
Ora che iniziamo in piedi a giocare col depliant, e finiamo in braccio a cercare di staccare dalle pareti di Pediatria i disegni dei bambini...
Ad un certo punto, mi indica la finestra: ci avviciniamo, e fa per buttarsi. Capisco che è arrivato al limite e mi sta velatamente suggerendo di andarcene...

Arriva il dottore. Per fortuna. Prima visita una urgenza, poi "noi".
Scrupolosissimo. Lentissimo. Mi ricorda Verdone che faceva Furio: quando Lorenzo prova a impedirgli di usare lo stetoscopio sulla sua schiena, mi chiede di mettere il suo braccio, per bloccarlo, nel "cavo ascellare"!
("Dottore, chiami un dottore!")


Arriva il momento di guardare le orecchie.
Esce a prendere l'otoscopio: torna con l'infermiera: colpo di scena... non sanno se hanno le pile!
("DOTTORE... CHIAMI UN DOTTORE!")

Le trovano. Uff!
Mi ricordo, sorridendo, che gli otoscopi glieli abbiamo regalati anni fa, con una delle prime beneficenze di Narnia Fumetto...

Come diceva quel pirla di papà: otite.
Finisce la visita.
In soli venti- venticinque minuti di attesa, abbiamo la prescrizione.

Riattraversiamo tutto l'ospedale, per chiudere l'iter burocratico, e sapere dove e a che ora dobbiamo presentarci, la mattina dopo, dall'otorino - come da ordini di Furio - per il controllo.

Altri venti-trenta minuti di attesa, col piccolo che ormai mi dorme in braccio, dopo aver pianto per gran parte della visita e durante l'attesa successiva, ed il papà che cerca, nel corridoio, in piedi, di trovare la miglior posizione per evitare l'aria condizionata, che in alcuni punti è micidiale.

Una gentile infermiera, presa a pietà, entra dal dottore per velocizzare il tutto, anche perché stavamo aspettando solo per motivi burocratici.

Finalmente ci cacciano: prendiamo l'auto, attraversiamo la città per arrivare alla farmacia di turno.
Preleviamo quanto necessario e torniamo a casa: in sole tre ore, abbiamo gli strumenti per risolvere il problema. E dire che abitiamo a due km dall'ospedale.

Alla fine, poteva andare peggio...


Il mio giudizio sulla sanità italiana rimane lo stesso: da paziente, sia per cose importanti, che per delle stupidaggini, hai più da preoccuparti per la burocrazia, per la competenza dei dottori, per l'integrità di ospedali e mezzi di cura, che per la malattia stessa...

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