Avevo detto che non avrei partecipato a Lucca Comics come venditore, ma non che non avrei fatto un salto a vedere la mostra e, soprattutto, a sistemare qualche questione di lavoro.
Insieme a Federico ed Andrea siamo partiti il 1° novembre alle 6: ancora non lo sapevamo, ma avremmo passato in auto quasi nove ore delle ventuno che ci separavano dal ritorno a Terni...
La fila per entrare a Lucca! |
Arrivati nella ridente città Toscana dopo circa tre ore e mezza di viaggio, con annessa pennichella, in solo un'oretta di traffico, sensi vietati e posti di blocco della Municipale, siamo arrivati all'ingresso a noi più comodo.
Coda lunghissima - le file sono state uno dei leitmotiv della giornata - per i controlli della sicurezza, ovvero uno sguardo negli occhi ed una fugace palpata allo zaino (semivuoto), e via dentro Lucca. Tra parentesi: sono uscito dalle mura (e rientrato) due volte, una a piedi ed una in vespa con un amico: nessun filtro.
Subito si notano i miglioramenti organizzativi: negli ultimi anni, finalmente, pare che lo staff della manifestazione abbia "preso possesso" della città. Sensi unici, transenne, indicazioni date con cognizione. Trovare le mappe è sempre difficile, ma va detto che era pieno di cartelli con indicazioni e "voi siete qui".
Ritirati i pass - non ho avuto problemi ad entrare nel padiglione Games senza! - abbiamo addentato la manifestazione, notando che fuori ci sono sempre più negozi ma, da quel che ho visto, ZERO fumetti. Fumetti che sono in calo anche dentro: nel primo gruppo di padiglioni, via Garibaldi, ce ne è uno nuovo, aperto gratuitamente al pubblico, formato da espositori che si trovavano altrove e sono stati allontanati per fare spazio alle tavole originali: riprova che il posto fisso, a Lucca, è una utopia.
Allestimenti degli espositori sempre molto belli e fantasiosi: ne conosco diversi che fanno stand più creativi ed accattivanti del - pur bellissimo! - sottomarino della Bao.
Al padiglione Napoleone, per entrare nel quale una volta c'era la guerra - il presente è costituito dai PalaNOMEDELLEDITORE - noto subito una bassa densità di pubblico: gli spazi sono ampi e si circola bene. Do uno sguardo fugace: per gli appassionati sarà bello, ma vedere decine di novità non distribuite - ma prenotate da tempo - o addirittura non annunciate, fa male al fegato di un libraio. Fa un po' specie vedere la folla sulle mura, dove i padiglioni sono a libero accesso, e ragionare sul fatto che per entrare qui, come in gran parte della mostra mercato, si paghi: i prezzi degli stand dovrebbero pure esser legati alle modalità di accesso del pubblico, che non è un dettaglio. E' chiaro che se sono in un'area dove l'ingresso non si paga, visto che la metà delle persone che vanno in fiera non acquista il biglietto, dovrei avere costi più alti rispetto a chi è dentro, no?
Noto, con notevole sconcerto, l'incompetenza di molti standisti, soprattutto degli editori grandi: si tratta di manovalanza autoctona, o comunque occasionale, che niente sa di quello che vende, né conosce minimamente il lavoro di espositore. La cosa è strana ed avvilente, soprattutto considerando che, in fiera più che mai, dove incontri pubblico di tutti i tipi e competenza e velocità sono fondamentali, rischi di perdere tanto a livello di vendita o immagine.
Per dire: almeno tre clienti mi hanno segnalato che, allo stand Bonelli, affermavano tranquillamente che alcuni albi - già preordinati dalle librerie - non sarebbero mai stati distribuiti...
La coda per... entrare al PalaBonelli! |
Mi sono tolto lo sfizio, finalmente, di visitare a fondo il Japan Palace e tutta la zona circostante: e devo dire che, rispetto all'area "Comics", c'è sicuramente un maggiore appeal.
Voglio dire: cosa, nel fumetto, a livello di impatto sul pubblico, può essere paragonato a questo?
Uno dei tanti robottoni alti un paio di metri presenti in fiera. |
Forse - e sto leggendo in giro molti commenti negativi di addetti, soprattutto autori, sullo stato del fumetto a Lucca Comics - è il caso di ripensare un po' proprio le modalità con le quali questo viene presentato. Ben vengano workshop, o presentazioni dal vivo. Ma il semplice disegnatore sul tavolo, magari in una zona poco illuminata - il padiglione Napoleone era PIENO di stand senza faretti... - senza neanche un cartello che lo presenti, che appeal può avere sul passante?
E' questo il modo di valorizzare l'evento ed il fumetto?
Elena Casagrande per beneficenza. |
Questo spettacolo qui sopra, è un disegno dal vivo della bravissima Elena Casagrande: un workshop proiettato dentro il Napoleone, ma con poco pubblico, segno del fatto che una buona idea va comunque spinta e deve portare ad investimenti di tempo ed idee...
I servizi vanno potenziati, e anche questo è compito dell'organizzazione. L'area stampa era poverissima, non c'era neanche la possibilità di usare un computer: ho girato mezza Lucca per trovare l'unico internet point, perdendo svariate ore nel farlo... Il tutto, se rapportato più ad ampio raggio, va a scapito della visibilità della manifestazione, che non è mai abbastanza...
Da commerciante, non posso sicuramente ignorare la gigantesca occasione di far cassa che è la manifestazione: ma l'ottica di editori e distributori deve andare oltre. Il negoziante può pensare solo all'incasso, chi il fumetto lo produce e lo fa girare, deve anche investire per farlo crescere: le due ottiche non sono così distanti. Il "far cassa" vale oggi, il puntare sul futuro ti porta a mantenere, e magari far crescere, il tuo risultato nel medio e lungo termine.
Ma chi investe realmente sul fumetto, durante queste manifestazioni?
Forse, forse, i piccoli editori?
Forse, forse, i piccoli editori?
Cervelli a confronto: Manicomix vs StarShop! |
Rientro difficoltoso con tanto di incidente e quasi due ore di attesa in coda in autostrada.
Alla fine, LuccaComics, per chi ha una libreria è piacevole come sentire unghie che grattano su una lavagna: per chiunque altro, è sicuramente un evento da non perdere.
Anche se, nel complesso, i costi, soprattutto legati al soggiorno a Lucca, non sono alla portata di tutti.
Sono anni che con notevole disinvoltura evito l'evento lucchese, a me interessa il fumetto. Questo anno per la prima volta avrò la possibilità di essere presente al BilBOlbul a Bologna (fine mese Novembre) e sono davvero fiducioso di trovare pane per i miei denti ;)
RispondiEliminala mia impressione è che bilbolbul abbia il problema opposto...
EliminaForse questo Festival è nato, eliminerei il forse, consapevolmente come di controtendenza verso gli altri Festival italiani ben più famosi. Quello che trovo a tratti inaccettabile è quando si proclama un Festival per i comics o i fumetti e poi è palesemente altro. Almeno la coerenza di dire noi trattiamo Cosplay ed altro... il successo sarebbe lo stesso garantito. Fare un unico calderone di interesse si potrebbe, ma bisognerebbe soddisfare tutti.
Eliminaio credo che ci voglia equilibrio. Ok cosplayer, games, quello che vuoi: ma in equilibrio col fumetto. Centrale. Lo fanno in diversi, si può fare. Ma non credo affatto che il fumetto debba rinchiudersi da solo in festival del genere...
EliminaD'accordo su quasi tutto tranne il fatto delle code, sono stato nel primo e secondo giorno ed tutti gli stand erano visibilissimi.
RispondiEliminaStendo un velo pietoso sull'incompetenza degli standisti soprattutto starcomics.... Oddio che casino è stato!!!
parlo di file esterne: per il parcheggio, fuori dalle mura. Per mangiare.
EliminaCome ho detto altrove a parte alcuni autori di grido, almeno il primo giorno, si girava benissimo...