sabato 7 aprile 2012

Il Salone del Libro colpisce ancora! E ancora! E ancora!

Se ne è parlato qui.
Ho visto il link qualche tempo fa, mi sono ricordato di quanto successo nel 2007, e mi viene da pensare che la storia non ci insegna proprio niente.

Quanto segue è frutto di quello che scrissi all'epoca, rivisto e corretto alla luce di come poi è andata a finire. Ovvero: tarallucci e vino, per un osservatore superficiale. Ma qualche conseguenza, secondo me, c'è stata.

Torino Comics: avevo già partecipato nel 2006 a questa manifestazione, che è sempre stata una buona/ottima mostra mercato: ben organizzata (UNICA fiera che ricordi che ti faceva entrare col furgone fino allo stand!), in una città che - personalmente - adoro, buoni gli incassi, bell'ambiente. Nel 2007, una interessante occasione (almeno si pensava): l'esperimento di fonderla con il Salone del Libro, che fa molti più ingressi di Lucca Comics.
Si parte per quello che si pensa essere l'evento dell'anno.
Divido il furgone con l'amico Vittorio Savelloni, un collezionista che aveva un suo stand, sempre in fiera. Un giorno di viaggio/allestimento, ben cinque di fiera, uno per tornare. Costi alti: siamo dall'altra parte d'Italia, viaggio, furgone, stand non economico, albergo, pasti. Ovviamente: tanto materiale acquistato per l'occasione.
Spoiler: alla fine, in CINQUE giorni di Salone del Libro, incasserò meno che in TRE di Torino Comics dell'anno prima.
Cosa è successo? Semplicemente: la mostra mercato, che doveva svolgersi all'interno del Lingotto-Fiere, si è svolta... in una tensostruttura posta nel PARCHEGGIO del Lingotto!!

Due immagini che valgono più di mille parole.
IL LIBRO

IL FUMETTO


Invece di essere INSIEME al salone del libro, eravamo all'esterno (come gli abusivi di Lucca Comics all'epoca del Palazzetto, ricordate?) con, ovviamente, pochissimi bagni, un piccolo bar malfornito e... niente aria condizionata (a metà maggio, in una tensostruttura!). Il tutto per cinque giorni, durante i quali ci siamo sentiti ripetere giustificazioni di ogni tipo da parte dell'organizzazione di Torino Comics.
Il tutto condito da una pubblicità incentrata SOLO sul libro, da scarsissime indicazioni all'interno del "Salone" stesso e, visto che molti ci comunicavano essere inesistenti locandine e manifeste sui "Comics" in tutta la città, la conseguenza era quella di rendere impossibile a chiunque non fosse venuto esplicitamente per noi, anche il SAPERE che esisteva Torino Comics...
La cosa maggiormente svilente è che, quella che poteva essere una ottima occasione anche culturale, si è rivelata la Waterloo delle fiere italiane. Il tutto si sarebbe potuto evitare semplicemente comunicando a noi espositori quelli che erano i problemi tecnici e logistici per tempo, come il contratto prevedeva. Ma ovviamente, quando fa comodo, per qualcuno i contratti sono solo pezzi di carta. Come i soldi che abbiamo pagato per lo stand...


L'organizzatore della manifestazione, l'editore Pavesio, accerchiato dagli espositori abbastanza incazzati (UNICO CASO nella storia del fumetto, mostre o polemiche di qualsiasi tipo, che ricordi, in cui sia mai esistita tale incondizionata unità di intenti), rigira il problema sul Salone del Libro: sono loro, secondo lui, a non aver rispettato gli accordi.

La cosa che mi ha lasciato, e che continua a lasciarmi allibito, è che, ancora oggi, ogni volta che parlo con qualcuno della manifestazione, chiunque sappia di come si è svolta, di tutto quello che abbiamo passato noi espositori (ed i poveri visitatori!!), spende parole di comprensione nei nostri confronti. Chiunque ha capito in che condizioni ci siamo trovati. Chiunque. Tranne chi ha organizzato la mostra!!! Ancora oggi nessuna parola di scuse ci è giunta. E dire che la protesta di noi espositori, partita sin dal primo giorno di fiera, è stata compatta, corretta e sicuramente contenuta.
Come ha detto un illustre espositore, "
tutti gli organizzatori di mostre devono rendersi conto che senza l’appoggio degli standisti non potrebbero portare avanti le loro imprese e che quindi ci è dovuto un rispetto che in questa situazione è venuto del tutto a mancare".


Questo è il punto focale: non gli incassi, non l'afflusso del pubblico. Il rispetto. E non c'è rispetto nel collocare gli espositori del FUMETTO, che avevano pagato per stare con quelli del LIBRO, in un padiglione diverso. Che non è un "padiglione", ma una tensostruttura. Senza (ripeto perché giova farlo) aria condizionata, bagni (due-tre chimici, ma ridotti in un modo penoso), indicazioni e un bar adeguato vicino.

Durante i cinque giorni, abbiamo ricevuto moltissima solidarietà dal pubblico PAGANTE (come noi!!), che si è nettamente schierato contro una sistemazione scandalosa, soprattutto visti gli ottimi precedenti di Torino Comics.


Francamente, la storia ha avuto degli strascichi legali che non ho seguito più, ad un certo punto. Chi ha mollato, chi se ne è fregato, chi ha continuato. Ma Torino Comics ha pagato dazio: ancora oggi il fattaccio non è stato dimenticato. Ancora oggi, chi visita la manifestazione dice che è scesa molto, come qualità/quantità degli espositori.
E credo che questa sia la miglior punizione per il reale colpevole di tutto, ovvero chi ancora oggi, non ha chiesto scusa a tutti noi addetti ai lavori, al pubblico, accampando pretesti, e sparando comunicati su un presunto "tradimento" da parte di noi espositori.

Concludevo il reportage affermando "Il tempo dirà chi ha ragione.

Scommettiamo che quest'anno molti editori ci andranno ugualmente?"

Paradossalmente avevo ragione per entrambe le cose.
I distributori si sono disinteressati della protesta. Molti editori hanno capito e si sono uniti a noi "piccoli": ricordo la garbata ma rumorossissima protesta di Marco Schiavone (Edizioni BD/JPOP). Tanti altri se ne sono fregati. Molti negozianti sono tornati a farla da subito.
Ma il rumore è stato troppo forte perché, a soli cinque anni, ci si dimentichi tutto.
Stupisce, e qui torniamo alla protesta che trovate ad inizio post relativa al Salone del 2011, che qualcuno ancora riesca a tornarci pensando di trarne utilità...

3 commenti:

  1. E' vero, quella fu un'occasione persa per il mondo del fumetto.
    Come è giusto mettere in risalto le colpe organizzative, va altresì dato anche il merito di aver provato ad affiancare Torino Comics al Salone del Libro, per cercare di dare al fumetto quel risalto che merita.
    In realtà ora Torino Comics è ritornata ad essere la fiera di prima, manifestazione sul fumetto, gioco e quanto ci gira intorno, circoscritta all'ambito cittadino e dintorni.
    Nel senso che vengono molti giovani, viene sentita come evento culturale e di moda locale, come capita del resto a Napoli, Roma e come è avvenuto a Catania l'anno scorso.
    Non è una fiera che ha capacità di catalizzare l'interesse nazionale, del resto l'unica al momento rimane Lucca, nonostante gli organizzatori trattino sempre gli espositori come un qualcosa in più, utili per coprire i costi e gestiti al minimo sindacale per quanto riguarda i servizi (bagni, riscaldamento, strutture stand: roba di cui vergognarsi).
    Il "rispetto" di cui parla Francesco tarda ad arrivare...

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  2. Quoto Luigi, anche sui meriti.
    Basterebbe, qualche volta, saper chiedere, saper ascoltare.
    E, se serve, scusarsi e poi ripartire. Per migliorare.

    Buona pasqua, Luis!

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  3. dividi et impera! finché ognuno gestirà il suo orticello gli espositori non conteranno nulla e saranno sempre rimpiazzabili con altri pecoroni, qui l'unica cosa che scende non è il prezzo dei banchi o il costo del biglietto (ad eccezione di Romics di aprile, ma vorrei vedere il costo l'anno prossimo), ma scende solo la capacità di acquisto del pubblico. Tanto finché c'è da spremere tutti spremeranno salvo poi versare lacrime da coccodrillo su un mercato in crisi e allo sfascio, ciao!!!!!!!

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