Un sostegno concreto ai negozi che sono il tessuto della distribuzione nel fumetto: questo è il progetto saldaPress WE ARE FAMILY.
Ne parliamo col direttore editoriale, Andrea G. Ciccarelli
Abbiamo letto del progetto WE ARE FAMILY fase 2. Ma intanto una domanda preliminare: come se la passa saldaPress? Quanto è stato pesante il lockdown?
AGC: Ce la passiamo tutto sommato bene e fortunatamente nessuno di noi e dei nostri cari in questi mesi si è ammalato. E questa è la cosa più importante. Per il resto, nonostante lo stop alle uscite a marzo e ad aprile dovuto al lockdown – come sai, con la maggior parte delle fumetterie chiuse, abbiamo scelto di mantenere un allineamento delle nostre uscite, mettendole quindi in stand-by fino a maggio su tutti i nostri canali di vendita – abbiamo continuato a distanza il nostro lavoro di redazione, rivedendo buona parte dei nostri piani editoriali del 2020. L’obiettivo è stato quello di rendere la nostra proposta, diciamo, più agilmente monetizzabile della fumetteria. Quindi, per fare un esempio, visto che il rilancio di Buffy ha avuto un ottimo riscontro, abbiamo anticipato sia la pubblicazione del volume 2 (a luglio) sia il lancio dello spin-off Angel e della miniserie che lo introduce (a novembre). Il periodo, pur nella sua drammaticità, è stato comunque l’occasione per focalizzare meglio le idee che hanno poi portato alla nascita del progetto We Are Family. Erano idee che, in fase embrionale, erano presenti nei discorsi all’interno della nostra casa editrice già dallo scorso anno, ma diciamo che l’emergenza sanitaria ci ha fatto capire che c’era bisogno di accelerare nel metterle in piedi. Poi l’entusiasmo e l’alto numero di adesioni con cui il progetto è stato accolto ci hanno confermato che era giusto muoversi in quella direzione.
La vostra iniziativa è molto interessante, sicuramente una delle più dirette e
remunerative. Rispetto ad alcuni mesi fa, cosa è cambiato nel vostro rapporto con le
fumetterie?
AGC: Quello che è cambiato non è il rapporto con le fumetterie – che sono e restano i nostri partner commerciali – ma l’emergenza Covid che ha paralizzato per tre mesi la principale rete di vendita attraverso la quale i nostri libri raggiungono i lettori. Uno stop del genere – un quarto dell’anno – proiettato su una situazione di estrema fragilità strutturale come quella in cui le fumetterie già da tempo si trovavano, ha reso immediatamente chiaro per noi che c’era bisogno di azioni concrete. Bisognava attivarsi il prima possibile per sostenere la fumetteria lungo il corso dell’anno e pensare un modo per contrastare gli effetti di una situazione economica potenzialmente devastante per tutto il nostro sistema editoriale.
Così, con in mente l’idea di We Are Family, ci siamo mossi velocemente per chiedere il supporto ai nostri partner d’oltreoceano (in primis Skybound, Image Comics e Aftershock Comics) e agli autori con cui collaboriamo, tutti perfettamente consapevoli della necessità di fare tutto il possibile per dare una mano. La stessa disponibilità l’abbiamo trovata confrontandoci con i distributori da fumetteria, pronti a fornire parte della logistica necessaria al progetto.
L’idea di We Are Family è nata proprio da questo: dalla necessità di attivarsi per affrontare un problema contingente che riguarda il nostro ambiente. E anche dalla volontà di dare un esempio concreto per “chiamare alle armi” quanta più gente possibile – soprattutto altri editori – e in grado di dare un sostegno concreto alla fumetteria. Se noi da soli, con il meccanismo che abbiamo proposto, possiamo mettere a disposizione della rete della fumetteria oltre 100.000 euro in 5 mesi (che, me ne rendo perfettamente conto, costituiscono semplicemente uno strumento in più per le fumetterie per affrontare questo periodo, non certo la soluzione dei loro problemi contingenti), tutti insieme, contribuendo ognuno secondo la propria capacità, potremmo invece creare un volano economico epocale per il mondo del fumetto, dimostrando di essere davvero una grande famiglia.
L'assenza delle fiere – che si prospetta ancora lunga – inciderà molto sul vostro
fatturato?
AGC: Sì, abbastanza. Noi e le altre case editrici come la nostra ci troviamo tutti nella stessa situazione perché le fiere costituiscono una voce importante nei nostri fatturati annui e un momento centrale per costruire a più livelli la comunicazione intorno alle nostre attività. La cancellazione delle fiere e i problemi che ne sono derivati – un problema, non dimentichiamolo, anche per parecchie fumetterie che, durante l’anno, si appoggiano alle fiere per la costruzione dei propri fatturati e per vendere a clienti che, fosse solo per motivi geografici, non riuscirebbero a raggiungere – ha evidenziato un aspetto del nostro sistema editoriale per me importantissimo e che, da qui in poi, credo che debba essere centrale nei ragionamenti di tutti noi: parlando di industria del fumetto, l’editore, il lettore, l’autore e la rete di vendita e promozionale in tutti i suoi aspetti (quindi sì, anche le fiere), siamo tutti collegati. E, in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo e che, probabilmente, ci accompagnerà anche nei prossimi mesi, è necessario prendere coscienza di questa stretta correlazione. Perché io credo che sia proprio lì la chiave per superare nel migliore dei modi questo periodo. Quello del fumetto non è un mondo grandissimo e, proprio per questo, il circolo di idee e, in generale, la comunicazione può avvenire a grande velocità.
Ma, usando una metafora, è anche un corpo che ha bisogno della salute di tutti i suoi organi per funzionare, nessuno escluso. In questo momento, se uno degli organi si ammala, il resto del corpo non è in grado di sostituire la sua funzione. E quindi il sistema si avvita su se stesso e rapidamente collassa. È perciò necessario mettere da parte tutto ciò che può dividerci per concentrarci invece su cosa ci unisce oggi e guadagnare tempo per immaginare cosa ci potrà unire in modo più funzionale domani.
The Walking Dead, successo epocale, sta finendo in tutte le edizioni pubblicate. Quale
sarà il "nuovo" titolo di punta salda? Prevedete nuove edizioni per TWD e Invincible?
The Walking Dead è stato ed è ancora centrale nel nostro catalogo.
AGC: Diciamo che la fine della serie a fumetti di The Walking Dead e cosa la potrebbe sostituire è un problema molto più ampio di noi, in quanto credo che se lo ponga, prima di tutti, l’industria americana del fumetto per la quale, negli ultimi dieci anni almeno, il ruolo di The Walking Dead è stato centrale. Quindi è un problema che esiste ma è sano metterlo nella giusta prospettiva, magari aggiungendo che, nonostante la serie a fumetti sia conclusa, l’universo narrativo e crossmediale di cui è la serie a fumetti è il cuore, continua a espandersi con nuovi progetti che mantengono alta l’attenzione globale sul brand. E lo sappiamo tutti: per quanti fumetti di TWD possiamo aver venduto – senza il Covid, alla fine di quest’anno le proiezioni che avevamo fatto ci dicevano che avremmo raggiunto i 2 milioni di copie complessive tra tutte le varie edizioni – sono molte di più le persone che conoscono TWD solo per la serie TV. E altre ce ne saranno con i film e i nuovi spin-off. E se troviamo il modo di interessare anche solo una parte di loro al fumetto, TWD prenderà il passo regolare – e sanissimo per tutto il sistema – del classico che continua a essere venduto.
Aggiungo una cosa: per come la vedo io, invece che cercare disperatamente il nuovo successo epocale destinato a sostenere tutto il sistema, credo che sia molto più utile, per una casa editrice, creare e mantenere una coerenza editoriale e un rapporto di fiducia con tutta la catena di vendita. Così, quando la hit arriva (e quasi sempre questo arrivo è determinato da un mix di casualità e di cambiamenti culturali che nessuno governa o prevede), tutto il meccanismo editoriale è già pronto ad accoglierla e a farla funzionare al meglio. Questo non toglie che tutti teniamo l’orecchio a terra per scorgere i segnali, diciamo, dell’avvento del prossimo The Walking Dead. Però, per me, la cosa importante è che quell’attesa sia sempre dinamica, perché è da quell’ascolto che per noi sono nati negli anni progetti che ci hanno dato molta soddisfazione come ad esempio l’Aliens Universe o il Buffy Universe, o la possibilità di aggiudicarci un paio di licenze molto interessanti che a brevissimo debutteranno all’interno del nostro catalogo. Per me funziona così. Insieme a un po’ di fortuna che non fa mai male.
Per Invincible, invece, molti dei progetti futuri che lo riguardano sono necessariamente legati al lancio della serie animata e del film per i quali molto presto dovrebbero arrivare – il condizionale è d’obbligo, soprattutto dopo i mesi di stop dovuti al Covid – notizie.
Quanto vi ha penalizzato – SE vi ha penalizzato – non avere un distributore di
riferimento?
AGC: Tutti i nostri distributori sono distributori di riferimento e con tutti – ognuno con le sue peculiarità – dialoghiamo e cerchiamo di studiare insieme la miglior strategia commerciale da proporre poi alla fumetteria per raggiungere con le nostre pubblicazioni il cliente finale. Per diversi anni abbiamo avuto un distributore esclusivo e non escludo che in futuro torneremo ad averne uno. Ma permettimi di dire che oggi la priorità deve essere per tutti un’altra.
Il sistema ha delle storture, lo sappiamo bene (una su tutte? Il numero di attori nel comparto distributivo sproporzionato rispetto alle dimensioni reali della rete di vendita e al suo attuale volume di affari), ma in questo momento deve essere sostenuto tutto e ogni sua parte deve avere attenzione per proteggere tutte le altre, soprattutto quelle più fragili. Questo per alcuni, magari forti delle proprie posizioni di mercato, ancora non è chiaro ma è necessario metterlo al centro delle azioni di tutti noi che ci muoviamo in questo mercato quanto prima. In questo momento, per noi, tutti i distributori sono distributori di riferimento, così come tutte le fumetterie sono fumetterie di riferimento. Abbiamo un commerciale che sta facendo i salti mortali per tenere i contatti con tutti, per ascoltare e interpretare i feedback di tutti e per proporre ad ognuno la strategia commerciale più adatta per raggiungere i lettori con i nostri titoli. E stessa cosa per We Are Family, con i preziosissimi feedback sul progetto che la rete di vendita sta condividendo con noi. Li ascoltiamo, li valutiamo, modifichiamo spesso le nostre strategie in base a essi. In quest’ottica di collaborazione su un progetto comune – che è IL progetto, ovvero quello senza il quale viene a mancare la base su cui posa l’azione di ognuno di noi – avere o meno un distributore di riferimento credo che cambi poco.
Conta molto di più avere dei partner convinti che ora non è il momento di concentrare energie e mezzi su inutili guerre di posizione che solo qualche mese fa parevano aver senso (non ce l’avevano nemmeno allora, ma diciamo che era più facile per tutti far finta di non vederlo). Partner che capiscono l’entità del problema in cui tutti siamo coinvolti e che sono pronti a collaborare per trovare delle soluzioni con chiunque possa dare una mano.
Grazie e in bocca al lupo!
Iniziativa assurda che fa capire quanto Saldapress sia messa male. Senza più TWD, senza più Alien E Predator... oh, già immaginiamo il Ciccarelli e le sue affermazioni che certi fumetti erano espressione di mediocritas... Ma oggi quante copie vende un volume Skybound della Saldapress? Forse 100 copie? O siamo stati troppo ottimisti?
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