sabato 27 maggio 2017

Non c'è più tempo per l'ARF

Ieri, oggi e domani c'è l'ARF a Roma.
Da tre anni partecipo, ci ho sempre creduto e, anche se quest'anno è stato molto difficile, per problemi lavorativi e personali, ho deciso comunque di esserci.

La prima edizione, in una sede diversa, fu "di prova".
Tutti ne parlarono bene, ma con l'indulgenza che si riserva verso chi tenta qualcosa di nuovo ed impossibile. Nella fattispecie: fare una fiera di fumetti, coi fumetti, a Roma.

Il secondo anno, nuova location, grossi passi in avanti, ma ancora tante criticità da superare.
D'altronde, quando cambi sede, è un po' come ricominciare.

Ma il terzo anno, questo, è decisivo: non c'è più tempo di sbagliare.
Devi azzeccare tutte le mosse, devi dimostrare che sei all'altezza della situazione.
Non è più un evento una tantum: è diventato un lavoro.





Nel 2015, abbiamo detto dell'ARF:
per essere una prima edizione, ha funzionato benissimo.
Spazi non facili da gestire, ma ben messi e ben collegati con una cartellonistica che è raro trovare in fiera. Conferenze, tante e tutte interessanti. Soprattutto: piene!
Questo significa che si è raccolto un pubblico interessato, con una comunicazione in larga parte efficace.
Ma poi vengono le pecche: il pubblico, si di qualità, non è stato tantissimo.
La comunicazione, dicevamo, ha ben funzionato, ma forse ha puntato un po' troppo sul lato autoriale e autoreferenziale: chi legge fumetti e va alle mostre mercato, vuole sapere, appunto, che di mostra mercato si tratta. Coraggioso puntare sul solo fumetto, metterlo al centro: ma il lato commerciale deve essere presente ed evidente, perché è imprescindibile da quello autoriale: non campi di fumetto, se qualcuno non te lo vende. Che siano l'editore o la libreria, a farlo, cambia poco.
E, di tutti quelli che sono venuti in fiera, pochi hanno comprato fumetti. O, almeno, pochi hanno fatto acquisti negli stand dei negozi.
Questo, probabilmente, è dovuto al fatto che si è in parte sbagliata la comunicazione.
Anche perché, l'obiettivo di un negozio e quello di un editore, in fiera, sono diversi. Come diversi sono costi e margini, e spesso diverso è anche il pubblico.


Nel 2016, invece:

il festival è cresciuto. Sta crescendo velocemente: di rado mi è capitato di vedere un così repentino salto di qualità in una manifestazione dopo un solo anno dalla sua nascita. 
La "piccola rivoluzione", che consiste nel mettere il fumetto al centro del progetto, è ormai assodato: ha funzionato! L'Arf non è stata la prima, né l'unica manifestazione a farlo: ma l'ha fatto in modo quasi integralista. Fumetto, fumetto, fumetto.
Fumetto come mostre, come autori, come iniziative per i bambini. Come grandi eventi.Come mostra mercato riservata quasi solo ad editori ed autoproduzioni.Il tutto basato sulla competenza degli organizzatori, autori per esperienza e vocazione diversissimi tra di loro, e sulla collaborazione con altre realtà, come il Comicon, per la mostra di Hugo Pratt. 
Nel parlare di questa manifestazione, mi sento di aver poco da dire: mi sono complimentato per le tante cose che hanno funzionato, e le critiche sono ben poche. In primis, i costi: il biglietto, 10 euro, è alto, e non includere la mostra di Pratt, chiedendo per questa un extra, non mi è piaciuto. Gli stand costano ancora troppo, con prezzi paragonabili a quelli di Romics.


Come dicevo all'inizio, quest'anno era da dentro o fuori: svoltare o, per come la vedo io, rimanere un'incompiuta. 
E, lo dico senza misura, per me nel 2017 l'ARF ha saputo completare il percorso iniziato due anni fa: programma, sistemazione della location, tanti piccoli e grandi dettagli che hanno messo tutti, editori e negozianti, in condizione di lavorare al meglio.

Questo, perlomeno, è il parere del sottoscritto e di tutte le persone, addetti e pubblico, con cui ho parlato.
Ci sono ancora diverse cose da vedere: probabilmente serve la figura di un commerciale, per la mostra mercato, e allo stesso tempo il respiro della manifestazione deve diventare più ampio e, magari, internazionale. Ma servono sponsor, pubblici e privati: non possono tutti far finta di non vedere cosa è diventata questa manifestazione, che disterà anni luce da Romics, per quantità di pubblico e superficie occupata, ma che sa fare cultura del fumetto, sa parlarne, e punta ad un pubblico diverso, pur nella stessa città...

Insomma: in bocca al lupo agli organizzatori dell'ARF. Sicuramente, ne hanno bisogno!

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