giovedì 24 marzo 2016

Un caso di concorrenza non sostenibile...


Concorrenza spesso - a mio parere - sleale, perché basata su condizioni molto diverse (sconti, anteprime, eventi, reso...) rispetto a quelle riservate alle fumetterie indipendenti.

Ci ho messo un po' a completare il pezzo, ed a postarlo, perché non ero sicuro di voler aprire questo vaso di Pandora.

Oggi, mi è arrivata una segnalazione.

Leggete qui.


Non ho neanche voglia di commentare quella che è, evidentemente, una delle tante storture (forse meglio definibile come "porcata") di questo sistema, che vede alcuni negozi evidentemente privilegiati.

Come scrivevo, rimane una certezza di fondo: un negozio indipendente, come può pensare di vendere una grossa marca meglio di quello di proprietà di quest'ultima? Riflettiamoci: è bello pensare che il primo possa offrire un servizio migliore, è bello credere nella poesia e nel lavoro.

Ma le condizioni, potenzialmente, sono troppo impari.

Continuerò a parlare di queste cose, nella speranza che qualcosa possa succedere, e finalmente le fumetterie si associno per combattere questo sistema assurdo. Intanto, un grazie va a chi continua a segnalarmi queste belle "iniziative editoriali". Continuate pure!

E buona Pasqua a tutti...

8 commenti:

  1. Ciao, seguo sempre con interesse il tuo blog (complimenti! :) ), quando c'è da criticare la Lion la critico, ma in questo caso mi pare una furbata della fumetteria.
    Due settimane fa all'Alastor di Genova ho preso anche io i due volumi di Preacher (che gli erano misteriosamente tornati) e li ho pagati il prezzo di copertina, quindi mi sembra strano che questa sia una direttiva Lion.
    La cosa che è comunque indecente è la gestione del magazzino Planeta, con roba che appare/scompare in maniera misteriosa e ricompare dove gli interessa...

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    1. per il prezzo, forse.
      Ma il fatto che fosse anche a genova secondo quello che dici, dimostra che sono in qualche modo tornati...

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    2. non è una furbata della fumetteria, sono proprio le catene Lion. è capitata la stessa qui a Milano dove hanno cominciato a proporli a chi fosse interessato a 60€ l'uno, 50 tirando sul prezzo.

      Un prezzo comunque "vantaggioso" se conti gli speculatori che lo vendono a 300€ compreso Nuovo Testamento. Ma comunque un'inculata nei confronti delle fumetterie extra-Alastor

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    3. da quanto pare, il proporlo è una iniziativa dell'editore/distributore. Poi, sul prezzo "gonfiato", c'è da discutere.
      Non che non sia comunque sbagliato, eh...
      Poi, permettimi: speculatori chi lo vende a 300, e non chi lo vende a 50-60? perché? Perché lo vendono a meno? La provenienza non conta?

      Analizziamo, però, le cose, non fermiamoci al vil denaro, eh...

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  2. Non voglio iniziare nessuna polemica, ma avete mai pensato al fatto che VOLENDO, alcuni editori potrebbero stampare albi molto richiesti ed esauriti, invece di ritrovarli misteriosamente nei loro depositi ?
    Sarebbe una sorta di stampa di moneta falsa, ma (quasi) del tutto autorizzata e sopratutto identica alla vera moneta.
    Cosi, di tanto in tanto un Preacher del valore di 100 euro (costo della carta meno di 10 euro, licenze e diritti pari a €0!!) possa saltar fuori?
    Idem per One Piece della Star Comics... a distanza di 15 anni il numero 1 è RINGIOVANITO ... pagine bianchissime, qualità della carta migliore, spessore del volume raddoppiato...
    Insomma qui si POTREBBE parlare di falsi autorizzati ;)

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    1. fermo restando che non mi piace rispondere a chi non si firma, si, hai ragione. VOLENDO un editore potrebbe farlo. E c'è chi lo fa.
      Ma, nel caso concreto, non converrebbe.
      Fare dei falsi di preacher, poche decine o centinaia, sarebbe antieconomico.
      I formati planeta, sono costosi...

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  3. Questa storia dei "falsi" mi ricorda un pochino quanto accadde circa 25 anni fa con i falsi di Dylan Dog, che spopolavano nelle edicole di Napoli e provincia; la storia è differente perchè all'epoca pare che furono le tipografie che stampavano per la Bonelli a prendere l'iniziativa di stampare ulteriori copie di albi ormai esauriti da vendere sottobanco alle edicole e a questi fecero seguito una lunga serie di tipografie, non licenziatarie della Bonelli, che decisero di fare altrettanto, producendo albi che erano al tatto differenti dagli originali, con copertine in cartoncino più spesso e rigido e usando carta ingiallita per simularne l'invecchiamento...quanti ne avevo di Dylan Dog così! E venduti a prezzo "attualizzato", infatti sulle cover invece delle originare lit. 1.300 c'era sempre il bollino che prezzava gli albi a lit.2.000 o 2.300 a seconda dell'epoca in cui li trovavi...

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    1. giusto, ma all'epoca si vendevano a "molte volte" il prezzo di cover. Qui parliamo di fare poche copie per venderle al massimo al doppio...
      e, cmq, di una opera in un formato complesso da stampare.

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