mercoledì 8 gennaio 2020

E se Lion, poi, in fin dei conti non fosse così male?

Non preoccupatevi: la risposta è "si". Lion è "così male".
Almeno al momento, e sono già spariti i segni di miglioramento e riorganizzazione di qualche mese fa...

Ma, per quanto riguarda la ottuagenaria storia della DC in Italia, considerando tutti gli editori che ne hanno detenuto i diritti, l'attuale licenziatario è così male in senso assoluto?

Ragioniamoci un attimo.


Anche se per fattori diversi, come per la Marvel la storia della DC in Italia si può dividere in due periodi, con la metà degli anni ottanta a fare da divisorio: prima, essenzialmente, Mondadori, Cenisio e Williams.
Dal longevo Nembo Kid, alle brevi serie pubblicate da Williams Inteuropa, passando per i cambi di formato della Cenisio: ma c'è poco da dire, sarebbe come paragonare l'Editoriale Corno a Panini Comics, epoche troppo diverse per fare confronti seri. Pensiamo ai costi dei fumetti, alle serie originali, eterne un tempo, divise in una sorta di "stagioni" oggi, o al rapporto col pubblico, dalle lettere ai social. Proprio no.

Ma, dalla seconda metà anni ottanta, con lo spartiacque di Crisi sulle Terre Infinite, qualche discorso si può fare.

In questo periodo, DC in Italia, dopo la fine della Cenisio e la insignificante parentesi della Labor, è pubblicata da Rizzoli sulla rivista Corto Maltese: Watchmen, V for Vendetta, ma anche Batman Anno Uno e il rilancio di Superman di Byrne e molto altro materiale autoriale; la direttrice Fulvia Serra portò poi in Italia una serie regolare di Batman, quella pubblicata da Glenat.
Intorno al 1990 si aggiunsero Comic Art e Play Press: la prima col materiale Vertigo, la seconda con tutto quello che c'era di supereroistico, esclusi Superman e Batman (appunto, in mano a Rizzoli/Glenat).

Quindi, intorno al 1990, i diritti DC si stabilizzarono in tre poli: Vertigo alla Comic Art con Horror, All American Comics, DC Comics Presenta e alcune serie spillate; Batman e Superman a Glenat/Rizzoli; tutto il resto alla Play Press. Sostituite alla Comic Art la General Press (poi Magic Press) e "accorpate" Superman e Batman al parco delle serie in mano a Play Press (il primo nel 1993, il secondo nel 1995) ed avrete la situazione italiana fino a metà anni duemila.

In tutto questo periodo, le critiche da parte dei lettori non sono mai mancate.
Corto Maltese ne subiva per il formato "rivista": le misure di Watchmen e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, ad esempio, furono all'inizio molto criticate perché troppo grandi rispetto alle dimensioni dei normali comic book. Idem per il fatto che le serie pubblicate erano spezzettate in modo indegno.

Su Batman Glenat, Fulvia Serra alternava le testate originali con un ordine opinabile, e spesso si lasciava andare a dissertazioni politiche non gradite.

Play Press, nel periodo migliore della sua storia, era giunta ad avere quasi una quindicina di uscite mensili dedicate a DC.

Ma, come per la Marvel anni prima, i difetti c'erano ed erano evidenti.

I prezzi subivano continui rincari, la grafica e le edizioni erano pessime: il confronto con la Marvel Italia era improponibile ad ogni livello. Oltretutto, Play Press non riusciva a mantenere in vita le serie regolari, che duravano all'incirca tra i due e i quattro anni, eccezion fatta per Superman (sei).
A fine anni novanta, ormai l'editore si rivolgeva quasi solo al mercato delle fumetterie, a prezzi comunque elevati. Le "seconde" serie regolari di Batman e Superman erano davvero care (3500, poi 4000 quindi 8000 lire!), e negli anni successivi le cose peggiorano, coi "magazine" sempre dedicati ai due eroi simbolo a 3,90 euro e con DC Universe, antologica spillata solo a 5 euro per tre storie: prezzi che Panini Comics avrebbe raggiunto oltre dieci anni dopo!

Nell'estate 2006 Play Press molla. Bombardata di critiche dai lettori disaffezionati a fronte di un editore incapace di presentare coerentemente e organicamente il DC Universe, nonostante ad oggi sia stato il licenziatario storicamente più longevo (sedici anni, di cui undici come unico editore del DC Universe), anticipa il passaggio dei diritti a Planeta/DeAgostini.

Da ricordare la vergognosa svendita a Lucca Comics, col quale l'editore raschiò le ultime briciole del proprio lavoro regalando al pubblico con sconti del 50% e prezzi fissati a 1 euro per manga e serie regolari tutto il proprio catalogo, mentre le fumetterie non riuscivano a rifornirsi di arretrati.
Lo scarso appeal della Play Press si vede ancora oggi con lo scarso valore che hanno serie e volumi presso il pubblico dei collezionisti...


E si arriva a Planeta/DeAgostini, colosso spagnolo che, quando si vede soffiare i diritti Marvel in terra iberica da Panini Comics, acquista, sia nel proprio paese che in Italia, quelli DC Comics, cui pare che l'editore di Modena ambisse. Il lancio non è in grande stile, ma la quantità quantità di serie e volumi è in continua crescita.

La qualità, però, si abbassa: errori di lettering, periodicità approssimativa, refusi, piano editoriale inesistente, scelte fuori da ogni logica e di difficile comprensione; distribuzione affidata all'approssimativa Pegasus/Alastor: tutti problemi che si accumulano, portando alla fine dell'epoca "Planeta" e il passaggio a RW-Lion tra il 2011 e il 2012.

In tutta questa negatività, però, va riconosciuto che l'editore spagnolo nei suoi sei anni scarsi cambia il mercato italiano: le edizioni economiche di Sandman e Preacher, prime complete in questo formato, gli Absolute e i volumi di pregio dedicati ai classici e ai grandi capolavori (da Crisis al cofanetto di Preacher) di fatto fanno capire anche a un editore "prudente" come Panini che c'è spazio per un certo tipo di volumi. Non è un caso che Masterworks e Omnibus inizino ad uscire con regolarità solo dopo l'esperienza Planeta: anche la Marvel, che in edicola è stata vincente dall'epoca Play Press, inizia a puntare decisamente su un certo pubblico di fan e appassionati.
E il modo orrendo in cui il vecchio licenziatario DC lascia il campo, in collaborazione con Alastor, non deve far dimenticare il ruolo che ha giocato nell'allargamento del mercato.


Ora, in tutto questo excursus, riassunto in modo veloce e sicuramente deficitario, ma con - spero - intatto il senso "storico" delle vicende, mi chiedo come sia possibile criticare Lion senza considerare prima alcuni fattori, come lo scarso appeal che il materiale DC ha avuto, frutto in gran parte anche dei passaggi continui di mano dei diritti: negli ultimi cinquant'anni, contando anche solo gli editori principali, questi sono il doppio rispetto a quelli che hanno pubblicato la Marvel, e in ogni caso l'unica gestione "esclusiva" lunga è quella Play Press (undici anni) contro Corno (quattordici) e Panini Comics (quasi ventisei!). Oltretutto, il continuo alternarsi di gestioni "criticate" fa si che ogni nuovo licenziatario abbia un'alta percentuale di aspettative da parte dei fan, un po' come una squadra di calcio che cambia allenatore e giocatori, puntando in alto per poi finire tristemente in mezzo alla classifica.

Per questo, le critiche vanno ponderate e storicizzate.
La maggior parte sono giuste e sacrosante: Lion ha peccato gravemente per la scarsa e spesso confusionaria comunicazione, per l'assenza di un piano editoriale chiaro, e soprattutto - mia personalissima opinione - perché ha mancato in quello che doveva essere il suo punto forte, ovvero il lato commerciale e distributivo, visto che nasceva da Alastor, grossista presente nel mondo del fumetto da oltre venti anni.

Ora, il futuro pare dire Panini. Siamo stati i primi a dirlo, e i pochi che ci hanno seguito hanno copiato spesso senza citarci.
Tanti ne parlano anche pubblicamente, ma non ci sono ufficialità.
Tutti citano misteriosi addetti ai lavori, o amici di amici che "sanno".
Sarà: ma intanto nessuno, anche tra i misteriosi "addetti" cita fonti certe o ha conferme neanche ufficiose.

Personalmente, alla luce dei rincari di questo mese, e soprattutto della convinzione che i monopoli funzionano solo per un soggetto, ovvero il monopolista, spero che queste voci siano false e vengano smentite quanto prima.

Vedremo.

Sicuramente, che sia Lion, Panini Comics, o altri, non sarà facile risollevare le sorti del DC Universe in Italia, o valorizzare la Vertigo. Il licenziatario avrà in mano quello che, complessivamente, è uno dei cataloghi editoriali più vasti ed interessanti al mondo, ma in un periodo storico in cui il fumetto - e il mondo supereroistico in particolare - sembrano in netta difficoltà.


Fantaeditoria?



Nessun commento:

Posta un commento