Mi trovavo a Padova.
Alla stazione, per l'esattezza.
E stavo tornando a casa.
Per il viaggio, due giorni, mi ero portato solo un volume di Scalped, uno di Rachel Rising, un Dragonero e la bella raccolta che Lion aveva fatto delle ultime storie di Hellblazer di Ennis.
Effettivamente, poca roba. Ma, essendo reduce da una settimanaccia a livello fisico, pensavo che sarei riuscito a lavoricchiare un po', sul treno. E, magari, come bonus a dormire.
Invece no: impossibile lavorare sui treni italiani. Connessione a singhiozzo, posti scomodi (tavolinetto che, aperto, non è in piano!)... insomma, nulla da fare.
Ma dormire, si. E leggere pure.
Morale: mi ritrovavo con solo mezzo Rachel Rising per tre ore di viaggio.
Dovevo rifornirmi.
In edicola, vedo Tex: Alaska. Anche se mi sembra di averlo, mi fido della novità e non mi accorgo che non è che una riproposta del MaxiTex (alquanto noioso) di alcuni anni fa. Lo prendo, anche per via della bella placca di latta che - lo scopro in quel momento - la Bonelli pare aver allegato alle uscite texiane del mese. Uscendo dall'edicola, mi viene il dubbio: è riprezzato, non può essere "nuovo".
Torno indietro, e lo cambio con due cose meno corpose (un peccato: il Maxi, trecento e passa pagine, è proprio da viaggio): gli ultimi usciti de Le Storie - del quale riparleremo - e Dylan Dog.
Leggo prima quest'ultimo. E mi piace. Molto.
Mi viene in mente che non ho toccato per nulla, su questo blog, l'argomento "rilancio di Dylan Dog".
Essenzialmente per due motivi.
Il primo, è che non sono mai stato un fan della serie. Ho letto gran parte delle storie classiche, mi sono anche piaciute, ma non ho mai sopportato il personaggio: gli preferivo gente più tosta e decisa, come Tex o Martin Mystère. Come Nathan Never, solo per restare in ambito italiano.
Il secondo è che... generalmente "uso" il blog anche a fini promozionali per il materiale che vendo.
Francamente, recensire albi Bonelli, che non si distribuisce - di fatto - nelle librerie specializzate, mi sa quasi una perdita di tempo. Come a dire: se l'editore non ci tiene, ad essere nel mio negozio, perché dovrei usare del mio tempo per spingere i suoi prodotti?
Cosa che, poi, di fatto spesso faccio, in nome del buon fumetto e nella logica di agevolare i clienti... ma in ogni caso cerco di essere coerente con la politica dell'editore milanese.
Se siete ancora qui dopo il lungo preambolo, siete dei coraggiosi.
O dei curiosi.
Dylan Dog 346,"... E Cenere Tornerai", uscito a fine giugno 2015, è scritto da Paola Barbato e disegnato dai fratelli Raul e Gianluca Cestaro. Cover, al solito, di Angelo Stano. La storia: l'Indagatore dell'Incubo viene sfrattato dalla storica casa di Craven Road. In una spirale di depressione, attacchi di paranoia e manie di persecuzione, il protagonista cade sempre più in basso, finendo a vivere con un gruppo di senzatetto in una comunità. Storia lineare, senza fronzoli, ben ideata e gestita, che si traduce in un albo piacevole e ben scritto, senza giri di parole, senza un banale e scontato indugiare sulla condizione dei senzatetto, senza moralismi o tentativi di fare la morale. La scrittrice fa muovere bene i personaggi, entro i confini del proprio ruolo. Agghiacciante - per i prossimi svolgimenti della serie - il colpo di scena finale, che comunque ben si potrebbe spiegare senza ricorrere ad astruse idee di complotto. Ma sappiamo benissimo che il futuro della serie giocherà anche su quello.
Da urlo i disegni dei fratelli Cestaro.
Li conosco da anni, li apprezzo da sempre: molte delle tavole di questo numero, entrano di diritto nella classifica di quelle più belle dell'intera serie. L'efficacia di alcune sequenze, come quella dell'incendio o quella con Michonne, per non parlare della splash page con Dylan Dog che fugge dai freak del circo, aumentano il valore specifico della storia. Ma non c'è da stupirsi: questa serie ha avuto sempre uno staff grafico di primo livello, e quello attuale non ha nulla da invidiare a quello dei primi anni. Anzi, forse, nella media, è persino superiore.
In sintesi, una ottima lettura, leggera e sostanziosa allo stesso tempo.
Qualche riga sopra, parlavo del fatto che non era poi così utile per una fumetteria promuovere il materiale Bonelli, visto che questo editore non si distribuisce nel circuito librario.
Molte cose dovevano cambiare, come annunciato quasi un anno fa, ma ancora nulla si è visto.
Questo, mi ha portato però a fare una riflessione.
Recentemente, durante un evento in negozio, si parlava di quanto poco materiale italiano si vedesse pubblicato all'estero: di quante poche "storie" esportassimo. Certo: di talenti italiani, in giro per il mondo, ce ne sono a iosa. Tutti o quasi disegnatori, ma davvero tanti: Marvel, DC, Francia.
Ma di albi a fumetti, se vai all'estero e giri in libreria, vedi davvero davvero poco.
Triste: un paese che non esporta, si avvia alla morte commerciale, e quindi culturale.
Ma rigirando il discorso, siamo nell'assurdo più totale: girando nelle fumetterie e nei caotici angoli dedicati al fumetto delle librerie italiane, quanto fumetto made in italy si vede? Poco: pochissimo. Tanto tanto manga. Tanti tanti supereroi. Un po' di volumi di altro genere, e qua e là qualche prodotto del nostro paese: Panini Comics, che si è svegliata da poco e ci sta investendo. Un po' di Disney. I cartonati Mondadori, Lizard e Bao dedicati a personaggi Bonelli, ma sono quasi solo Dylan Dog e Tex, e comunque tutte ristampe. Poi Tunue, Bao, Shockdom. Anche altri. Ma poca roba, rispetto al totale.
Secondo voi, questo, è sintomo di buona salute?
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