mercoledì 27 febbraio 2013

AVX: il crossover definitivo?



Avx è brutto, togliamoci il sassolino dalla scarpa subito.
Al momento in cui ne abbiamo letti cinque su sette (contando lo zero), possiamo dirlo.
Brutto come idea di base, brutto come realizzazione.
Disegni non all'altezza, almeno all'inizio, con un John Romita Jr che continua la sua involuzione, ma poi almeno in netto miglioramento. Edizione ben curata da Panini Comics, che sa come creare hype su un evento, con interviste, interventi, note ben fatte e una edizione di buon valore.
Ma la saga è brutta in sé.

Ecco i perché ed i percome.

Un po' di storia.
I crossover Marvel, sospesi per alcuni anni a cavallo del duemila, sono tornati ad essere di moda dal periodo Vendicatori Divisi/House of M. Di buon livello entrambi, un po' scarsine le storie collegate, sono serviti per rilanciare l'immagine dei Vendicatori (pardon... AVENGERS!), molto appannata dagli anni e da gestioni cervellotiche. Operazione riuscita, e per anni il titolo New Avengers (uno solo all'epoca... rimpiangiamo tutti quel periodo) è uno dei più interessanti dell'intero panorama supereroistico.
E si arriva a Civil War: bello per chi ama le scazzottate, buonissima l'idea di fondo (Iron Man, la responsabilità degli eroi, la necessità di sottoporre i superumani alla legge, contro Capitan America, paladino della libertà e delle libertà individuali). La realizzazione, però, è scarsa: la miniserie e noiosa, dopo una prima occhiata, e tutto l'evento in se risulta macchinoso e inferiore alle aspettative.
Le cose migliorano con L'Iniziativa, ma non di molto: Iron Man è ora capo dello Shield e delle forze di difesa del mondo libero, ed organizza CINQUANTA gruppi di Vendicatori, uno per ogni stato.
Brutto World War Hulk, un po' meglio Secret Invasion: ma sono due le impressioni che se ne traggono. La prima, positiva, perché si capisce che Bendis e compagnia hanno in mano una bussola e sanno dove andare, anche se la rotta può non piacere. La seconda, negativa, che i personaggi siano sfruttati per dire e fare cose al di là della loro indole, e spesso in contrasto con la loro caratterizzazione.
Il tutto poi, con una sensasione, massimizzata da Secret Invasion: ovvero che, a volte, basti leggere il primo e l'ultimo numero della miniserie principale per capire tutto, saltando i numeri centrali che sono inutili.
Una sferzata decisa è il crossover "non crossover" Dark Reign: Norman Osborn va al potere, il "male vince" (come diceva lo slogan di Crisi Finale di Morrison) e assistiamo agli eroi in ginocchio. Braccati, impotenti.
Assedio è forse il crossover più riuscito degli anni recenti: testi sempre di Bendis, disegni dell'ottimo Coipel, uno dei talenti più interessanti dell'ultimo decennio. La distruzione di Asgard, appena ricostruita (dopo il Ragnarock) dal redivivo Thor, porta la firma di Norman Osborn, leader incontrastato del mondo libero e dei suoi nuovi eroi, che in realtà sono in massima parte criminali "redenti" o sotto copertura. Soprattutto: è corto, solo quattro numeri. Il Dark Reign che finisce, e lo scontro con i "buoni": il ritorno di Capitan America, di Thor appunto, e dei veri Vendicatori. Da questo scaturisce L'Età degli Eroi: tre serie di Vendicatori (team principale, "Segreti" e "Nuovi"), una scuola per giovani (Vendicatori Accademia), spalmate su tre, poi quattro, testate italiane: Thor, Iron Man e Capitan America.
Tra l'altro, una gestione un po' confusionaria di Panini Comics, che non esita, come sempre nella sua storia, a spostare comprimari, e - abitudine recente - a cambiare titoli: "Capitan America" diventa "Capitan America e i Vendicatori Segreti", poi "Capitan America e Secret Avengers", quando l'editore si accorge, tre mesi dopo il film AVENGERS, che chiamare gli "Eroi più Potenti della Terra" "Vendicatori" è obsoleto, e reinventa tutte le testate italiane. Figuratevi, per fare un esempio limite, che la serie di IRON MAN, in poco più di quattro anni di vita, ha cambiato cinque titoli: partita come "Iron Man e i Potenti Vendicatori" all'epoca de L'Iniziativa, è poi diventata "Iron Man e gli Oscuri Vendicatori", quando durante il Dark Reign, Norman Osborn diventa Iron Patriot e fonda i suoi Dark Avengers, per poi diventare "Iron Man e i Vendicatori" durante l'Età degli Eroi, quindi dopo un attimo di incertezza (senza i "veri" Avengers migrati sulla nuova ed omonima testata), in cui sembra voler diventare "Iron Man e Avengers: Academy" (serie tornata su Iron Man dopo un periodo di vacanza in volumetti autoconclusivi, si stabilizza (per ora) in "Iron Man e gli Avengers"). Certo: immutabilità no, ma se Tex esiste da sessantacinque anni, e negli ultimi venti ha mantenuto una continuità grafica, una stabilità di impaginazione, di stile editoriale e corollari vari, ed è il più venduto in Italia, un motivo ci sarà...
E si arriva a Fear Itself. Dopo tanti crossover sbagliati, ma con la speranza derivante dal buon esito di Assedio. I primi numeri funzionano, la storia ha ritmo, i disegni di Immonen sono perfetti.
Ma poi si iniziano a perdere colpi; soprattutto, il risultato del crossover, i cambiamenti provocati, vengono vanificati nel giro di pochi mesi.

E qui una parentesi.
Per anni la Marvel non ha fatto crossover, dopo il bruttino (sono generoso) Maximum Security. Poi, questi eventi sono tornati di moda. A fronte di una DC che, negli ultimi dieci anni ha avuto, essenzialmente, Crisi Infinita, Crisi Finale e La Notte più Profonda, da House of M in poi, la Marvel ha iniziato a macinare eventi su eventi. Per qualche mese si preparava il terreno, poi partiva il tutto, quindi c'erano le conseguenze, che ponevano le basi per il successivo crossover. All'inizio, la gente, affamata di questi megaeventi, ci si buttava a capofitto: quattro o cinque anni fa, avevo moltissimi clienti - percentualmente - che mi dicevano tenere da parte per loro non solo la miniserie, quanto tutti gli speciali ed i numeri singoli delle serie collegate: un ottimo risultato. Ma il calo della qualità, l'abitudine di coinvolgere le serie italiane, pubblicando magari un solo episodio collegato su tre presenti sulla testata, e di fatto "annacquando" il tutto, ha stancato e sfiduciato il pubblico, che avrebbe, si, voluto LEGGERE tutto, ma non esser costretto a SEGUIRE tutto, anche cose che non gli interessavano.
Da qui la disaffezione.
E da qui la delusione per AVX.

S P O I L E R (per chi non ha ancora letto i primi tre capitoli di AVX).

Perché AVX non ha senso.
Non ha senso far scontrare Avengers ed X-Men: ricorda le fazioni di Civil War.
Non ha senso "superpotenziare" alcuni X-Men, e far loro prendere le redini del mondo: ricorda Squadron Supreme, per alcuni versi Watchmen, sicuramente, Authority. Tutto già visto, già letto. E chi lo ha fatto, ha spesso fallito.
Perché Alan Moore, a fine anni ottanta, ci ha dimostrato come vinca solo, alla fine, il supereroe/dio "non interventista": su Swamp Thing, giunto alla fine della sua gestione, il protagonista si chiede se mischiarsi agli affari degli uomini, salvare il mondo e l'ambiente, impedirebbe agli umani, un domani, di avvelenarli di nuovo. La risposta è no. Sostituirebbe solo un problema con un "tutor": affiderebbe l'uomo e la sua sopravvivenza a un "sovrano illuminato", quindi ad una dittatura - perché alla fine di questo si parla - che non può risolvere definitivamente i grandi quesiti. Ma, sicuramente, facendo sparire le libertà individuali, limitando l'azione del singolo individuo, impedirebbe la maturità sociale, la crescita individuale che è il fine ultimo di ogni utopia. Ecco perché sbagliano Ciclope e gli X-Men, ed ecco perché questo fumetto è inutile: argomenti già sviscerati, tutto già visto.
E questo vale anche per la Marvel. Negli anni novanta, il grandioso Peter David, mise il suo Incredibile (davvero!) Hulk di fronte ad un dilemma etico. Una sua ex "spalla", Jim Wilson (tra l'altro, nipote di Sam Wilson, alias Falcon) torna in scena dopo oltre dieci anni, ed ha l'AIDS. Quando sta per morire, Hulk lo porta con se al Monte, sede del Pantheon, la società segreta di cui è momentaneamente a capo il gigante verde (è una luuunga storia). Obiettivo: usare le risorse segrete ed ipertecnologiche della suo gruppo per aiutare l'amico.
Sul più bello, Sam Wilson chiede ad Hulk di salvarlo con una trasfusione di sangue: le radiazioni contenute in esso, avrebbero potuto, in teoria, aggredire il virus dell'AIDS e distruggerlo. Ma l'alter ego di Banner rifiuta: ufficialmente perché le conseguenze sarebbero potute essere imprevedibili, ma in realtà il messaggio di Peter David è diverso: di fronte a certe cose, i supereroi si fermano, sono "solo un fumetto". Non è precluso loro di spostare pianeti e distruggere imperi galattici, ma nulla possono contro le malattie ed i mali comuni dell'umanità.

(NDR: per chi volesse leggere queste storie - fermo restando che se siete amanti dei super-eroi o del bel fumetto in genere, e non avete letto l'Hulk di Peter David, non avete letto nulla - Devil & Hulk 7 e 27, pubblicati da Marvel Italia nel rispettivamente nel 1994 e nel 1996).

Almeno, leggendo questo crossover, abbiamo la netta sensazione che... "NULLA SARA' COME PRIMA" (si scrive necessariamente maiuscolo).
Almeno per un po'.
Almeno fino al... prossimo crossover. E già sarebbe qualcosa!
E con un Marvel Now dietro il primo angolo, ed un reboot Marvel di cui si vocifera da tempo, dietro il successivo... come non credere a questo slogan?



Volete leggervi dei bei supereroi "classici" scritti e disegnati come si deve? INVINCIBLE, della Image.
Altrimenti, si può sempre ripiegare - ma bisogna avere un bello stomaco - su THE BOYS, che sta uscendo in edizione economica.

4 commenti:

  1. Ottimo pezzo, e ti appoggio in pieno sulla critica riguardo AvsX. Ho letto tutto l' evento in lingua originale, ed è una pagliacciata, guidata unicamente dal fatto che i Vendicatori siano i supereroi "fighi" del momento, perché i motivi per dare contro agli X-Men sono forzatissimi.

    SPOILER: Tra tutti i posseduti dalla Fenice, solo Emma mostra segni di squilibrio, tutti gli altri non fanno nulla; anzi, le uniche volte che reagiscono con violenza è quando I VENDICATORI LI PROVOCANO, assaltando Utopia, per esempio, per rapire Hope (e lì avrebbero avuto tutto il diritto di rosolarli vivi), o quando Namor attacca il Wakanda perché pareva avessero tenuto in ostaggio degli atlantidei (una cosa che lui avrebbe fatto qualsiasi lunedì mattina, non aveva certo bisogno della Fenice).
    Gli unici accenni a svelare l' ipocrisia dei vendicatori vengono da Pantera Nera e da Bestia, che osservano come loro non abbiano il diritto di giudicarli quando tra le loro file gira un pezzo da 90 come Thor, che nessuno ha mai accusato di essere troppo potente. Ma sono gocce nel mare.
    E se all' inizio era comprensibile temere un simile potere, come si giustifica dopo mesi e mesi di pace e prosperità portata proprio dai 5 della Fenice? Morale della favola, secondo me, se alla fine tutto va a puttane, è solo perché ai Vendicatori gli rodeva il culo di non essere più i pezzi da 90 (e perché alla Marvel non conviene che il marchio che incassi di più al cinema abbia torto).

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  2. Errata corrige: non erano gli atlantidei ad essere tenuti prigionieri. Ma la sostanza cambia poco.

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