a cura di tetsuyatsurugi
Avete presente quel film dove vedevi la videocassetta maledetta e morivi entro sette giorni?
Ecco, con la conferenza Bonelli via web ti bastano 7 minuti (ah, le connessioni veloci di oggi, altro che le vhs!), per rimanerci secco dalla noia, complice anche il parterre di protagonisti che sono sfilati sul palco dove se ne sono viste veramente di tutti i colori (se parliamo di gradazioni che dal grigio scuro vanno verso il nero); tra gente che si incartava salendo sul palco (dove palesemente non aveva certo granché voglia di salire, tipo Sclavi), a presentatori impacciati (mani due spugne, salivazione azzerata), con battute invero poco brillanti, passando per inquadrature fisse mentre venivano presentati un sacco di autori presenti in sala (di cui abbiamo potuto ammirare nuche, profili lontani, voci flebili fuori campo, talvolta neanche quelle, non riuscendo a riconoscerne né vederne per intero nemmeno uno), fino all’abbioccante responsabile del nuovo settore multimediale (sezione intateiment) e al letalmente soporifero rappresentante della manifestazione lucchese (dove la Bonelli da quest’anno avrà direttamente un padiglione!), entrambi dotati di una verve che un pensionato col catetere è più vivace di loro (ma si era già ricoverati all’ospedale da mezz’ora arrivati a quel punto).
Il responsabile per la commercializzazione dei diritti Rai.com (ma cusa l’è?), l’ho proprio dimenticato, anche grazie al microfono tenuto in mano a minchia di mulo, che c’ha fatto inizialmente sentire poco il sonoro e all’ammissione di non essere grande esperto di fumetti, bensì di diritti commerciali, maremma buhaiola!
Nulla di nuovo sotto il sole quindi, a parte la notizia bombona delle variant, novità assoluta per la Bonelli, purtroppo una triste realtà dei nostri giorni, per chiunque entri in fumetteria e sia ancora un po’ sano di mente; dico purtroppo, perché grazie all’uso smodato che se ne fa nel campo dei comics (come tutti sappiamo, o dovremmo sapere), oggi il primo che se ne esce con l’ennesima variant, più o meno limitata, non può che causare da imbarazzanti fenomeni di meteorismo incontrollato (leggasi, far pettare a raffica e senza ritegno) a direttamente fortissimi attacchi di cagarella fulminante in chiunque apprezzi un fumetto per quello che è, ovvero un intrattenimento divertente, facilmente accessibile ed economico invece che un “prodotto” “commerciale” e più copie uguali, difficilmente ottenibili e costose, ne compri, e più sei contento (e scemo).
Mi viene da ridere quando dicono che allo stand/padiglione ne distribuiranno comunque delle quantità limitate ad ogni singolo “cliente” (mica saranno tutti “lettori” quelli), e poi quel poco che avanzerà verrà venduto on-line esclusivamente sul sito Bonelli, e questo giusto per evitare speculazioni (!); se già solo con Dragonero zero, distribuito gratuitamente dall’anno scorso per tutte le mostre a cui hanno partecipato, abbiamo visto cosa è successo, figuriamoci quando le quantità saranno così dichiaratamente limitate.
La cosa paradossale è che almeno molte variant dei comics sono tranquillamente acquistabili in fumetteria anche per mesi, qui invece hanno pensato bene di partire subito col piede sbagliato e farne un oggetto da collezione a prescindere, ovvero il modo peggiore, e più distante dalla politica Bonelli (finora), di farle.
Chissà perché vedo già la ridicola speculazione dei mesi prossimi (o forse anni), ovviamente ci sarà da distinguere tra un Adam Wild e un Ringo 1 (nome che oltretutto, si presta a una certa ironia), e quella ben più importante di Dylan Dog, dico ridicola perché almeno per stavolta non ce n’è una veramente importante o epocale che giustifichi qualsivoglia esborso superiore al prezzo di copertina; ovvio, quella di Dylan lo sarebbe, ma solo perché lo dice qualcuno degli autori (o perché è a colori? O perché è un rilancio che si SPERA faccia il botto? O perché si e basta?), e in rete è pieno di appassionati che si bevono tutte ste cazzate, le altre due, per importanza, fanno ridere, chi vorrà svenarsi per averle (o meglio, dovrà), prego, si accomodi.
Speriamo la loro intrinseca scarsa importanza sia valutata attentamente dal pubblico (pagante), ma non facciamoci illusioni, ovviamente non mi riferisco agli autori delle medesime, quello è de gustibus, purtroppo quando parliamo di variant paradossalmente non contano uncaz… non contano nulla, o comunque molto poco, rispetto alla tiratura (e anche al personaggio, bisognerebbe ricordarsi); già mi vedo l’ennesimo fumettivendolo che sparando la cifra ti dirà, a prescindere che sia quella di Dylan Dog o di Adam Wild – ehh, è limitatissima, rarissima, ormai introvabile, io tengo famiglia, ci campo con ste cose, tu sei fesso e quindi il cerchio si chiude per cui… sgancia subito, a pentirti hai sempre tempo dopo… – e probabilmente manco saprà il nome del disegnatore della medesima (triste ma è così, e lo sappiamo, per cui, di che parliamo, del valore di Gipi o Dell’Otto o di Breccia?).
Mi preoccupa molto di più quando in futuro dovranno farne per Tex, o magari per altre testate che assolutamente per sbaglio o altri assurdi motivi potrebbero interessarmi (può sempre capitare, scusate l’interesse prettamente autoreferenziale!), e dovrò pure sbattermi per procurarmele (ecco, visto, mi sta già venendo il mal di pancia al solo pensiero, tempesta di meteorismo in avvicinamento!!).
Perché, purtroppo, mi sa che da qui alla prossima Lucca, chissà, già da Cartoomics, e forse anche a Napoli e Roma, potremmo vederne altre, magari non a tre per volta, ma comunque ormai il vaso di Pandora è stato aperto, e non si potrà certo richiuderlo; e… tra quattro anni, nel 2018 (il primo numero uscì nel settembre del 1948), Tex compirà 70 anni e poco dopo arriverà anche al numero 700 (febbraio 2019!), quindi altro che (la) variant, qualcosa di apocalittico dovrà succedere, e LE variant (si, lo dico preventivamente al plurale perché ormai non mi stupirei più di niente), per Tex potrebbero sprecarsi (tipo anche una per ogni manifestazione fumettistica dell’anno, così ognuna potrebbe avere la sua variant e NON scontentare nessuno, ovvero far tribolare un casino di gente per procurarsele tutte…).
Forse, ne faranno poi anche un cofanetto limitato ^__^!!
Questo se non dedicheranno a Tex delle variant anche prima ovviamente…
Ma questa era la notizia mezza importante, quella nulla era il padiglione completamente dedicato a Lucca, una minchiatella se ovviamente non ci fosse stata nessuna iniziativa speciale inside, e quella delle variant era una, e quindi abbiamo la prima vera mezza notiziona (con qualcosa dovevano pure riempirlo sto padiglione); nei prossimi anni ci sarà poi ulteriore margine per venderci anche le proprie produzioni librarie, certo, molti editori dai grandi ai medio piccoli, dalla Mondadori alla Bao, passando per Rizzoli, Panini, 001 e tante altre, rimarranno a bocca asciutta, niente più salvagente Bonelli per alcuni di loro, anzi, un temibile concorrente che dalle ancora importanti cifre da edicola ti sbarca direttamente nel mercato di nicchia di librerie di varia e fumetterie (mò so cazzi loro), speriamo per lo meno che la casa editrice sia abbastanza illuminata e in grado di valorizzare le tante proposte passate meritevoli di riscoperta che sicuramente ha nei suoi archivi.
Ma l’annuncio fondamentale è quello delle future produzioni a livello multimediale, quello si, l’unico vero motivo per cui sperare nella sopravvivenza dei suoi fumetti, o meglio, dei suoi personaggi, ovvero portarli fuori dall’ambito ormai agonizzante del Fumetto su carta; d’ora in avanti, volenti o no, dovranno darsi una smossa e partorire molto più in fretta nuove idee per i prossimi anni, e magari pure buone, e forse, non trattandosi solo più di fumetti cartacei, qualcosa di buono a prescindere ne verrà fuori, perlomeno ci sarà qualcosa di cui (s)parlare qui in rete (io conoscendo la casa editrice, e visto il responsabile di questo nuovo reparto di cui ho tessuto le lodi poco sopra, nutro i miei dubbi, ma tant’è, staremo a vedere).
Quello che mi da più in testa è che la Bonelli, piaccia o non piaccia, è la stessa casa editrice che ha tirato fuori delle hit pazzesche, creato dei classici del fumetto incredibili, ma che poi negli ultimi anni li ha rovinati puntualmente tutti quanti; e mettiamoci pure IMHO, ma da vecchio lettore, di serie che si sono impantanate coi testi, peggiorate nei disegni (e poi infatti in taluni casi hanno pure chiuso, anche dopo centinaia di numeri!), di speciali diventati sempre più banali e noiosi all’opposto di quello che avrebbero dovuto essere (speciali, appunto), per non parlare di occasioni “artistiche” mancate (un Tex disegnato da Ferri, un texone disegnato da Letteri, un Villa che disegnasse almeno una storia regolare di Dylan Dog, un Diso su Zagor, di nuovo Ferri su Mister No, una marea di disegnatori texiani, e non, su altre collane, almeno una tantum, idem per innumerevoli scrittori, potrei fare esempi infiniti), bè, di cose che non andavano, o che avrebbero potuto andare meglio, molto meglio, negli anni, ne ho viste veramente troppe.
Aspetta e spera, non credo nemmeno sia giusto visti i risultati narrativi e ideativi sempre più deludenti degli ultimi anni, poi, quando Dylan Dog, rilanciato in pompa magna come solo alla Bonelli (non) sanno fare, farà di nuovo il milione di copie (ristampe comprese), allora magari torno a comprarlo anch’io (come? Oggi quelle cifre non le farà mai più manco se lo scrive il Padreterno? Vaglielo a dire a Recchioni ^___^!).
Eh, beata ingenuità, laggiù, in quel luogo lontano lontano chiamato realtà, se vai in giro a dire che adesso Dylan Dog lo rilanciano cambiando il “voi” con il “lei”, facendogli usare (forse) un cellulare (!), o mandando in pensione l’ispettore Bloch (chi?), ti ridono in faccia, ma se insisti, affermando che ora la gestione è affidata appunto a un certo Recchioni, e c’è di che star tranquilli, parte in automatico la risata di scherno con tanto di pernacchio incorporato (chissà perché), e giù battutacce con più o meno vaghissimi doppi sensi (incredibile!).
Così come parlare di Orfani come di fumetto “innovativo”, solo perché la Bonelli, con oltre dieci anni di ritardo rispetto ai comics, ha prodotto un fumetto dalla lettura rapida (leggasi, decompressa), pure troppo, a colori (ma senza carta patinata, che non ci stava dentro coi costi), con delle splash page (!) e c’ha messo pure qualche parolaccia (numi! Cielo!).
Speriamo nel cartone animato, forse sarà più azzeccato visti i risultati cartacei, dovrei mettermi qui a spiegare la differenza tra un fumetto che ha la sua dignità, espressione completa delle potenzialità del suo mezzo espressivo, pur avendo e pur parlando con un linguaggio veloce e cinematografico, e perché no, anche a colori, e un fumetto che andando a rimorchio di film, telefilm e videogiochi, scopiazzandoli, pardon, “citandoli” a piene mani e spingendo troppo sulla decompressione, finisce per scimmiottarli e collocarsi dritto filato sotto le sue fonti ispirative (cioè, a quel punto, meglio vedersi il videogioco, il film o il telefilm e fai prima).
Opinioni… punti di vista… bla bla bla…
In realtà parliamo della differenza che intercorre tra i veri e propri “classici”, che rimangono nel cuore e nelle discussioni degli appassionati per decenni (forse chissà, ormai il tempo in cui un fumetto riusciva a diventare così è finito, e lo è definitivamente), e i cosidetti instant classic, orripilante termine “moderno” (coniato da Lupoi e dalla Panini, li possino ciancicà), che però dà bene l’idea di una “roba” che a pochi anni o mesi dalla sua conclusione nessuno più rimembra (e oggi vanno per la maggiore, domani pure, ma saranno altri, di cui non importerà nulla a nessuno già dopodomani).
E’ il discorso che facevo sullo scollamento dalla realtà da parte di chi sostanzialmente bazzica in rete da troppo tempo, e purtroppo, quando si è dentro da così a lungo, non se ne accorge di essere sbarellato e si beve tutti gli annunci di ste novità/capolavoro.
La volete sapere la verità?
E che dopo tutto il battage mediatico che hanno provato a sollevare per Dragonero e per Orfani, i risultati si siano stabilizzati a quelle cifre striminzite riportate nel grafico, magari buone per un guadagno ma certo non così lusinghiere come si aspettavano (o pensavano di aspettarsi).
Guardate il cerchio che si chiude, il venduto del primo numero di Dylan Dog (nel lontano 1986), fu di 50.000 copie, ovviamente quelle stampate furono molte di più, però coi mesi e il montare del suo successo, dovuto al tam-tam dei lettori in era pre-internettiana (!), la tiratura arrivò a numeri spaventosi, come riportato sulle copertine dei numeri 43 e 45, toccando ufficialmente le 200.000 (!); oggi stampi 120.000 copie di Orfani 1, sperando di venderne almeno 60.000, ne fai 50.000, e poi come sempre capita in questi anni, scendi e ti assesti, in questo caso a 26.000 (secondo Fumetto d’Autore)/29.000 (secondo la casa editrice), poco più della metà del venduto del primo numero, manco un quarto della tiratura iniziale.
Io pensavo che “successo” volesse dire sbancare il botteghino, esaurire le tirature e ristampare a breve i primi numeri, non annunciare già contemporaneamente una ristampa da libreria perché tanto ormai si sa, se non spingi il titolo adesso tra qualche anno chi se lo fila più (ammazza, che successo!).
Se non altro hanno fatto saltare un certo tabù vigente nelle discussioni in rete, se oggi uno può decidere prima ancora di averlo visto in edicola, di comprarsi il suo bel fumetto in edizione de-luxe, conoscendo dall’annuncio solo autori e casa editrice (e qualche scarna anticipazione), e per questo non passa necessariamente per scemo, bensì all’opposto per appassionato attento e preparato, allora possiamo, con gli stessi presupposti, bollare il tutto come meglio ci aggrada (e senza ritegno, inserite voi la parolaccia che preferite), senza nemmeno scomodarci ad andare in edicola e spendere un centesimo (una rivoluzione nelle oziose discussioni internettiane su siti e forum!).
E magari un domani, potremmo sbilanciarci anche senza sapere autori e case editrici, basterà vedere solo le copertine!
Io, bè, ammetto che già lo faccio ^__^, ma sono troppo esperto (ehm ehm, coff coff), voi a casa non fatelo che rischiate solo di farvi male comprando volumi cartonati con la minchia e la sorpresa dentro di un fumetto noioso e disegnato male, magari a 20 cocuzze (e l’avete pure prenotato), bisogna essere lettori professionisti con decenni di letture sul gobbo e conoscere molte bancarelle e mercatini on-line, per ovviare a certi inconvenienti… oltre ad avere la cultura necessaria per distinguere un fumetto da 1 Euro da quello da 50 centesimi e far rientrare tutti gli altri in queste due categorie ^__^.
Ah, la Bonelli, diciamo che se ti aspettavi questo…
…era più facile ottenere quest’altro…
Certo, così forse è stato fino ad oggi, vedremo per il futuro, e speriamo veramente in fiction e film e telefilm targati Bonelli più virati verso lo scoppiettante primo filmato che non verso un target (senza gnocca), buono si e no per Nonno Felice (sigh e sob)!
E ci siamo, Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Spero di essere arrivato in tempo a fare gli Auguri ai nostri affezionati lettori (credo tre o quattro, compreso Brub! e i suoi due nick fasulli che usa per le truffe telematiche), solo pochi giorni fa (era il 10 ottobre, sembra veramente l’altro ieri!), passo per un rinomato centro commerciale e vedo un bell’alberello di Natale tutto addobbato a festa, poi il giorno dopo ho la conferma in un supermercato, dove mi ritrovo davanti panettoni e pandori con tanto di effigi di Babbo Natale sopra.
Certo, fa ridere che nello stesso supermercato qualche sprovveduto abbia lasciato ancora sugli scaffali i festoni per Halloween, che in effetti coi panettoni fanno un po’ a pugni, essì che tutti ormai sanno, o dovrebbero sapere, che Ognissanti si festeggia il 15 agosto.
Se a questo aggiungete uno di quei classici Babbi Natale scrausi, che si arrampicano su scale farlocche per arrivare nei balconi della gente, che ho avvistato già su un paio di case (lasciati evidentemente lì dall’anno scorso, gente previdente… che tanto un anno passa in fretta), più quello di un mio vicino che sul balcone c’ha lasciato direttamente tutte le luminarie (uno spettacolo a luglio e agosto), avrete anche voi la prova certa che ormai Natale è alle porte e bisogna pure affrettarsi per i regali; certo, dispiace Lucca si tenga praticamente a cavallo di Capodanno, e non oso immaginare chi avrà la lucidità di andarci il primo del mese prossimo, ovvero anche il primo giorno dell’anno nuovo, ma tant’è, perlomeno per la Befana, ovvero il 6 novembre, ci saranno un sacco di fumetti in regalo dentro la calza!
Avevamo lasciato un certo discorso in sospeso un paio di puntate fa, e oggi dovremmo fare il pelo e il contropelo a fumetterie e avidi lettori ma la Bonelli ha pensato bene di fare un mega annuncio epocale a fine settembre, col suo inconfondibile stile, pachidermico e paludato, ovvero un’ora e tre quarti di video conferenza... per tre annunci in croce (tre di numero, tre!), di cui però veramente importanti solo uno e mezzo, e non possiamo certo ignorarla.
Avete presente quel film dove vedevi la videocassetta maledetta e morivi entro sette giorni?
Ecco, con la conferenza Bonelli via web ti bastano 7 minuti (ah, le connessioni veloci di oggi, altro che le vhs!), per rimanerci secco dalla noia, complice anche il parterre di protagonisti che sono sfilati sul palco dove se ne sono viste veramente di tutti i colori (se parliamo di gradazioni che dal grigio scuro vanno verso il nero); tra gente che si incartava salendo sul palco (dove palesemente non aveva certo granché voglia di salire, tipo Sclavi), a presentatori impacciati (mani due spugne, salivazione azzerata), con battute invero poco brillanti, passando per inquadrature fisse mentre venivano presentati un sacco di autori presenti in sala (di cui abbiamo potuto ammirare nuche, profili lontani, voci flebili fuori campo, talvolta neanche quelle, non riuscendo a riconoscerne né vederne per intero nemmeno uno), fino all’abbioccante responsabile del nuovo settore multimediale (sezione intateiment) e al letalmente soporifero rappresentante della manifestazione lucchese (dove la Bonelli da quest’anno avrà direttamente un padiglione!), entrambi dotati di una verve che un pensionato col catetere è più vivace di loro (ma si era già ricoverati all’ospedale da mezz’ora arrivati a quel punto).
Il responsabile per la commercializzazione dei diritti Rai.com (ma cusa l’è?), l’ho proprio dimenticato, anche grazie al microfono tenuto in mano a minchia di mulo, che c’ha fatto inizialmente sentire poco il sonoro e all’ammissione di non essere grande esperto di fumetti, bensì di diritti commerciali, maremma buhaiola!
(Andiamo bene!)
Nulla di nuovo sotto il sole quindi, a parte la notizia bombona delle variant, novità assoluta per la Bonelli, purtroppo una triste realtà dei nostri giorni, per chiunque entri in fumetteria e sia ancora un po’ sano di mente; dico purtroppo, perché grazie all’uso smodato che se ne fa nel campo dei comics (come tutti sappiamo, o dovremmo sapere), oggi il primo che se ne esce con l’ennesima variant, più o meno limitata, non può che causare da imbarazzanti fenomeni di meteorismo incontrollato (leggasi, far pettare a raffica e senza ritegno) a direttamente fortissimi attacchi di cagarella fulminante in chiunque apprezzi un fumetto per quello che è, ovvero un intrattenimento divertente, facilmente accessibile ed economico invece che un “prodotto” “commerciale” e più copie uguali, difficilmente ottenibili e costose, ne compri, e più sei contento (e scemo).
Mi viene da ridere quando dicono che allo stand/padiglione ne distribuiranno comunque delle quantità limitate ad ogni singolo “cliente” (mica saranno tutti “lettori” quelli), e poi quel poco che avanzerà verrà venduto on-line esclusivamente sul sito Bonelli, e questo giusto per evitare speculazioni (!); se già solo con Dragonero zero, distribuito gratuitamente dall’anno scorso per tutte le mostre a cui hanno partecipato, abbiamo visto cosa è successo, figuriamoci quando le quantità saranno così dichiaratamente limitate.
La cosa paradossale è che almeno molte variant dei comics sono tranquillamente acquistabili in fumetteria anche per mesi, qui invece hanno pensato bene di partire subito col piede sbagliato e farne un oggetto da collezione a prescindere, ovvero il modo peggiore, e più distante dalla politica Bonelli (finora), di farle.
Chissà perché vedo già la ridicola speculazione dei mesi prossimi (o forse anni), ovviamente ci sarà da distinguere tra un Adam Wild e un Ringo 1 (nome che oltretutto, si presta a una certa ironia), e quella ben più importante di Dylan Dog, dico ridicola perché almeno per stavolta non ce n’è una veramente importante o epocale che giustifichi qualsivoglia esborso superiore al prezzo di copertina; ovvio, quella di Dylan lo sarebbe, ma solo perché lo dice qualcuno degli autori (o perché è a colori? O perché è un rilancio che si SPERA faccia il botto? O perché si e basta?), e in rete è pieno di appassionati che si bevono tutte ste cazzate, le altre due, per importanza, fanno ridere, chi vorrà svenarsi per averle (o meglio, dovrà), prego, si accomodi.
Speriamo la loro intrinseca scarsa importanza sia valutata attentamente dal pubblico (pagante), ma non facciamoci illusioni, ovviamente non mi riferisco agli autori delle medesime, quello è de gustibus, purtroppo quando parliamo di variant paradossalmente non contano un
Mi preoccupa molto di più quando in futuro dovranno farne per Tex, o magari per altre testate che assolutamente per sbaglio o altri assurdi motivi potrebbero interessarmi (può sempre capitare, scusate l’interesse prettamente autoreferenziale!), e dovrò pure sbattermi per procurarmele (ecco, visto, mi sta già venendo il mal di pancia al solo pensiero, tempesta di meteorismo in avvicinamento!!).
Perché, purtroppo, mi sa che da qui alla prossima Lucca, chissà, già da Cartoomics, e forse anche a Napoli e Roma, potremmo vederne altre, magari non a tre per volta, ma comunque ormai il vaso di Pandora è stato aperto, e non si potrà certo richiuderlo; e… tra quattro anni, nel 2018 (il primo numero uscì nel settembre del 1948), Tex compirà 70 anni e poco dopo arriverà anche al numero 700 (febbraio 2019!), quindi altro che (la) variant, qualcosa di apocalittico dovrà succedere, e LE variant (si, lo dico preventivamente al plurale perché ormai non mi stupirei più di niente), per Tex potrebbero sprecarsi (tipo anche una per ogni manifestazione fumettistica dell’anno, così ognuna potrebbe avere la sua variant e NON scontentare nessuno, ovvero far tribolare un casino di gente per procurarsele tutte…).
Forse, ne faranno poi anche un cofanetto limitato ^__^!!
Questo se non dedicheranno a Tex delle variant anche prima ovviamente…
Ma questa era la notizia mezza importante, quella nulla era il padiglione completamente dedicato a Lucca, una minchiatella se ovviamente non ci fosse stata nessuna iniziativa speciale inside, e quella delle variant era una, e quindi abbiamo la prima vera mezza notiziona (con qualcosa dovevano pure riempirlo sto padiglione); nei prossimi anni ci sarà poi ulteriore margine per venderci anche le proprie produzioni librarie, certo, molti editori dai grandi ai medio piccoli, dalla Mondadori alla Bao, passando per Rizzoli, Panini, 001 e tante altre, rimarranno a bocca asciutta, niente più salvagente Bonelli per alcuni di loro, anzi, un temibile concorrente che dalle ancora importanti cifre da edicola ti sbarca direttamente nel mercato di nicchia di librerie di varia e fumetterie (mò so cazzi loro), speriamo per lo meno che la casa editrice sia abbastanza illuminata e in grado di valorizzare le tante proposte passate meritevoli di riscoperta che sicuramente ha nei suoi archivi.
Ma l’annuncio fondamentale è quello delle future produzioni a livello multimediale, quello si, l’unico vero motivo per cui sperare nella sopravvivenza dei suoi fumetti, o meglio, dei suoi personaggi, ovvero portarli fuori dall’ambito ormai agonizzante del Fumetto su carta; d’ora in avanti, volenti o no, dovranno darsi una smossa e partorire molto più in fretta nuove idee per i prossimi anni, e magari pure buone, e forse, non trattandosi solo più di fumetti cartacei, qualcosa di buono a prescindere ne verrà fuori, perlomeno ci sarà qualcosa di cui (s)parlare qui in rete (io conoscendo la casa editrice, e visto il responsabile di questo nuovo reparto di cui ho tessuto le lodi poco sopra, nutro i miei dubbi, ma tant’è, staremo a vedere).
Quello che mi da più in testa è che la Bonelli, piaccia o non piaccia, è la stessa casa editrice che ha tirato fuori delle hit pazzesche, creato dei classici del fumetto incredibili, ma che poi negli ultimi anni li ha rovinati puntualmente tutti quanti; e mettiamoci pure IMHO, ma da vecchio lettore, di serie che si sono impantanate coi testi, peggiorate nei disegni (e poi infatti in taluni casi hanno pure chiuso, anche dopo centinaia di numeri!), di speciali diventati sempre più banali e noiosi all’opposto di quello che avrebbero dovuto essere (speciali, appunto), per non parlare di occasioni “artistiche” mancate (un Tex disegnato da Ferri, un texone disegnato da Letteri, un Villa che disegnasse almeno una storia regolare di Dylan Dog, un Diso su Zagor, di nuovo Ferri su Mister No, una marea di disegnatori texiani, e non, su altre collane, almeno una tantum, idem per innumerevoli scrittori, potrei fare esempi infiniti), bè, di cose che non andavano, o che avrebbero potuto andare meglio, molto meglio, negli anni, ne ho viste veramente troppe.
Quindi, oggi fai una conferenza e qualcuno dovrebbe darti ancora del credito?
Aspetta e spera, non credo nemmeno sia giusto visti i risultati narrativi e ideativi sempre più deludenti degli ultimi anni, poi, quando Dylan Dog, rilanciato in pompa magna come solo alla Bonelli (non) sanno fare, farà di nuovo il milione di copie (ristampe comprese), allora magari torno a comprarlo anch’io (come? Oggi quelle cifre non le farà mai più manco se lo scrive il Padreterno? Vaglielo a dire a Recchioni ^___^!).
Eh, beata ingenuità, laggiù, in quel luogo lontano lontano chiamato realtà, se vai in giro a dire che adesso Dylan Dog lo rilanciano cambiando il “voi” con il “lei”, facendogli usare (forse) un cellulare (!), o mandando in pensione l’ispettore Bloch (chi?), ti ridono in faccia, ma se insisti, affermando che ora la gestione è affidata appunto a un certo Recchioni, e c’è di che star tranquilli, parte in automatico la risata di scherno con tanto di pernacchio incorporato (chissà perché), e giù battutacce con più o meno vaghissimi doppi sensi (incredibile!).
Così come parlare di Orfani come di fumetto “innovativo”, solo perché la Bonelli, con oltre dieci anni di ritardo rispetto ai comics, ha prodotto un fumetto dalla lettura rapida (leggasi, decompressa), pure troppo, a colori (ma senza carta patinata, che non ci stava dentro coi costi), con delle splash page (!) e c’ha messo pure qualche parolaccia (numi! Cielo!).
Speriamo nel cartone animato, forse sarà più azzeccato visti i risultati cartacei, dovrei mettermi qui a spiegare la differenza tra un fumetto che ha la sua dignità, espressione completa delle potenzialità del suo mezzo espressivo, pur avendo e pur parlando con un linguaggio veloce e cinematografico, e perché no, anche a colori, e un fumetto che andando a rimorchio di film, telefilm e videogiochi, scopiazzandoli, pardon, “citandoli” a piene mani e spingendo troppo sulla decompressione, finisce per scimmiottarli e collocarsi dritto filato sotto le sue fonti ispirative (cioè, a quel punto, meglio vedersi il videogioco, il film o il telefilm e fai prima).
Opinioni… punti di vista… bla bla bla…
In realtà parliamo della differenza che intercorre tra i veri e propri “classici”, che rimangono nel cuore e nelle discussioni degli appassionati per decenni (forse chissà, ormai il tempo in cui un fumetto riusciva a diventare così è finito, e lo è definitivamente), e i cosidetti instant classic, orripilante termine “moderno” (coniato da Lupoi e dalla Panini, li possino ciancicà), che però dà bene l’idea di una “roba” che a pochi anni o mesi dalla sua conclusione nessuno più rimembra (e oggi vanno per la maggiore, domani pure, ma saranno altri, di cui non importerà nulla a nessuno già dopodomani).
E’ il discorso che facevo sullo scollamento dalla realtà da parte di chi sostanzialmente bazzica in rete da troppo tempo, e purtroppo, quando si è dentro da così a lungo, non se ne accorge di essere sbarellato e si beve tutti gli annunci di ste novità/capolavoro.
La volete sapere la verità?
Beccatevi questi grafici delle vendite postati qualche mese fa sul sito di Fumettologica, che riporta il venduto delle collane Bonelli aggiornato ad Aprile 2014; 190.000 era il venduto di Dylan Dog fino a qualche anno fa (2009), poi letteralmente il crollo a poco più di 100.000 (!), nel giro veramente di pochi anni (!).
Il terrificante GRAFICO DEL VENDUTO BONELLI aggiornato ad aprile 2014 |
Adesso, possiamo stare qui a cavillare se siano poco più di 100.000 o di 110.000, o se dopo gli annunci strombazzati del rilancio, Dylan Dog si stia riprendendo qualche “migliaio” di copie in più, oggi la cosa grave è che pure Tex è sceso a 190.000!
E che dopo tutto il battage mediatico che hanno provato a sollevare per Dragonero e per Orfani, i risultati si siano stabilizzati a quelle cifre striminzite riportate nel grafico, magari buone per un guadagno ma certo non così lusinghiere come si aspettavano (o pensavano di aspettarsi).
Guardate il cerchio che si chiude, il venduto del primo numero di Dylan Dog (nel lontano 1986), fu di 50.000 copie, ovviamente quelle stampate furono molte di più, però coi mesi e il montare del suo successo, dovuto al tam-tam dei lettori in era pre-internettiana (!), la tiratura arrivò a numeri spaventosi, come riportato sulle copertine dei numeri 43 e 45, toccando ufficialmente le 200.000 (!); oggi stampi 120.000 copie di Orfani 1, sperando di venderne almeno 60.000, ne fai 50.000, e poi come sempre capita in questi anni, scendi e ti assesti, in questo caso a 26.000 (secondo Fumetto d’Autore)/29.000 (secondo la casa editrice), poco più della metà del venduto del primo numero, manco un quarto della tiratura iniziale.
Le belle tirature di una volta, quando successo voleva dire che... era successo veramente qualcosa... |
E in base a questo parlano di serie di successo… (vabbè, lo ha detto Recchioni alla conferenza, ognuno vede le cose come vuole).
Io pensavo che “successo” volesse dire sbancare il botteghino, esaurire le tirature e ristampare a breve i primi numeri, non annunciare già contemporaneamente una ristampa da libreria perché tanto ormai si sa, se non spingi il titolo adesso tra qualche anno chi se lo fila più (ammazza, che successo!).
Se non altro hanno fatto saltare un certo tabù vigente nelle discussioni in rete, se oggi uno può decidere prima ancora di averlo visto in edicola, di comprarsi il suo bel fumetto in edizione de-luxe, conoscendo dall’annuncio solo autori e casa editrice (e qualche scarna anticipazione), e per questo non passa necessariamente per scemo, bensì all’opposto per appassionato attento e preparato, allora possiamo, con gli stessi presupposti, bollare il tutto come meglio ci aggrada (e senza ritegno, inserite voi la parolaccia che preferite), senza nemmeno scomodarci ad andare in edicola e spendere un centesimo (una rivoluzione nelle oziose discussioni internettiane su siti e forum!).
E magari un domani, potremmo sbilanciarci anche senza sapere autori e case editrici, basterà vedere solo le copertine!
Io, bè, ammetto che già lo faccio ^__^, ma sono troppo esperto (ehm ehm, coff coff), voi a casa non fatelo che rischiate solo di farvi male comprando volumi cartonati con la minchia e la sorpresa dentro di un fumetto noioso e disegnato male, magari a 20 cocuzze (e l’avete pure prenotato), bisogna essere lettori professionisti con decenni di letture sul gobbo e conoscere molte bancarelle e mercatini on-line, per ovviare a certi inconvenienti… oltre ad avere la cultura necessaria per distinguere un fumetto da 1 Euro da quello da 50 centesimi e far rientrare tutti gli altri in queste due categorie ^__^.
(Prossimamente terrò dei corsi a pagamento, per i più impediti di voi, in modo da ovviare a questa grassa ignoranza in materia che dilaga in rete).
Ah, la Bonelli, diciamo che se ti aspettavi questo…
…era più facile ottenere quest’altro…
…ma senza gnocca però (almeno fino a Dylan Dog), e senza lustrini da super-eroi!
Certo, così forse è stato fino ad oggi, vedremo per il futuro, e speriamo veramente in fiction e film e telefilm targati Bonelli più virati verso lo scoppiettante primo filmato che non verso un target (senza gnocca), buono si e no per Nonno Felice (sigh e sob)!
Paura!
Grazie per gli auguri, Ragioniere, e grazie per la citazione che per me equivale ad un vero e proprio regalo di natale!
RispondiEliminaSulla puntatona nulla da aggiungere se non che la conferenza bonellide è bellissima... se uno si legge il riassunto qui come ho fatto io. :D
Avanti così Ragioniere!
Più che altro, se continuamo così ci riempiono di botte (sopratutto a Francesco :-ppp)!
EliminaNick fasulli?
RispondiEliminaO_o
Si, già, proprio così, tu ne sai niente?
EliminaParente per caso con un certo Brub!?
Assolutamente no!
RispondiElimina^_^
Si, già, dicono tutti così!
EliminaTu ne sai mica qualcosa?!
Mi puzzi, a Francè, banna un pò sto tipo, secondo me non ce la conta giusta...
Se vuoi lo speciale di John Ghost (nemico di Dylan Dog) devi comprare tutte e tre le variant a 17 euro ! Minchiaaappapà !!!
RispondiEliminaQuello però son 16 pagine che poi stamperanno dentro l'albo quando esordirà su Dylan Dog, o qualcosa del genere.
EliminaCmq si, sono andati a ripetizione anche da quelli della RW Lion...
P.S. 17 Euro per le tre variant?!?!
Ma sticazzi...
Quanto costano ognuna, 6 Euro O__o?!?
6 quelle a colori, 5 quella b/n, adam wild.
RispondiEliminaUn affarone!
EliminaDunque, esaurite le scorte, per Ringo e Adam secondo me si partirà da 10 euro, per Dylan Dog almeno da 15 o 20...