mercoledì 31 marzo 2021

Un anno fa... #buoncompleannoleggelibro, superiamo l'ignoranza "di gregge"

Raccontavamo un anno fa...

C'era una volta la legge sul prezzo dei libri.

La legge Levi.
Tecnicamente c'è ancora: "Nuova disciplina del prezzo dei libri".

Tutelava il mercato del libro, perché va bene la concorrenza, ma alcuni beni sono più preziosi di altri.
Quelli che ci nutrono, ad esempio. Come il pane, la musica. La lettura.

Le cose davvero indispensabili all'essere umano (per chi lo è, umano).

Ma non bastava: perché non è solo il prezzo che va tutelato, ma un intero mercato, fatto di operatori, lettori, appassionati. Bambini, ragazzi. Un campo da seminare, arare, concimare, tutelare, proteggere.
Una cosa complessa.


Per questo, tra il 2018 e il 2019, partì un progetto ambizioso: riformare la Levi. Una commissione parlamentare, la Commissione Cultura, se ne è occupata per circa un anno, col contributo di tutte le forze politiche. Fu contattata anche l'ALF, l'Associazione Librerie del Fumetto, (ne parlammo qui e qui).
ATTENZIONE: si parla di legge SULLA LETTURA, non sul "prezzo" dei libri.

Cosa non da poco.
Paesi culturalmente più civili ce l'hanno: e in quei posti si legge di più.
Magari non solo perché c'è una normativa del genere, ma averla non fa male, e può portare nella direzione giusta.


Tanti auguri legge sul Libro!



Dal 24 marzo 2020, che è anche il compleanno di Antani Comics, è in vigore questa normativa, chiamata "Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura".
Chiarisco che prima di commentarla andrebbe letta: fatelo, prima di continuare a condividere commenti che poco c'entrano con quanto previsto dal testo.

Come dicevamo un anno fa, non è una legge della Lega, o del PD, o del M5S. E' una normativa cui si lavora da anni, in modo molto apartitico, e con molta passione. Ho parlato con chi la ha scritta, ho toccato con mano la voglia di fare qualcosa di buono di chi ci si è impegnato per anni.

In questo testo si parla di sconti solo marginalmente (...) UN articolo su TREDICI, o una pagina su otto, per esser più pratici.

Ma sui social, nell'ultimo anno, si è discusso SOLO di sconti.
Non degli incentivi alla lettura, non di tutti i contenuti che una legge del genere ha previsto per la prima volta in Italia.

Ci stavo pensando alcuni giorni fa, proprio in relazione agli aumenti Bonelli. I prezzi aumentano perché si legge di meno, e questo è vero più del contrario. Qualcuno smetterà di leggere perché non ha soldi? Difficile. Facile che legga di meno, o che sposti i suoi consumi sull'usato o sulle offerte: si può leggere quanto si vuole, spendendo decentemente, se si ha voglia di farlo... ma non si guarisce da questa malattia (per fortuna)!

Non considero, in questo ragionamento, i collezionisti: qui si parla di tutelare LA LETTURA, collezionare è cosa per chi qualche soldo ce l'ha, o comunque sceglie di spenderlo per una sua passione (ed è sacrosanto, ma anche cosa ben diversa).

Quindi, non sono i prezzi più bassi a garantire maggior numero di lettori o quantità di pagine consumate: è la qualità di quello che si pubblica, ma anche la promozione che editori e librerie fanno. E questa non può esserci senza soldi, senza marginalità. E, mentre per un editore rinunciare a un 10% o 25% è poca cosa, per una libreria è morte certa. Magari lenta, magari agonizzante, ma certa.

I rincari dei prezzi dei libri e dei fumetti degli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti: eppure non ho letto che pochi e sparuti commenti positivi da parte di editori e autori, che sono ai primi posti della filiera. Una sorta di ostracismo? O una ignoranza "di gregge"?
Avere margini maggiori, è come poter contare su un aumento di prezzo senza effettivamente farlo.

E guardate che, se Panini Comics - un colosso internazionale - aumenta in un colpo il costo dei suoi albi seriali anche del 50%; se Bonelli Editore - un altro gigante - annuncia TRE rincari in cinque anni, di un totale di circa il 40% (e con percentuali crescenti per ogni singolo aumento) la situazione deve essere brutta. Più brutta dell'aggravio dei costi di cui si lamentano gli appassionati, visto che qui rischiamo di veder sparire il fumetto seriale, e che non vale il discorso che gli aumenti "li abbiamo sempre visti": non così, e non in un momento economico del genere.

Per cui, mi ha veramente stupito che l'Associazione Librerie e quella delle Fumetterie, con pochi siti informativi a fianco, abbiano festeggiato il compleanno di questa legge nel deserto: non ho visto newsletter o post social dei miei fornitori (ehi, ma non sono commercianti anche loro), né da parte di autori o editori.

E dire che leggi simili sono normali altrove: in Francia c'è da decenni.
Quella tedesca è vicina alla nostra.
NON SVENDIAMO I LIBRI, dicono:
"In Francia per aggirare il tetto del 5 per cento Amazon ha cercato di offrire la spedizione gratuita, ma il Governo ha bloccato anche quella. In Germania invece lo sconto non esiste e questo risale a fine Ottocento in seguito a una stretta di mano tra editori e librai. In Italia gli sconti non hanno portato a un aumento dei lettori, ma a un aumento del prezzo di copertina. Tutti questi sconti noi li paghiamo. Davvero si può credere che un editore stabilisca un prezzo e il giorno dopo il libro lo venda al 15 per cento in meno? È ovvio che non può essere così. I prezzi di copertina sono diventati molto alti per compensare la politica degli sconti."
Leggete questo bel pezzo.

Nel mercato USA, tanto per continuare a parlare di altre realtà,  puoi fare quello che vuoi, vendere online col 40% di sconto, ad esempio, e anche Amazon per libri fa quello che vuole.
Ma nessun editore sovrastampa tutto dopo aver raccolto gli ordini dai negozi, per invadere il mercato a prezzi scontati in concorrenza sleale con le fumetterie che hanno comprato in conto assoluto gli stessi prodotti.

Perché questo è uno dei problemi di cui si parla sempre troppo poco: l'invasione di libri e fumetti che devono sopportare le librerie, che sono già oggetto di concorrenza sleale da parte dell'editore - in parte attenuata dalla legge di cui parliamo - con extrasconti, anteprime, edizioni limitate non distribuite.

Tutto questo pubblicato serve a far fatturato, ma spesso non guadagno reale: occupare scaffali per gli editori significa essere visibili, avere uno spazio riconosciuto, e vendere qualcosa.
Che importa se i singoli titoli sono in perdita, se il totale fa comunque fatturato, numeri, risultati da sbandierare a chi amministra? Ma poi i cadaveri rimangono sul campo, quello che non si vende è sempre lì, e le fumetterie non hanno reso.
Qui la "bolla editoriale" è spiegata benissimo.

Un anno fa leggevo che: "Con questa legge leggeremo tutti meno, e se vedrò che anche la mia fumetteria, di cui sono cliente da più di trent’anni, è favorevole, cancellerò immediatamente tutte le mie prenotazioni." I commenti erano di questo tenore.
Un anno dopo, diamo merito al COVID perché ci ha riportato a casa a leggere.
Ma davvero possiamo essere così superficiali?


La realtà storica è questa: gli sconti selvaggi fino al 2011 hanno fatto notevoli danni al sistema.
La legge Levi, che li limitava poco e male, ha solo portato aumenti di prezzo e chiusure di librerie e editori. E meno lettori.
Ora che le cose stanno cambiando, dobbiamo dare al tempo la possibilità di farci vedere cosa verrà, verso quale traguardo andremo: magari ci saranno più librerie e più lettori. Ci vorranno anni per vederne gli effetti, ma i primi dodici mesi sono stati incoraggianti.
Il risparmio, questi ultimi potranno farlo seguendo i consigli dei librai: tagliare libri e fumetti brutti, inutili ristampe di ciò che hanno. Un po' meno collezionismo e un po' più lettura...


Superiamo l'ignoranza "di gregge", informiamoci e cerchiamo di avere un minimo di onestà intellettuale.
Riuscire a venderli, 'sti benedetti fumetti, è essenziale quanto produrli e parlarne.
Forse anche di più...

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