Generalmente, non si parla di cose negative.
Mai.
"
Se vuoi avere una immagine di successo, devi dare una immagine di successo", è il mantra da cui discende questo principio, fondamentale per chi si occupa di comunicazione e/o fa attività commerciale.
Ma io non ci ho mai creduto.
Ho un blog: se pubblico "cose belle" e basta, non sono credibile.
Ho l'obbligo di parlare un po' di tutto quello che riguarda il mio lavoro, a prescindere dal bello o brutto: non sarei onesto se pubblicassi solo elogi, recensioni positive, e mi mettessi ad edulcorare tutto quello che scrivo.
Qualcuno sottolineerà che sono sempre polemico. Forse è vero: ma se leggete gli ultimi dieci post del blog, tanto per fare statistica, quelli "problematici", o critici che dir si voglia, sono tre, incluso questo. Un po' pochi per dire "sempre".
Poi non si tratta di polemizzare: se la critica è volta alla crescita, ha un senso, perché cerca di portare a qualcosa di positivo. E' un po' come una correzione di rotta durante un viaggio: meglio continuare per la via sbagliata, o comunque non ritenuta giusta da parte della ciurma?
Tutto questo per parlare delle presentazioni con autori.
Forse è un vezzo personale, ma ho sempre adorato organizzarne.
Un po' perché penso che sia una attività commercialmente valida, un po' perché credo (parecchio) nel fatto che seminare sia una cosa che, nel lungo periodo, può far crescere veramente una realtà come una libreria specializzata che, per quanto importante, rimane sempre "locale".