giovedì 30 agosto 2012

Ne uccide più la penna che Batman...

Sulla strage di Denver durante l'anteprima dell'ultimo Batman, è stato detto di tutto.
In particolare, come spesso capita, è interessante e pienamente condivisa dal sottoscritto, l'analisi di Roberto Recchioni.

C'è però una cosa che mi ha particolarmente sorpreso: ovvero che tutti ne "dovessero" parlare. Tanti articoli sui blog, post sui social, interventi sui siti "informativi" (passatemi le virgolette). Ognuno ha dovuto dire la sua. Anch'io avevo iniziato a scrivere un post ma, dopo averne letto le prime righe, mi sono accorto di aver superato la soglia della banalità, e l'ho cassato.

Un'ulteriore sorpresa me l'hanno fatta i due cataloghi informativi, Mega ed Anteprima. Entrambi, nell'editoriale del mese di Agosto, parlano del fattaccio di Denver.
Ora, fermo restando la libertà di scegliersi il tema da trattare, possibile che non ci fosse niente di meglio da dire, nessun argomento da trattare? Possibile che un fatto negativo polarizzi l'attenzione più delle tante cose belle ed interessanti che esistono nel mondo del fumetto?
Devo tirare per forza l'acqua al mio mulino, ma mi tocca nuovamente parlare di DAVE GIBBONS, ospite d'onore della settima Narnia Fumetto: la manifestazione cresce di anno in anno, e lo fa senza sponsor particolari, se non il Comune della cittadina umbra. Ma, quest'anno, a fronte di un ospite davvero di livello, un top player, come si dice ora, che non si è ancora visto nelle altre manifestazioni di quest'anno, i due cataloghi "sprecano" solo un paio di righe. Addirittura uno sbaglia il nome della manifestazione.
Insomma: il disegnatore di Watchmen, nel momento dell'uscita dell'edizione storica, a due mesi dall'evento Before Watchmen, non merità di più? Un editoriale, un articolo serio, magari la copertina? Non lo dico solo per Narnia Fumetto, dovete credermi: la pubblicità ce la paghiamo (Repubblica e Corriere dello Sport, tanto per citarne alcune...), come abbiamo sempre fatto, di volta in volta: non ci servono elemosine. Ma, mi chiedo, la qualità, paga? Come paga? Perché una manifestazione deve investire in ospiti di livello, per non vedersi poi calcolata dai cataloghi di settore? Se ci considerano il Corriere Della Sera, il TG3, mi chiedo però quale è la nostra "consapevolezza di settore", se noi stessi siamo i primi ad ignorare gli investimenti di qualità, dando spazio a notizie brutte e banali, però "di cassetta", senza dedicare un minimo di impegno in chi cerca di costruire qualcosa.

E, tanto per ribadire la mia terzietà nel discorso, di argomenti ce ne erano ancora altri: una Etna Comics che stupisce e cresce, perla in un sud povero di iniziative del genere, il rilancio di Falconara (FalComics), dopo anni di decadenza. E questo in tema fieristico. Si sarebbe potuto parlare della nuova tendenza a stampare "on demand" da parte dei grandi editori, di come questi intendono investire per superare la crisi, manifestazioni toscane a parte. Qualcuno ci avrebbe potuto dire perché tanti volumi - e questo è un problema diffuso - vengono annunciati per una data e con un prezzo, per poi slittare di mesi e vedere aumenti anche del 25%, ma in un trafiletto che ti fa quasi pensare che ti stiano prendendo in giro.
Qualcosa da dire c'era, ma la penna della banalità, si sà, ne uccide.
Più di Batman, sicuramente.


ps: il film è veramente bello. Andateci e non ve ne pentirete.

lunedì 27 agosto 2012

Una invasione di tope...


Quando pensiamo ai topi, ci vengono in mente, o Topo Gigio, o qualche bella topolona.
Chissà, poi, dove nasce il modo di dire "topa" (o simili), riferito ad una donna: dovrebbe essere dispregiativo (visto che tutto ciò che, nella cultura popolare, è collegato ai ratti è brutto, sporco e cattivo), invece è un complimento, almeno da un punto di vista maschile.
Ma, oltre ai topi chiamiamoli... letterari, ce ne sono altri: quelli veri.
Quelli che, approfittando di una assenza di neanche dieci giorni, hanno invaso VillAntani, in questo torrido agosto.
Tornati, una marea di cacche di varie dimensioni ci aspettava in casa.
Dei topi, quattro giorni dopo, nessuna traccia.
Ma, vi assicuro, con la servitù ancora in ferie, pulire ogni centimetro di casa, vestiti e giocattoli inclusi, è stata una impresa: quattro giorni di passione.
Fortunatamente e misteriosamente i fumetti sono intatti: trattavasi, forse, di topi di biblioteca?

Vi lascio con una chicca fondamentale: una vecchia zia, che mi ha consigliato di chiamare l'Azienda Sanitaria Locale, che sarebbe venuta per una disinfestazione.
Figuratevi.
A fronte delle mie perplessità, ha aggiunto: "Loro hanno i metal detector per i topi: li rilevano e li mettono in fuga".
Manco su Star Trek...


giovedì 23 agosto 2012

Editori Creativi #6: sulle spalle delle fumetterie



I cataloghi servono ai clienti dei negozi per prenotare quello che uscirà nei mesi successivi.
Sono uno strumento informativo realizzato dai distributori, i cui contenuti sono frutto delle indicazioni degli editori: per questo non sono super partes, e quanto scrivono va spesso ponderato. Insomma: non tutto è un capolavoro, e non ogni autore è un genio...

Altre volte abbiamo parlato di come diversi editori pieghino un po' i calendari delle uscite alle proprie esigenze di cassa, facendo uscire gli albi più appetibili o più costosi, in occasione delle manifestazioni (in fiera un editore che vende direttamente, incassa il DOPPIO di quello che rende la normale distribuzione); si è anche detto di come siano le fumetterie a pagare gran parte del costo del catalogo, perché spesso e volentieri comprano e regalano decine di Mega, Anteprima e GP Previews, pagandolo esattamente il prezzo di copertina. Cose che non hanno pari in nessun settore commerciale!
L'unico catalogo gratuito continua ad essere Direct delle edizioni BD e JPOP, del quale abbiamo già parlato.

Ma il catalogo è uno strumento anche per la fumetteria, che ordina in base, si, alle prenotazioni, ma mettendoci del suo, perché nessuno compra di tutte le uscite solo il prenotato. Quindi, quando io, libraio, prenoto, ho le stesse informazioni che ha il mio cliente. Le poche indicazioni supplementari inviate dai distributori, parlano di prezzi, sconti, provano a farti ordinare tanto di più, offrendoti poco di più, ma non ti informano su contenuti, sugli autori, non ti dicono "se hai venduto tante di questo titolo, prendi quest'altro, che è dello stesso disegnatore/scrittore/genere". Non ti informano, insomma, ma ti trattano come un utente qualsiasi.
Cosa che non accade nel mondo delle librerie "vere" (ne parlammo qui), del quale siamo sempre più uno scimmiottamento, un po' come Bizarro per Superman...

Ma questo era solo un preambolo.
Il problema è questo.
Uno dei principi di fondo è sempre stato questo: se qualcosa è su un catalogo, sia esso gadget, sia esso volume a fumetti o libro, sia un dvd, è ordinabile.
Sempre.
O, meglio, tranne rare eccezioni, dovute sempre a qualche errore del distributore o dell'editore, o ad albi che si esauriscono misteriosamente appena distribuiti. Questo è uno dei fondamenti del sistema attuale: i cataloghi sono fatti per ordinare? Ok, allora io ti garantisco che ti do quello che ordini, perché è su un catalogo.

Semplice, logico.

Ma a pagina 34 di Mega 182, datato agosto 2012, dove troviamo già le novità per le fiere autunnali (sia mai...), accade un piccolo grande "strappo" (chiamiamolo così...): Lanterna Verde 7 viene presentato, allo stesso prezzo, con una cover alternativa, realizzata da Tyler Kirkham, ospite di una manifestazione che si tiene -non ricordo dove- in Toscana, nei primi giorni di novembre.
Si legge, nella descrizione dell'albo che è limitato alla sola manifestazione, con cover esclusiva dell'autore di cui sopra, "ospite d'onore della fiera".
Contatto Alastor, che realizza il catalogo Mega, oltre a distribuire in esclusiva Lion, ediore di Lanterna Verde, e mi viene confermato quello che temevo: l'albo non verrà distribuito nei negozi. Punto.
Sarà una esclusiva della manifestazione.
Quale è il problema? Forse non è diritto di un editore, quello di fare albi che vengano distribuiti solo in fiera? Oltretutto è una variant, quindi nulla toglie al lettore, mentre il collezionista se lo potrà procurare in fiera. Aggiungiamo anche che c'è un disegnatore ospite, quindi giusto "onorarlo" con la variant.
E infatti il problema non sta qui, ovvero nella realizzazione o nella mancata distribuzione nei negozi. Tutte cose legittime.
Ma la domanda è un'altra: è il caso di pubblicizzare su un catalogo qualcosa che non è ordinabile dallo stesso? Non è un po' come entrare di soppiatto nei negozi e offrire qualcosa che non esiste o che, meglio, è possibile avere solo altrove? Non è come sfruttare una rete di vendita senza offrire nulla in cambio?
Perché se vai in quella fiera, puoi averlo, sennò no.
Badate bene: non è questione di guadagno, ma di principio.
Perché, tra edizioni limitate e non più richiedibili -dopo il primo ordine- ma sempre disponibili direttamente presso il distributore (in fiera), e le variant "solo fiera", non si sta sfiduciando (ulteriormente) il sistema distributivo basato su editore-distributore/grossista-negozio?
Non si sta puntando un po' troppo sulla possibilità di vendere altrove cose che si potrebbero far girare anche nei negozi? Attenti alla risposta....


Nota a margine: il punto, ci tengo a sottolinearlo, non è la limitatezza dell'edizione o le modalità con cui viene venduta. Il punto è che viene pubblicizzato un prodotto che non verrà poi reso disponibile tramite il canale consueto su cui si basa il mezzo promozionale. E, considerando anche il discorso relativo all'edizione storica di Watchmen ed alle miniserie di Before Watchmen, che il distributore, una volta uscite non venderà più alle fumetterie, ma terrà solo per le fiere, si sta secondo me creando un canale alternativo che privilegia la vendita diretta.
Finora, campioni di tutto questo erano stati altri, coi loro Omnibus pubblicizzati anche sei-sette mesi prima e poi venduti alle fiere autunnali: il messaggio di Lion/Alastor sembra andare in tal senso...

martedì 21 agosto 2012

Odiavo Toppi




Sergio Toppi con l'amico Daniele della libreria Comic House, quando quest'ultimo era ancora un capellone sfaccendato...

Età: sette, otto anni.
Leggevo tantissimo, di tutto. Anche fumetti: qualche vecchio Corno, Diabolik, Topolino.
E, mitico: Il Giornalino.
Le elementari me le sono fatte tutte dalle suore Orsoline di Terni: da qualche anno l'istituto è stato chiuso e, in qualche modo poco chiaro, è stato demolito per costruirci un obbrobrio che non sta in cielo né in terra... ma, ovviamente, a Terni ci sta benone.
Non divaghiamo. De Il Giornalino leggevo quasi tutto: la posta, gli inserti, le rubriche. E le storie, fantastiche: Gli Angeli del West, Pinky, Tra due Bandiere... adoravo soprattutto le storie a puntate, e gli autori dei quali, poi, un giorno avrei scoperto i nomi: Tacconi, tantissimo De Luca...
Saltavo pochissime cose. Tra queste, le storie disegnate da Toppi.
Ora, immagino lo sdegno. Ma, capitemi, ero giovine ed imberbe, e il suo tratto era troppo "strano", complesso e oscuro per me.
Crescendo, ho imparato ad apprezzarlo: tutte le cose hanno una età. E mi sono un po' vergognato di questo mio infantile odio per la complessità di questo stupendo artista. Così come ora mi "vergogno" dell'impossibilità di avere tante opere di questo autore da vendere in negozio, come ad esempio la collezione uscita allegata a Il Giornalino qualche anno fa. Se muore uno scrittore, ci lascia i suoi libri; se muore un autore di fumetti, dobbiamo comunque sperare che abbia pubblicato le sue opere con un editore che è facile trovare in fumetteria...
Ho provato ad invitarlo diverse volte: in negozio, a Narnia Fumetto, senza successo, ma sempre con una risposta gentile.
Ed ora si aggiunge alla lista di quelli che non verranno mai (anche se ci abbiamo provato più volte): Sergio Bonelli, Moebius, Joe Kubert...
Joe Kubert, già.
Lo adoravo, a differenza di Toppi, anche da piccolo.
Quelle sue anatomie potenti, alla Kirby, ma con l'eleganza di un Buscema. Lo stile unico, uno dei "padri fondatori" del fumetto: di lui ricorderò il dinamismo di Tarzan, il grugno del Sergente Rock, il "super" Tex che cade da una rupe e si rialza come nulla.

In pochi giorni abbiamo perso due geni assoluti, con stili e vocazioni differenti, ma irripetibili e non rimpiazzabili. Fa un po' tenerezza vedere i tanti che li ricordano su Facebook... mi chiedo quanti abbiano letto qualcosa dei due autori.
E, sicuramente, questo è l'unico modo di ricordarli: leggere e leggere ancora quello che hanno fatto.
E diffonderlo.

A differenza dei mediocri e delle persone comuni, quando se ne vanno, i geni, ci lasciano la loro parte migliore come eredità...

sabato 18 agosto 2012

Le sabbie piatte e solitarie di Peter David


In passato abbiamo già parlato di Peter David, soprattuto di quella splendida saga che è stata quella de La morte di Jean Dewolff.
Ma stavolta parliamo del top, ovvero il miglior ciclo di storie mai pubblicato dalla Marvel, culminato con la storia più bella mai prodotta dal colosso americano: si parla di
HULK!

Gli anni ottanta avevano superato la prima metà, e la serie di Hulk era veramente brutta: allora non si usava l'espediente di ripartire dal numero uno ad ogni folata di vento, ma si puntava sugli autori (più o meno bravi) e sulle idee (belle o brutte). Non c'erano copertine truccate, al massimo qualche morte clamorosa, che di solito era definitiva (salvo riesumazioni dopo dieci o venti anni...).
Ma la serie di Hulk era -ripeto, perché giova- veramente brutta e lo era sin dall'inizio, visto che una volta sviscerato il dualismo Hulk/Banner, era rimasto ben poco di cui parlare. Hulk era troppo potente: si era provato ad esiliarlo in altri mondi, a togliergli la mente, a dargli l'intelletto di Banner. Niente aveva funzionato, non a lungo almeno.
Nella sua breve permanenza sulla serie, quel geniaccio di John Byrne aveva fatto sposare Banner e Betty Ross, eliminando anche il triangolo amoroso che prima si era creato con il militare Glenn Talbot.
Insomma: le idee erano poche, e soprattutto non funzionavano. Il personaggio non sembrava potersi sviluppare.
Poi arrivò Peter David.
Nella sua ultradecennale gestione del Golia Verde (The Incredible Hulk 331/467, oltre a svariati Annual), lo scrittore ha preso il personaggio, portandolo ad essere prima un fuggitivo, grigio, furbo e spietato, quindi un buttafuori (!) a Las Vegas, eliminando Banner. Ci ha poi dato una fantastica ed azzeccata spiegazione psicanalitica del perché dell'esistenza di Hulk, sia grigio che verde; ha fuso le varie personalità, inventando un "nuovo" Hulk, intelligente, razionale e capace di essere un leader.
Per poi... disfare tutto, tornare ad un personaggio selvaggio ed incontrollabile.
Ha avuto disegnatori un po' di nicchia, come Jeff Purves, ma anche superstar come Todd McFarlane, Dale Keown, Gary Frank, Adam Kubert, per non parlare di un buon Liam Sharp e di un Mike Deodato Jr un po' sottotono... Tutto questo, senza mai ripartire dal numero 1, con pochissime copertine variant, e nessun evento ad effetto.
L'Hulk di Peter David è stato, per quasi un decennio, tra il numero 25 e 40 della top 100 USA, ha lottato -per il premio di miglior scrittore- con il Sandman di Gaiman. I disegnatori sopra citati, sono divenute delle superstar proprio grazie al loro periodo su questa serie.

Senza timore di passarmene, ritengo il ciclo di questo scrittore su HULK la più bella run Marvel di tutti i tempi. E, come detto all'inizio, la storia conclusiva è la più bella storia Marvel di sempre, nella quale Hulk si vede costretto ad affrontare le conseguenze di un lutto, nei ricordi di un Rick Jones oramai vecchio (alternativo?) che, a nome dello scrittore, racconta il futuro del personaggio, quello che sarebbe potuto essere e, purtroppo, non è stato. Banner/Hulk si trova, quindi, a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, con la sua psiche devastata, con la perdita di ciò che ha di più caro, come i resti del gigante sulle "sabbie piatte e solitarie" della poesia di Shelley citate dal titolo della storia.

Per leggere tutto questo ben di Dio, in Italia: Fantastici Quattro (Star Comics) dal 44 al 114. Una parentesi: visti i nomi degli autori che sono passati su questa serie (FQ di Byrne; Devil di Miller e poi Nocenti/Romita JR/Weeks; appunto, Hulk di Byrne prima e Peter David poi), direi che si può tranquillamente dire che è la miglior testata Marvel in Italia di sempre. A seguire, Devil & Hulk 1/62.

Sperando che, prima o poi, Panini Comics si decida a farne una bella raccolta completa, come per l'X-Force di Milligan...

sabato 11 agosto 2012

Fumetto batte Libro uno a zero



L'altra mattina è capitato Fausto: definiamolo come un appassionato di fumetti, che non legge fumetti.
Mi chiede se ho Watchmen.
Gli dico di no. Mi evito tutta la tiritera sugli arretrati Planeta/DeAgostini bloccati e gliela faccio breve: "E' esaurito".
E lui, mi risponde, da persona non esperta del settore, "Mah... credevo che certi best seller fossero sempre disponibili...".
Lo guardo: in un attimo ha centrato il punto.
Il punto è che, se vai in libreria, certi libri sono sempre disponibili. Sempre.
E non parlo del singolo negozio, ma della possibilità di ordinarli.
Per i fumetti non è così. Forse è stata proprio la Planeta/DeAgostini, con tutti i suoi errori, per carità, ad avere il merito di aver cambiato il sistema: tirature alte, ristampe veloci dei best seller (pensiamo a Watchmen: quante ristampe ha fatto dell'edizione Omnibus, a fronte di una totale assenza dello stesso negli anni precedenti?), ottima qualità dell'edizione (lasciando stare gli errori, che comunque erano di lettering/traduzione, non tipografici o di allestimento).
Quindi, anche uno che non è un addetto ai lavori può capire che certi volumi DEVONO essere sempre disponibili: non per una sorta di malcelata passione, che ancora molti ritengono essere un requisito essenziale dell'editore, quando non del negoziante, ma perché i best seller vendono. Vendono sempre. Magari lentamente, ma in modo continuo. Sono BEST seller...
Come diceva l'amico Filo, visto che sul pianeta Terra siamo 7 miliardi, se ci fossero 8 miliardi di copie di
V for Vendetta (parlando, forse, del best seller per eccellenza del fumetto), probabilmente si venderebbero tutte...

Questo discorso mi frullava in testa ieri pomeriggio, mentre falciavo il prato della villa che il mio lavoro mi permette di avere; pensavo e ripensavo.
E mi è venuto in mente quello che poteva essere l'approccio del mondo del libro a quello che è il fumetto, quello che avrebbe dovuto essere Meli Comics, in particolare.
E ripensavo a quest'aneddoto: dicembre 2010. Località segreta.
Il sottoscritto e il "duo Comic House formato da Daniele Pignatelli e Valentina Maielli (un mese dopo, i nostri negozi saranno il primo ed il secondo classificato tra le fumetterie italiane in un concorso indetto da Bao Publishing, tanto per menarsela), incontrano due rappresentanti di Messaggerie Libri, per parlare di un loro ingresso in distribuzione.
Noi, all'epoca, eravamo rispettivamente vice presidente e presidente dell'Associazione Fumetterie Italiane.
Loro, invece, gente seria, serissima, con veri biglietti da visita, giacca e cravatta.
Mica due sfigatoni con la maglietta di Capitan America, per dire.
Ci convincono, parliamo un po' ed andiamo via con l'idea che le cose stanno per cambiare.
Pochi mesi dopo, entra in scena Me.Li. Comics, la divisione di Messaggerie per gli editori del fumetto.
In principio, parlando con gli altri distributori, è forte il loro dissenso. Lo interpreto come una paura del cambiamento, e mi faccio forte della loro professionalità, del "cambieranno le carte in tavola". Tante sono le perplessità, che aumentano di giorno in giorno. La perla è la distinzione che fanno tra libreria e fumetteria, mai sentita a nessun livello e che, a voler essere generosi, desta forti dubbi anche a livello legale (al momento alcune fumetterie hanno messo -giustamente- di mezzo gli avvocati): di fatto le prime vengono rifornite come di consueto (con il reso, con gli agenti che vengono a proporti titoli...) mentre le seconde (no reso e agenti, sconti più bassi di prima) vengono a trovarsi in una posizione differenziata e svantaggiata, pur senza alcun motivo legale o di natura merceologica.
Oltretutto, dove fino ad inizio 2011, un negoziante poteva rifornirsi da un unico distributore, facendo ordini da un solo catalogo o massimo due, ma in una sola soluzione, ad oggi Me.Li. Comics rappresenta un passaggio obbligato e, a fronte di cinque/sei editori con uscite regolari, obbliga ad ordinare da tre cataloghi diversi, con tre scadenze diverse e modalità non accumunabili, sconti spesso non chiarissimi, sito pessimo ed inutilizzabile (e inutilizzato da molti...).
Un netto peggioramento, almeno per le fumetterie.
Quindi, quando gli editori gongolano, è solo ed esclusivamente per possibilità ed opzioni che LORO anno raggiunto grazie a Messaggerie (ad esempio, gestire loro gli ordini e sapere da DOVE vengono), non per un miglioramento generale del sistema, magari neanche per le vendite che, essendo segretate, non possono dirsi diminuite, ma neanche aumentate...

Pensate: la distribuzione nel fumetto è talmente marcia ed antiquata, che un sistema venti volte più grande (come punti vendita), molto più rodato, con fatturati altissimi, professionalità da vendere, si è piegato al primo, ereditandone tutti i difetti al punto da diventare irriconoscibile...
Il fumetto batte il libro uno a zero. Almeno.
E non c'è da gioire...


giovedì 9 agosto 2012

Metti un giorno, con Scarlet all'Ospedale...

No, non è una esagerazione: Scarlet Witch c'era proprio!
Eccola!


Il luogo: Ospedale Santa Maria di Terni.
Il quando: mercoledì 1° agosto 2012.
Il "chi": l'Associazione Amici Miei vs il primario e la caposala del reparto di Pediatria.

Ne abbiamo parlato l'ultima volta qui.
Dei 1260 euro raccolti grazie a voi, ne abbiamo impiegati circa 520, per prendere sei otoscopi e due apparecchi per aerosol. I restanti, appena li troveremo a prezzi convenienti, serviranno per l'acquisto di due - non meno utili - condizionatori.
L'esperienza è stata molto positiva, ed il grande riscontro (oltre alla collaborazione) fornitaci dal personale medico, ci ha portato a decidere di ripeterla anche per quest'anno.
In proposito, rilevato un certo disinteresse da parte dei media locali, abbiamo diramato questo comunicato.

Lo scorso 1° agosto, l'Associazione Culturale Amici Miei, ha consegnato al reparto di pediatria dell'ospedale Santa Maria di Terni, parte delle apparecchiature acquistate coi fondi raccolti tramite le aste di beneficenza realizzate grazie ai disegni prodotti lo scorso anno dagli autori ospiti della sesta edizione di Narnia Fumetto.
Dei 1260 euro raccolti, circa 520 sono stati impiegati per l'acquisto di sei otoscopi e due apparecchiature per aerosolterapia.
Alla consegna, direttamente nelle mani della caposala e del primario del reparto, alcuni responsabili dell'associazione.
I fondi restanti verranno impiegati, nelle prossime settimane, per l'acquisto di due condizionatori per climatizzare delle stanze che ne sono sprovviste.
L'esperienza è stata molto positiva, ed il grande riscontro (oltre alla collaborazione) fornitaci dal personale medico, ci ha portato a decidere di ripeterla anche per quest'anno.

Purtroppo c'è da notare - a fronte di un importante riscontro sui siti internet rilevato dai comunicati inviati - un quasi totale silenzio degli organi di informazione locale, che non si sono neanche interessati nel mandare qualche rappresentante a "coprire" l'evento. Non è la prima volta che notiamo tali carenze ma, mentre altre volte attribuivamo la "colpa" al poco credito di cui gode il fumetto (in Italia), stavolta dobbiamo, purtroppo, stigmatizzare una assenza, che portando in secondo piano l'evento, come tutte le notizie correlate ad esso, danneggia l'iniziativa, rendendo ancora più difficile la raccolta dei fondi.


Ringraziamenti, invece: a tutti gli autori coinvolti; agli acquirenti; al primario ed alla caposala di Pediatria, entusiasti della cosa e disponibilissimi; al sito www.iltuofarmacistaonline.it che, quando ha saputo che si trattava di beneficenza, ci ha regalato un otoscopio; al buon Valentino, che si è prodigato in mille giri alla ricerca del miglior prezzo (il fatto che sia beneficenza, non autorizza a buttarli, i soldi, no?); a Federico e Chiara per le foto dei disegni; a Laura per la "carnevalata" e la grande disponibilità.

E grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato e ci aiuteranno a far conoscere questo nostro piccolo progetto.
Grazie.

lunedì 6 agosto 2012

Fuga per la vittoria


A molti non fregherà nulla, ma allora andatevi a leggere altri blog, magari di quelli che sono dalla 57° posizione in poi... Michele Petrucci, Giacomino Bevilacqua, Giorgio Pontrelli, Massimo Carnevale... tutte mezze calzette, eh?
E godiamoci questa crescita: dieci mesi fa neanche esisteva, questo blog, ora è lanciato verso l'empireo, verso l'apogeo, verso la gloria! Essisà: essere nella top100 dei blog di "Fumetti e Illustrazioni" porta fama, successo e donne. Queste ultime soprattutto...
E godiamocela con Sly & Co...


In proposito, sono sempre stato convinto che, dopo aver parato, Stallone, nel festeggiare, si fosse portato il pallone oltre la riga. Primo gol fantasma della storia?
Per finire, visto che è d'attualità: ma gli sguardi tra l'attaccante tedesco e il portiere alleato prima della battuta del rigore... sarebbero passibili di indagine? La prima combine del calcio ripresa in tv? O era uno sguardo romanticone? Il procuratore Palazzi indaghi in merito, sia mai...

sabato 4 agosto 2012

Non abbandonarmi



E' estate. E' caldo.
Non piove, Governo ladro.
Il tuo povero libraio di fiducia, quello che ti mette da parte le novità tutto l'anno. Quello che ti consiglia. Quello da cui vai a piangere quando ti lascia la ragazza, o quando ti muore il gatto.
Proprio quello.
Pensalo, dietro il bancone. Solo. Triste.
In un periodo in cui tutti leggono di più, non ci sono uscite, perché gli editori sono in ferie.
I distributori chiudono, e il tuo libraio per una decina di giorni non ha novità da sistemare.
E, ti aspetta.
Ma tu non passi.
Non passi da maggio, e tornerai ad ottobre. Anzi, no: c'è Romics.
Allora a novembre. Ma no, che c'è quell'impegnuccio a nord della Toscana, proprio da quelli che ostracizzano alcuni librai.
Diciamo che passerai a metà novembre.
E di fronte alle sue rimostranze, dirai: "ero in vacanza". Da giugno a ottobre.
E gli spiegherai che le vacanze costano, e che non può avere ora i soldi per svuotare la casella.
Anche perché quei fumetti li ha già presi nell'odioso capoluogo toscano.
D'altronde, è capitato lì, e lì già li avevano.
E il tuo libraio ti guarderà. Triste.
Dopo aver letto tutte le tue performances vacanziere in estate, solo soletto davanti al suo vecchio computer a manovella.
Non abbandonarlo: lui ti ama tutto l'anno.

O, almeno, lascialo in un autogrill con un paio di martinmister o vecchi tex logori a fargli compagnia.