venerdì 21 ottobre 2011

Intervista ai distributori parte 1: Sergio Cavallerin (Star Shop)


Sergio Cavallerin è il "grande capo" di STAR SHOP, il più antico distributore in attività nel mercato italiano del fumetto. E' stato il primo a rispondere alle nostre domande, che trovate qui di seguito, e per questo lo ringraziamo.

-Star Shop è uno dei tre distributori storici del mercato italiano. Come sono i rapporti con Alastor e Pan? C'è una vera concorrenza, o si va d'amore e d'accordo?
Oggi il peggio è passato e posso affermare che abbiamo ritrovato un equilibrio quasi perfetto

-Recentemente ci sono stati diversi sommovimenti di mercato: grandi editori che acquistano "pesci piccoli" dell'editoria a fumetti, e magari riescono anche a proporre una loro distribuzione (pensiamo a Rizzoli che compra Lizard, e che rende acquistabili i propri albi anche attraverso la varia), nuovi distributori che provengono dalla varia (Meli Comics, GP Promotion). Che impatto hanno avuto sul vostro lavoro? Pensate che riusciranno a "smuovere" un mercato abbastanza arroccato sulle proprie posizioni?
D
i fronte allo strapotere di grandi gruppi editoriali, ben poca cosa può fare una Star Shop che naviga da sola le acque agitate di questo nostro mercato, senza l’appoggio di holding o di multinazionali. La globalizzazione è arrivata anche da noi e queste manovre, a mio avviso, ne sono una conseguenza che a noi distributori fa diminuire il fatturato, ma ai librai, nostra fonte preziosa di sostentamento, dà il colpo di grazia. Questi ultimi infatti per non perdere fatturato debbono farsi carico di una gestione ben più complicata ed onerosa (leggi altro distributore, costi aggiuntivi di trasporto, maggior numero di spedizioni settimanali).
Ritengo che qualunque gruppo si affacci per la prima volta su questo territorio di nicchia, la strada non sia così semplice da percorrere perché comunque è difficile adattarsi alle dinamiche commerciali consolidate delle fumetterie e, in secondo luogo, i librai difficilmente rinunciano ai rapporti “commerciali umani” che hanno instaurato con i distributori tradizionali di sempre.


-Mercato delle fumetterie: è un dato di fatto che sia fermo a regole di venti anni fa. Cosa terresti, e cosa vorresti cambiare, di queste regole?
Gradirei ci fosse una più concreta e reale unione tra le fumetterie nell’affrontare nuovi scenari commerciali e soprattutto che si desse più voce corale all’associazione di categoria. Edicola docet! A tutti i librai poi dico che le parole d’ordine ora sono INFORMATIZZATEVI e siate più presenti nel web dove il lettore vive quotidianamente.


-Fattivamente, cosa potreste fare per agevolare un'associazione di fumetterie?
Personalmente, a parte un sostegno morale, un fattivo sostegno pubblicitario potrei concretamente fornire una sede dove potervi incontrare tutti. Male proposte costruttive, le decisioni debbono scaturire dall'unione coesa dei librai di tutta Italia. Il distributore, che vive grazie alle fumetterie non può far altro che appoggiare i movimenti positivi che dovessero nascere da questi incontri e che, sempre se validi, potrei pubblicizzare.
Lancio il sasso dicendo che, data la tua esperienza nell'organizzare eventi e fiere, credo tu possa essere il soggetto ideale per migliorare e dare una voce chiara e costante all'associazione.

-Secondo te, una fumetteria è una libreria? Le due attività sono assimilabili? Perché?
Tecnicamente sono entità diverse: una compra in conto assoluto e l’altra in conto vendita con dinamiche, sconti, tempistiche e rischi del tutto diverse tra loro. Sul profilo letterario invece sono le due facce della stessa medaglia. Nell’immaginario collettivo dei non addetti ai lavori la fumetteria vende “giornaletti o giornalini giapponesi” e gadget, nella realtà commercializza capolavori letterari ed artistici come una qualsiasi altra libreria tradizionale. Perché “L’Isola Del Tesoro” di R. Louis Stevenson è considerato un classico della letteratura e “La Ballata Del Mare Salato” di Pratt invece no? E ancora, un “Alvar Major” di Breccia o un “Fuochi” di Mattotti non possono essere sullo stesso piano di “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad?

La letteratura proposta nelle fumetterie non è di Serie B, e le graphic novel lo dimostrano, ed io concordo con Vincenzo Mollica quando afferma che il fumetto è un’arte disegnata che andrebbe introdotta nelle scuole: “Maus” Spiegelman come “Se questo è un uomo” di Levi, Trillo o il compianto Nolitta come Pavese o Orwell

-Ultima domanda: perché in Italia non si sanno i dati di vendita dei fumetti, come accade, ad esempio, per il mercato USA?
Non sarebbe un segno di trasparenza?
Sono d’accordo con te, sarebbe un segno di trasparenza ed aiuterebbe nelle scelte anche il libraio, ma non siamo in Usa e qui, purtroppo, in nome della privacy i distributori non possono divulgare dati di vendita.
In ogni caso, i nostri sarebbero parziali.
Grazie per la disponibilità.


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