L'altra mattina è capitato Fausto: definiamolo come un appassionato di fumetti, che non legge fumetti.
Mi chiede se ho Watchmen.
Gli dico di no. Mi evito tutta la tiritera sugli arretrati Planeta/DeAgostini bloccati e gliela faccio breve: "E' esaurito".
E lui, mi risponde, da persona non esperta del settore, "Mah... credevo che certi best seller fossero sempre disponibili...".
E lui, mi risponde, da persona non esperta del settore, "Mah... credevo che certi best seller fossero sempre disponibili...".
Lo guardo: in un attimo ha centrato il punto.
Il punto è che, se vai in libreria, certi libri sono sempre disponibili. Sempre.
E non parlo del singolo negozio, ma della possibilità di ordinarli.
Per i fumetti non è così. Forse è stata proprio la Planeta/DeAgostini, con tutti i suoi errori, per carità, ad avere il merito di aver cambiato il sistema: tirature alte, ristampe veloci dei best seller (pensiamo a Watchmen: quante ristampe ha fatto dell'edizione Omnibus, a fronte di una totale assenza dello stesso negli anni precedenti?), ottima qualità dell'edizione (lasciando stare gli errori, che comunque erano di lettering/traduzione, non tipografici o di allestimento).
Quindi, anche uno che non è un addetto ai lavori può capire che certi volumi DEVONO essere sempre disponibili: non per una sorta di malcelata passione, che ancora molti ritengono essere un requisito essenziale dell'editore, quando non del negoziante, ma perché i best seller vendono. Vendono sempre. Magari lentamente, ma in modo continuo. Sono BEST seller...
Come diceva l'amico Filo, visto che sul pianeta Terra siamo 7 miliardi, se ci fossero 8 miliardi di copie di V for Vendetta (parlando, forse, del best seller per eccellenza del fumetto), probabilmente si venderebbero tutte...
Come diceva l'amico Filo, visto che sul pianeta Terra siamo 7 miliardi, se ci fossero 8 miliardi di copie di V for Vendetta (parlando, forse, del best seller per eccellenza del fumetto), probabilmente si venderebbero tutte...
Questo discorso mi frullava in testa ieri pomeriggio, mentre falciavo il prato della villa che il mio lavoro mi permette di avere; pensavo e ripensavo.
E mi è venuto in mente quello che poteva essere l'approccio del mondo del libro a quello che è il fumetto, quello che avrebbe dovuto essere Meli Comics, in particolare.
E ripensavo a quest'aneddoto: dicembre 2010. Località segreta.
Il sottoscritto e il "duo Comic House formato da Daniele Pignatelli e Valentina Maielli (un mese dopo, i nostri negozi saranno il primo ed il secondo classificato tra le fumetterie italiane in un concorso indetto da Bao Publishing, tanto per menarsela), incontrano due rappresentanti di Messaggerie Libri, per parlare di un loro ingresso in distribuzione.
Noi, all'epoca, eravamo rispettivamente vice presidente e presidente dell'Associazione Fumetterie Italiane.
Loro, invece, gente seria, serissima, con veri biglietti da visita, giacca e cravatta.
Mica due sfigatoni con la maglietta di Capitan America, per dire.
Ci convincono, parliamo un po' ed andiamo via con l'idea che le cose stanno per cambiare.
Pochi mesi dopo, entra in scena Me.Li. Comics, la divisione di Messaggerie per gli editori del fumetto.
In principio, parlando con gli altri distributori, è forte il loro dissenso. Lo interpreto come una paura del cambiamento, e mi faccio forte della loro professionalità, del "cambieranno le carte in tavola". Tante sono le perplessità, che aumentano di giorno in giorno. La perla è la distinzione che fanno tra libreria e fumetteria, mai sentita a nessun livello e che, a voler essere generosi, desta forti dubbi anche a livello legale (al momento alcune fumetterie hanno messo -giustamente- di mezzo gli avvocati): di fatto le prime vengono rifornite come di consueto (con il reso, con gli agenti che vengono a proporti titoli...) mentre le seconde (no reso e agenti, sconti più bassi di prima) vengono a trovarsi in una posizione differenziata e svantaggiata, pur senza alcun motivo legale o di natura merceologica.
Oltretutto, dove fino ad inizio 2011, un negoziante poteva rifornirsi da un unico distributore, facendo ordini da un solo catalogo o massimo due, ma in una sola soluzione, ad oggi Me.Li. Comics rappresenta un passaggio obbligato e, a fronte di cinque/sei editori con uscite regolari, obbliga ad ordinare da tre cataloghi diversi, con tre scadenze diverse e modalità non accumunabili, sconti spesso non chiarissimi, sito pessimo ed inutilizzabile (e inutilizzato da molti...).
Un netto peggioramento, almeno per le fumetterie.
Quindi, quando gli editori gongolano, è solo ed esclusivamente per possibilità ed opzioni che LORO anno raggiunto grazie a Messaggerie (ad esempio, gestire loro gli ordini e sapere da DOVE vengono), non per un miglioramento generale del sistema, magari neanche per le vendite che, essendo segretate, non possono dirsi diminuite, ma neanche aumentate...
Pensate: la distribuzione nel fumetto è talmente marcia ed antiquata, che un sistema venti volte più grande (come punti vendita), molto più rodato, con fatturati altissimi, professionalità da vendere, si è piegato al primo, ereditandone tutti i difetti al punto da diventare irriconoscibile...
Il fumetto batte il libro uno a zero. Almeno.
E non c'è da gioire...
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