sabato 26 gennaio 2019

Quando Jonathan Steele passò da Bonelli a Star Comics: intervista a Federico Memola

Appena qualche giorno fa, siamo stati colpiti da una brutta notizia: Mercurio Loi chiude.
"Era nell'aria", diranno in molti: ma è facile fare le Cassandre con una serie che ha avuto difficoltà di vendita fin dall'inizio. In realtà, il personaggio di Bilotta ci ha colpiti da subito per umanità e tridimensionalità: ci siamo appassionati alle sue avventure - come Antani Comics ne abbiamo anche venduti centinaia e centinaia, fidelizzando molti clienti - e ora già ci manca.

In attesa che il 23 marzo, qui a Terni, Bilotta ci racconti come nasce la morte (?) di Mercurio Loi presentando il sedicesimo e ultimo albo, ripercorriamo la storia con Federico Memola, creatore di Jonathan Steele, il caso più eclatante di personaggio passato da Bonelli a un altro editore (Star Comics) mantenendo le vendite e riuscendo a durare anche svariati anni.




Era il 2004: magari quindici anni dopo la storia si può ripetere...


Jonathan Steele: 64 numeri con Bonelli. Chiude.
Riapre il mese dopo con Star Comics: 53 albi più speciali e spin-off.
Ci racconti un po' la storia tu che ne sei stato il creatore?

Federico Memola: La storia è persino banale: in quel periodo la Bonelli decise di chiudere varie testate che vendevano fra le 23.000 e le 25.000 copie (all'epoca ritenuta la soglia di sopravvivenza... Altri tempi!) e fra quelle c'era anche Jonathan Steele. La mia prospettiva era quella di di continuare a scrivere per altre testate della casa editrice, ma poi Decio Canzio mi comunicò che erano giunte ben due richieste di contatto da altrettante case editrici per mandare avanti la testata: una da parte di Renzo Barbieri e l'altra dalla Panini. Mentre le stavo valutando, a Cartoomics del 2004 si fecero vivi allo stand Bonelli Ade Capone e Sergio Cavallerin che letteralmente mi prelevarono e mi proposero di pubblicare Jonathan Steele in Star Comics. Quella della Star fu la proposta più concreta, probabilmente forte della sua esperienza in questo genere di pubblicazioni, e così fu quella che accettai.


All'epoca Bonelli agevolò il passaggio di consegne?

Assolutamente sì, anzi spinse perché accettassi, eliminando dal mio contrattola clausola che mi costringeva ad attendere un periodo di tempo prima di poter pubblicare il personaggio con altri editori. Sergio diceva sempre che non si sentiva in sintonia con le storie che scrivevo, ma che vedeva che erano scritte bene, quindi era contento che la serie proseguisse.


Come cambiarono le vendite nel tempo?

Per un certo periodo si mantennero sui livelli della Bonelli. Poi ci fu un calo, temo dovuto anche al fatto che lavoravamo molto, troppo di fretta, e la qualità in qualche modo ne risentiva, facendo storcere il naso ai lettori abituati alla qualità delle testate Bonelli.


Ti sei pentito di questa scelta?

Sì. Avrei dovuto insistere per avere tempi di lavorazione più lunghi e poter curare di più la lavorazione, come in Bonelli. Ma già i sei mesi di margine (e quindi di programmazione delle uscite) che avevo ottenuto erano stati una conquista rispetto ai tre/quattro che mi erano stati prospettati all'inizio, quindi pensai che fosse un compromesso accettabile. Madornale errore.


Pensi che una serie come Mercurio Loi sia da continuare? La vedi con altri editori?

Più che con altri editori, lo vedo come un prodotto raffinato da libreria, in edizioni di lusso. Ci sono molti motivi concomitanti per cui le vendite in edicola sono calate drasticamente e drammaticamente negli ultimi anni, ma sono certo che uno di questi è che il fumetto seriale bonelliano abbia un po' perso la sua anima "popolare", una semplicità di fondo che non impedisce di scrivere storie interessanti e appassionanti, ma che non dimentica nemmeno quello che era il suo punto di forza: l'universalità. Una volta gli albi Bonelli erano letti da tutti: ragazzi, adulti, intellettuali, persone meno istruite e tutti trovavano un livello di lettura con cui entrare in sintonia. Oggi mi sembra che questo punto di forza sia andato perduto, in varie testate. Indipendentemente dalla qualità.


E Legione Stellare, invece? Come andò la storia?

Dopo la miniserie su Zona X, per ben due volte ho provato a portare avanti Legione Stellare, ma senza molta fortuna. La prima fu sull'antologico Altrimondi edito dalla Star Comics, ma che durò un solo numero. Qualche anno dopo, con Arcadia Edizioni, provammo a far ripartire una serie vera e propria, ma la casa editrice sospese l'attività editoriale poco dopo e quindi di Legione Stellare uscirono solamente due albi e uno specialino. Diciamo che al momento ci ho messo una pietra sopra.


A cosa stai lavorando, ora?

Nel campo dell'autoproduzione e del crowdfunding, al secondo volume di Agenzia Incantesimi, sempre con Francesca Follini, a un volume a colori di Jonathan Steele con Joachim Tilloca e a un volume fantasy/erotico con Mauro Gulma. Poi sto realizzando il secondo volume dei Fanes per Manfont (stesso staff del primo) e sto lavorando al progetto per un volume di fantascienza con Enrico Simonato. E mi sembra abbastanza per quest'anno!

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