mercoledì 17 agosto 2016

Agosto, lavoro mio non ti conosco

Da alcuni anni, da quando siamo in grado di programmare il lavoro mese per mese, Antani Comics, feste comandate a parte, non chiude mai. Mai.
O quasi: nell'ultima settimana, in via del tutto eccezionale, ben DUE giorni con la saracinesca abbassata (ma uno lo abbiamo recuperato con una apertura straordinaria).

Non considero un vanto lo snocciolare le tante ore di lavoro accumulate ogni settimana, come se fossero un merito: lavoro per vivere, non il contrario.
Purtroppo, spesso sono costretto a mettermi a farlo nei festivi e durante le ferie: la vendita online, la necessità di fare gli ordini a scadenza prefissata, l'essere il titolare di una piccola azienda, lo richiedono.
Ma da tempo, nel mio percorso di vita, ho accantonato l'idea di diventare ricco, sostituendola con l'obiettivo di godermi quello che ho: famiglia, figli. Tempo.

Ma considero due argomenti totalmente separati, quello relativo alle ferie mie e di chi lavora per me, e quello della "chiusura" dell'attività.


L'anno scorso, come tante altre volte in passato, avevo criticato i miei fornitori per le ferie ferragostane: una settimana, che alla fine si trasforma in dieci giorni, che causano un blocco che, a conti fatti, è quasi del doppio, tra chiusura e ripresa del lavoro, e che costringe in negozianti ad un superlavoro, per smaltire le tante novità dei primi giorni di agosto, e per effettuare gli ordini di fine mese, coi cataloghi che vengono distribuiti spesso a ridosso delle scadenze.

Facevo, poi, questa riflessione:
Il lavoro del distributore è comprare dal produttore e rivendere al dettagliante. Un ritardo in questi passaggi, significa, per il negozio, perdere vendite. Magari per il grossista no, perché il dettagliante ha ormai ordinato; e lo stesso per l'editore, perché il cliente acquisterà altrove. 
Ma un ritardo nella spedizione significa perdere vendite e, magari, anche un cliente.
E ve lo dice uno che, ultimamente, si è accorto di una curiosa, ma ovvia, statistica.Vendendo su più piattaforme online, e vendendo molto - solo nel primo giorno della settimana di ferragosto oltre cinquanta spedizioni, tanto per parlare di periodo "morto" - può capitare di ricevere una richiesta di materiale già venduto altrove, magari poco prima. Quindi: un ordine certo, già pagato o in corso di pagamento, non una semplice richiesta di informazioni o disponibilità.Bene: se avessi la possibilità - visto che ho una decina di diversi fornitori, e almeno una spedizione al giorno in entrata - di ordinare ad un grossista che ha una disponibilità reale almeno di tutto il catalogo dei propri esclusivisti, e che possa rifornirmi entro un paio di giorni di quanto chiesto, venderei almeno un 5-10% di più di quanto riesca a fare adesso.

Ecco: per un settore perennemente in crisi, perdere una quindicina di giorni ad Agosto, altrettanti tra Natale e fine anno, oltre che almeno una settimana durante Lucca Comics, significa condannarsi ad un perenne inseguimento del fatturato che fugge.

E questo, allargando gli orizzonti, vale per tutto il nostro sistema economico.
Sono finite le vacche grasse: le due o tre o quattro settimane agostane, in cui il lavoro rallenta o si ferma, sono un lusso che, come paese, non possiamo più permetterci.

Ad agosto, nel pieno dell'attività di sagre e feste di paese, una ditta che affigge striscioni, non può andare in ferie per due settimane. Lo stesso vale per chi rifornisce attività commerciali, soprattutto se queste vendono anche online, o per lo sportello business di Poste Italiane, che non può ridurre di quasi la metà il proprio orario, già striminzito.

Se agosto è morto, qualcuno mi spieghi perché oggi abbiamo inviato o preparato circa ottanta spedizioni.

Ferie si, e quante ve ne pare.
Ma non al prezzo di chiudere interamente una attività produttiva, in un periodo - almeno per il mio lavoro - che non è meno proficuo di altri.

Nessun commento:

Posta un commento