mercoledì 23 maggio 2012

Falcone Vive

23 maggio 1992.
Era sabato.
Avevo 16 anni, c'era una ragazza che mi piaceva molto, che stava -strano a dirsi- con un pirla.
Il pirla, proprio quella sera, festeggiava i suoi diciotto anni.
Io, per il masochismo tipico di quell'età, andai alla festa.
Allora -una vita fa- le informazioni non giravano così in fretta, non sapevi le cose in tempo reale, se non eri davanti ad una tv. Il sabato poi, avevo di meglio da fare... il tempo scorreva lentamente, sembrava non voler mai passare...
Non ho ricordi particolari di quel giorno, non so se ho davvero "vissuto" quel clima.
Ma mi ricordo il 19 luglio. Un'altra strage. Poi Tangentopoli. Un mondo che finiva.
E il rimpianto di esserci stato, senza esserci veramente.

Quando due anni dopo scelsi di iscrivermi a Giurisprudenza, probabilmente partii anche da quel 23 maggio.
Certo che c'era anche stato Devil: Man Without Fear di Miller e Romita (un capolavoro assoluto) ad ispirarmi. Ma, soprattutto, il ricordo dei due martiri siciliani, portatoci nell'auditorium della scuola, dalla bocca di un loro collega, il giudice Caponnetto.
Per i nostri figli sarà storia, per noi è stata vita.
Sperando che non ci servano Eroi. Non più.

«È bello morire per ciò in cui si crede: chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola»
(Paolo Borsellino)


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