Dicono che sono polemico.
Effettivamente, rompo un po' le palle.
O, meglio, per come la intendo io... se devo dire qualcosa, la dico.
Non sono il tipo da convenevoli, rimango un po' orso: ma parlo chiaro.
Quindi, visto che per me si tratta di lavoro, e che mi piace farlo al meglio (oltre che mantenermici), se mi metti i bastoni tra le ruote, rendendomi la vita difficile, mi posso incazzicchiare un po'...
Ma, allo stesso tempo, mi sento di dire che sono intellettualmente onesto (poi farò anche un post sulle mie innumerevoli qualità...), e che so ammettere gli errori e riconoscere i pregi e i miglioramenti di chi ho precedentemente criticato.
Dicevamo: Romics.
Fiera che non mi è mai piaciuta: incassi, si, buoni, ma tanta tanta fatica nel dialogare con l'organizzazione, costi assurdi, regole incomprensibili; una di quelle fiere, insomma, alle quali vai per i soldi, ma che non visiteresti da normale essere umano.
Negli ultimi anni, per alcuni versi è sembrata migliorare e crescere, ma le è rimasta una spocchia di fondo da "primi della classe" (che primi però non sono), che risulta antipatica.
Dicevamo: Romics 2011.
Quest'anno si partiva con un piglio migliore: la presenza di Quino (autore di Mafalda, per chi viene da Marte), molti altri disegnatori annunciati, una organizzazione migliore degli spazi. In realtà, Romics si è confermata ancora una volta la fiera del cosplayer (che non c'è niente di male), del ramen (e qui ci sarebbe da dire e ridire...) e degli stand culinari mischiati a fumetti, gadgets e magliette.
Il salto qualitativo, che una struttura come la Fiera di Roma potrebbe dare, non arriva ancora.
Eppure basterebbe poco: la seconda fiera d'Italia (per numero di biglietti staccati) meriterebbe autori di calibro internazionale, mostre espositive ben allestite e di richiamo, spazi ben strutturati e collegati, con piantine, cartelli ed installazioni ben realizzate.
E... qualche turno di pulizie in più!
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