Quasi un anno fa, abbiamo aggiornato il "regolamento interno" sulle fiere da non fare: pochi pratici consigli, per evitare di buttare tempo e soldi.
Poi, abbiamo parlato del "mestiere" della fiera e, visto il buon successo, abbiamo presentato i "conti" di una ipotetica manifestazione, dimostrando che, se non si sta attenti, è facile uscirne con le ossa rotte...
Quindi, il discorso è continuato parlando dei costi di Lucca Comics che - nessuno ne parla - sono aumentati del 70% negli ultimi otto anni.
Oggi sveliamo dove saremo (o non saremo!) in fiera nei prossimi mesi, e perché...
Negli ultimi anni, c'è stata una incredibile proliferazione di fiere del fumetto: se una decina di anni fa, quando partimmo con Narnia Fumetto, era facile trovare un week end libero dove piazzare una manifestazione, ora diventa difficile trovare un fine settimana che... ne abbia solo una!
Spesso sono anche tre o quattro.
Solo nell'ultimo mese, abbiamo ricevuto inviti per una decina di mostre, concentrate in pochi week end.
Non parteciperemo a nessuna di queste: da qui a fine anno, se non ci saranno novità di rilievo, saremo solo a Città di Castello/Tiferno e a Lucca, come al solito "fuori" dai comics.
I motivi?
Essenzialmente perché, al di là del "regolamento interno" del quale dicevamo qui sopra, tutte le manifestazioni che abbiamo recentemente analizzato, presentavano una di queste tre problematiche:
1-costi troppo alti. E' successo, ad esempio, con la fiera di Palermo che ci sarà dal 18 al 20 settembre. Tra viaggio, furgone, pernotti, scagnozzi e stand, anche a voler spendere poco, si rischia di raggiungere un budget "da Lucca", senza - ovviamente - la possibilità di replicarne gli incassi;
2-scarsa pubblicità. Problematica più frequente: si pensa che, col passaparola, magari con un buono storico di visitatori, si sia esentati dal dover pubblicizzare un evento. Magari lo stesso accade con una location normalmente molto frequentata, come un centro storico o magari un centro commerciale.
Fughiamo ogni dubbio: se non pubblicizzi un evento - tra l'altro di nicchia come il fumetto, che di per sé richiede (anche) un pubblico specializzato - chi è interessato e/o appassionato, non viene.
La pubblicità non è importante: avere un autore lo è. Come avere degli allestimenti ben fatti, o una mostra mercato assortita. La pubblicità è semplicemente FONDAMENTALE.Per questo non siamo andati a Falconara: l'organizzazione dell'evento degli ultimi anni, non è stata confermata dal Comune, che ha preferito tornare a gestire il tutto in prima persona. Risultato? Nessuno ne ha parlato. E, a detta dei colleghi che ho sentito, non è andata bene...
3-fiere del fumetto che non sono tali: non basta presentare un programma con dieci eventi, nove dei quali non sono legati in alcun modo alla letteratura disegnata, e poi mettere "comics" nel nome dell'evento, per avere una mostra di settore.
Chi organizza da - giustamente - spazio a quello che vuole: ma quando, poi, classifica una manifestazione come "fumettistica", deve anche caratterizzarla come tale.
Quest'ultimo è un po' il problema di Romics che, sommato a quelli degli alti costi, dell'organizzazione spesso approssimativa, e a fronte di incassi sempre calanti, ci ha spinto a non prendere lo stand per la manifestazione del prossimo ottobre.
Il problema della pubblicità è però centrale: spesso si ritiene sia superflua, perché tanto "la gente verrà". Ci si improvvisa organizzatori di eventi, trascurando che è meglio avere una manifestazione piccola, con poche cose ben fatte e pubblicizzata come si deve, piuttosto che un evento più ricco che dovrebbe farsi conoscere "da solo".
I costi non sono assurdi: con un migliaio di euro ed una buona scelta del target e delle parole chiave, sui social fai una ottima campagna pubblicitaria. Con un due o tremila euro, acquisti qualche spazio sia su quotidiani locali che nazionali, se sai trovare la giusta offerta. Contattando l'editore giusto, magari al prezzo di uno stand, puoi ottenere menzioni o pagine su fumetti e cataloghi.
Col gratuito patrocinio degli enti locali, ha affissioni gratuite e, spesso, tariffe agevolate.
E questo solo per citare alcuni facili esempi.Certo, qualche soldo serve: ma vale la pena, altrimenti, organizzare senza avere neanche i fondi per promuovere quello che si fa, quando non la propria città o attività?
Non basta, in alternativa, partecipare alle manifestazioni ben fatte che già esistono?
Devo confessare che, personalmente, mi piace molto stare in fiera: è tra le cose del mio lavoro che preferisco.
Perché è un'attività creativa: scegli quello che ti porti quasi pezzo per pezzo ed organizzi un piccolo negozio in poche ore.
Perché è stimolante: parli con persone che generalmente non conosci, le indirizzi e consigli. Le convinci a provare cose nuove.
Perché è molto meno stressante: sei preso da pochi giorni di lavoro in maniera totale, e puoi pensare solo a quello.
Perché ti trovi in mezzo a colleghi o appassionati che sono lì per le tue stesse passioni e per il tuo lavoro, non a persone che entrano in negozio per chiederti fotocopie o dove è la filatelia più vicina...
Ma, come ho detto e ridetto, fare fiere è un lavoro, e deve avere un compenso.
Altrimenti, stare a casa, per lavorare e/o passare tempo con la famiglia, è sicuramente tempo speso in un modo migliore.
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