venerdì 8 luglio 2016

Diritto di reso, fumetti usati e scuse degli editori

Il reso è un nostro pallino.
Un pallino mio, un pallino delle fumetterie.

Il perché è chiaro: il reso ti cambia la vita (lavorativa).
Se non conoscete il tema e cliccate sul link qui sopra, e su questo, potete leggere un paio di post che cambieranno il vostro punto di vista, spiegandovi come si possa rivoluzionare il modo di lavorare di un negozio, con questo sistema, e come siano sostenibili i costi che questo comporta. Il tutto con numeri e percentuali.




Ma, al di là delle tante chiacchiere sulla salute del fumetto, su tirature e vendite, o altri discorsi che vanno tanto di moda ora, credo sia il caso di fare una semplice riflessione: con la crisi, girano pochi soldi, quindi, come minore è la capacità di spesa del cliente, che comunque si disperde su una pletora di titoli maggiore di anno in anno, calano anche le possibilità di acquisto dei negozi.

Quando una novità finisce, se ne vale la pena, si tende a riordinarla.

Se lo fai, ed il distributore non ce l'ha per lo stesso motivo - sorvoliamo sulla capacità e possibilità di un grossista di avere quantità idonee di un albo appena uscito - anche lui lo rimette in ordine.

Passano settimane.

Poi il suddetto fumetto arriva.

A quel punto, le possibilità di venderlo sono basse: non è più una novità, e chi voleva procurarselo è andato altrove. Magari proprio su uno di quei favolosi siti di vendita online tanto di moda, foraggiati da editori e distributori con poca fantasia. Magari - e capita pure questo - ha rinunciato all'acquisto.

La cosa interessante è che, tu libraio, in partenza, non puoi comunque non stare attento a quanto acquisti, perché;
1-non hai il reso;
2-hai anche tanto altro materiale da prendere, quindi le tue attenzioni ed il tuo budget vanno ripartiti tra tutto quello che ti serve.

Parlare di questi passaggi, e provare a trovare una soluzione, sarebbe un ottimo tema di discussione ed approfondimento, per il fumetto: perché sicuramente, il reso è un tema centrale, ma come varie e sfaccettate possono essere le modalità per attuarlo, altrettanto vero è che altre e complementari sono le questioni da affrontare, per raddrizzare una baracca che fa acqua, e che invece potrebbe realizzare una fatturato molto più importante.

E non mi soddisfa una risposta che ho ricevuto su FB da parte di un editore:

Un paio di indizi che ti possono spiegare perché le fumetterie per 30 anni NON hanno chiesto il reso: aumento a piacere del prezzo degli arretrati, anche solo un mese dopo l'uscita; ritiro e rivendita usato, anche qui con condizioni a piacere e in totale "ottimizzazione fiscale". Però oh, sono gli editori cattivi e autolesionisti che non vogliono bene alle fumetterie.


Fermo restando che, da quanto ne so e da quando ricordo, ovvero quasi una ventina di anni, le fumetterie rompono per avere il reso. Non esiste che siamo noi a non chiederlo.
Quando sono nate, le "librerie specializzate", erano quasi dei club per amatori, che vendevano materiale da edicola e poco più. Magari importavano gadgets ed albi originali.

All'epoca, la lotta era con le edicole, che cercarono in ogni modo di far chiudere questo concorrente, giudicato pericoloso.
Poi, se oggi come oggi, vogliamo dire che la loro voce non si sente, perché non sono unite, questo è un altro punto.

Sull'aumento a piacere del prezzo degli arretrati, anche solo un mese dopo l'uscita, non ho nulla da dire: a parte gli albi Bonelli, per i quali era una pratica diffusa, e dovuta all'editore stesso che la praticava, ma oltre dieci anni fa (vado a memoria), e tolto il discorso dell'esaurito (veramente marginale) posso dire che, girando, sono più i prodotti che trovo in offerta e/o svendita, che quelli che trovo maggiorati. Specialmente un mese dopo l'uscita. Se si vuole fare un'accusa, si contestualizza...

Sul ritiro e rivendita usato, anche qui con condizioni a piacere e in totale "ottimizzazione fiscale" va detto che siamo completamente fuori tema. Personalmente, l'usato lo vendo quasi tutto in fiera, e, come tutti, pagandoci tasse ed iva. "Ottimizzazione fiscale" con tutto quello che una attività paga? Poi, certo, c'è chi non paga le tasse: ma quello può valere per tutto, non solo per l'usato: non capisco il nesso.
Anche perché, tagliamo la testa al toro: quante fumetterie vendono regolarmente (ed in quantità) l'usato? Magari qualche serie completa o qualche rarità di tanto in tanto, che ti capita e cerchi di piazzare a buon prezzo: ma sono eccezioni. Eccezioni davvero...
Ve lo dice uno che, episodicamente, prova a portare in negozio una selezione di quanto vende in fiera, con fatturati risibili...

E poi, che c'entra col reso?


In conclusione, alcuni fatti.
Non opinioni, badate bene: fatti.
Le "fumetterie", legalmente, non esistono. Esistono solo le librerie: e le prime rientrano in quest'ultima categoria.
E, ripeto: questo lo dice la legge, non il sottoscritto.

Per cui, se esiste un soggetto che vende ad alcune librerie, dando loro il reso, e negandolo di fatto ad altre, che arbitrariamente classifica come "fumetterie", qualcosina di strano c'è.

Magari, un giorno, riusciremo a scoprire che è anche illegale.

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