lunedì 9 ottobre 2017

L'ascesa di Romics

Negli ultimi dieci giorni, già il tanto lavoro mi aveva impedito di aggiornare il blog: a Roma, la scomodità di connessione e stand hanno aggravato la situazione, ed i due o tre post che avevo pensato per Romics sono rimasti nel limbo... Aggiungete al tutto una o due orette di lavoro extra per rispondere a clienti online che non sanno inviarti l'indirizzo completo o non hanno idea di dove sia il loro pacco perché non leggono le mail che gli mandi, ed avete un quadro completo della situazione.

Il lato positivo è che, in una settimana, sarò stato sui social per neanche un'ora complessiva: non che di solito ci passi tantissimo tempo, ma disintossicarsi fa sempre bene!

Questo post è solo una carrellata di pensieri e considerazioni sulla Romics di Ottobre, che Antani Comics, per una serie di motivi, ha ripreso a fare, dopo due anni di stop che spieghiamo qui.

Antani Comics & Friends. Stand "nudo" al mercoledì mattina
Un primo pensiero va alla crescita della manifestazione: numericamente tanto repentina, quanto inversa a livello qualitativo. Mi spiego: se puoi invitare un ospite come il vincitore di Sanremo, Gabbani, lanci due messaggi: che hai una "potenza di fuoco" notevole, perché puoi assorbire senza batter ciglio dei costi fuori da ogni logica per qualsiasi fiera di settore in Italia; che del fumetto te ne frega poco, perché con quel budget potevi portare chi volevi.
Romics, come numeri, se già non lo è, si appresta a diventare la prima fiera italiana di fumetto: qualitativamente, secondo me e tutti gli addetti ai lavori con cui ho parlato, non solo non è sul podio, ma neanche nella top-ten... perché essenzialmente non è una fiera di fumetto (un solo esempio: quest'ultimo non riempiva neanche un padiglione sui cinque o sei della manifestazione!), ma lo usa come schermo per darsi un tono. Di fatto, è un gigantesco contenitore di cosplayer, games, animazione, cibo, scarpe, mutande, e tutto quello che si può e riesce a vendere negli spazi della Fiera di Roma...


Mercoledì sera: pronti alla battaglia!

Il biglietto è nuovamente aumentato.
Nel giro di pochi anni, si è quasi raddoppiato, arrivando a dieci euro per giovedì e venerdì ed a dodici per sabato e domenica: questo scoraggia molti visitatori a venire anche solo per mezza giornata, visto che verso le 17, massimo le 18, ovvero due o tre ore prima della chiusura, la manifestazione, a livello di vendite, è letteralmente morta.
Oltretutto, assurda la rigidità dell'organizzazione: se esci e vuoi rientrare, devi rifare il biglietto. Gli espositori, anche pagando carissimo lo stand e non avendo alcuna agevolazione per parcheggi ed altro, sono dotati di un numero limitatissimo di pass, e non possono entrare in fiera più di due volte al giorno! Se, insomma, dopo aver aperto lo stand, devo tornare a prendere qualcosa nel furgone che ho fuori - parcheggi quasi tutti a pagamento - e poi rientro, mi sono giocato tutti i bonus: se esco ancora, per poter tornare al lavoro devo pagare.
Cose che si vedono solo a Romics...

Come pure, solo a Roma, ti capita di dover mettere certi cartelli...



Miniature, montate e pronte per la vendita, messe in vetrine a gruppi di venti o trenta. Sopra l'espositore, prezzo: "5 euro" o "5 euro tutte".
Ragazzini, adulti, famiglie, con fare serio: "Ma... cinque euro... TUTTO?".
Roba che non ci ripaghi neanche il costo del montaggio.
Eppure, insieme col "quanto 'o fai" per roba regolarmente prezzata (Antani Comics prezza, da sempre, TUTTO, abitudine utopica per molti...), e con l'immancabile "M'o o fai lo sconto?", che in caso di risposta positiva porta non ad un grazie, ma ad una trattativa, perché lo sconto non basta mai, il "cinque euro... tutto?" è stato il motivo conduttore del primo giorno di fiera.
Da qui nasce il cartello che vedete sopra.

Educazione del pubblico allo sconto fisso? Probabile.
Ma anche tanto sospetto: il cliente medio pensa che lo stai fregando, se gli proponi materiale in offerta e scontatissimo, e magari ti chiede perché e da dove viene!

Il must, però, rimane il tizio che ti chiede uno sconto, anche in modo insistente, su materiale venduto già con un ribasso di oltre il 50%, a dimostrazione del fatto che, più che una necessita, chieder ribassi è una abitudine!

Roma è anche uno dei posti in cui più ti portano roba da vendere: tante persone si presentano perlopiù con manga, spesso rovinati, e richieste vergognose. Molti vengono per provare a vendere i Tex (ORIGINALI!) dello zio che ha quarant'anni e li ha comprati da piccolo (!) o fumetti spesso rubati presso altri stand.

Il cibo non manca mai: dai prezzi assurdi del bar ufficiale, un euro e mezzo per una bottiglietta d'acqua penso chiarisca bene il livello, a stand che ti spennano per arancini di cartone o cannoli del giorno prima. Ottima la piadina, devo dire, ma per il resto preferisco portarmi i panini, o ringraziare gli amici che ti riforniscono di lasagne e polpette deliziose (grazie, Luca!).
Di certo l'altissimo costo che pagano i punti ristoro, anche se messi all'esterno, spiega quanto siano cari...

Poco il pubblico da fuori regione: d'altronde, se non sei un cosplayer o non hai motivi specifici, cosa vieni a fare a Romics? 

Molte le assenze tra gli espositori: manca Star Shop, mancano tanti venditori e colleghi: per il primo anno, mi rendo conto, anche romani! Evidentemente i costi stanno rasentando la follia: se un tempo col negozio prendevo un 6 x 3 metri, ed eravamo in tre a gestirlo, oggi sto da solo in uno spazio che è meno di un terzo: incasso molto di meno, ma forse - con i dovuti accorgimenti! - posso puntare a guadagnare lo stesso.

Abissale rimane la differenza tra questa Romics e quella di Aprile: ne avevamo parlato qui, ma soprattutto la vicinanza con Lucca Comics impegna idealmente molto del budget dei pochi appassionati di fumetto...

Insomma: con molta attenzione ai costi, tanta fatica - soprattutto organizzativa - e tanti accorgimenti, Romics può essere ancora una fiera in cui si lavora decentemente.
Per quanto?

3 commenti:

  1. Quindi, tirando i conti ne è valsa la pena? Sembra una impresa eroica, a Romics.

    Una curiosità forse troppo curiosa e invasiva: quando (come all'inizio di questo post, ma anche in altri) ti lamenti delle deficienze ("mancanze") dei clienti online, non hai paura che si riconoscano e si risentano? Insomma se ordinano online sapranno della tua presenza su web, magari si riconoscono in questa o quella storia o in quell'errore così cretino... Io faccio i salti mortali per non rendere riconoscibile nessuno, non vorrei mai una rottura di palle ulteriore!

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    1. (che poi, a giudicare dalle foto, secondo me sei andato a Romics attratto principalmente dal nome dello stand "threesome"! :) )

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    2. rispondo:

      -si, per poco, ma ne è valsa la pena. In dieci anni avrò ridotto i costi dell'80-90%... solo per quello!

      -no: non parlo dei clienti fissi, ma di quelli occasionali. E, ti garantisco, le cose che dico qui le dico anche a loro: non saper mandare un indirizzo è cosa da analfabetismo funzionale :)

      -lo stand suddetto era il nostro :)

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