mercoledì 18 gennaio 2012
Il giusto prezzo
In passato ho parlato del servizio che le fumetterie offrono, spesso gratuitamente, ai propri clienti.
Un servizio che ha un costo per i negozi, costo che talvolta, oltre a non essere imputato al cliente, viene totalmente ignorato da quest'ultimo, che ne tradisce totalmente lo spirito, abbandonando il materiale prenotato, sparendo dalla circolazione, in spregio a quelle che sono le semplici regole di buona condotta (e della pura onestà).
Sull'argomento, non voglio tornare ora: mi serve, però, come spunto per parlare di prezzi.
L'attuale governo si sta occupando di liberalizzazioni: argomento delicato, che tocca più o meno tutte le categorie (lobby potenti in alcuni casi, gruppi di poveracci che cercano solo di arrivare a fine mese in altri), e che non conosco abbastanza da potermici (e volermici) addentrare.
Ma, quando si tocca la questione prezzi/tariffe, un pensiero mi viene in testa, anche in relazione a quanto detto in apertura: quanto è giusto pagare un bene o un servizio?
Chi lo fa, il prezzo?
Nel nostro settore, il prezzo è "di copertina", ovvero imposto da chi pubblica, l'editore.
Il prezzo comprende l'Iva del 4%, che viene assolta (pagata) dall'editore; comprende i costi di stampa, quelli della distribuzione (generalmente circa il 50% del prezzo di copertina, diviso tra distributori e negozianti), il compenso per l'autore. Insomma: l'editore rischia, pubblica, è lui che decide la confezione, le modalità di distribuzione e tutti i dettagli, quindi è lui che, giustamente, decide il prezzo. Lo fa secondo i suoi parametri: diamo per scontato che non sia scemo, che non sia un viscido profittatore, che non usi un tabellone e le freccette per farlo.
Poi saranno gli altri elementi della catena (distributori, negozianti, clienti) a "rispondere" alla proposta del primo, ordinando o meno, acquistando o meno il prodotto finale.
Ma, ripeto, è l'editore che impone un prezzo.
E il prezzo dovrebbe essere quello.
Ma non è così. Non sempre, almeno.
Il prezzo varia: ci sono sconti, offerte. Ci sono siti che vendono a prezzi scontati.
La legge Levi (che sembra essere nel mirino del governo), varata solo da pochi mesi, limita gli sconti che i venditori (siano essi negozianti o editori) possono fare al pubblico.
Ma, prima di questa legge, c'era chi vendeva a prezzi minori di quello d'acquisto.
Lo ripeto: prima della legge Levi, c'era chi vendeva a prezzi minori di quelli cui acquistava.
Possiamo pensare quello che vogliamo di questa legge (anche per il sottoscritto non è il massimo), ma sicuramente salvaguarda il mercato da comportamenti molto "strani".
Di fatto, circa dieci mesi fa, ho acquistato del materiale a prezzo scontato, approfittando di una offerta di un noto sito. Tutto materiale che mi serviva per il negozio, e che è stato regolarmente fatturato. Questi albi, la cui particolare scontistica non derivava dal fatto che fossi un negoziante, mi sono arrivati con una decina di spedizioni diverse, mano a mano che (evidentemente) il sito venditore li riceveva da un fornitore. Tra sconto effettivo, e costi di spedizione, costui non può aver incassato che una percentuale ridicola del prezzo di copertina, minore (e di molto) del margine di un editore, addirittura.
Questo significa solo una cosa: o qualcuno acquista a prezzi minori di quelli cui, solitamente, sono pagati dai distributori (minori DI MOLTO), oppure qualcuno vende in perdita. Oltretutto, se il caso è quest'ultimo, non si tratta di una svendita per liberarsi del materiale in esubero, perché questo era (evidentemente) stato riordinato (e quindi pagato ex novo) all'editore.
Le finalità di tutto ciò le lascio alla vostra immaginazione...
E di prezzi si parla per l'abolizione delle tariffe minime degli ordini professionali.
Se un avvocato vi chiede 100 euro (prezzo puramente indicativo) per una lettera, beh... domani un altro potrà chiedervene 10. E, ovviamente, questo sarà meglio per il cliente medio. Nulla importa il perché di tutto questo: l'avvocato che chiede 10, lo fa perché, magari, è all'inizio, e gli basta poco per farsi un nome. Oppure fa parte di una grossa società, che sta cercando di farsi pubblicità e sbaragliare la concorrenza. Si potrebbe scatenare una guerra di prezzi, magari portando ad un costo finale minore per il cliente. Ma questo, effettivamente, condurrà il mercato ad un miglioramento? Questo, effettivamente, farà sì che tutto il sistema trovi giovamento?
E' così giusto che la prestazione di chi ha studiato sette, otto anni per diventare un professionista, venga svilita e ridotta ad una semplice contrattazione di mercato?
E' il prezzo l'unica discriminante di una prestazione, e questo vale sempre?
E' giusto, in sintesi, che il cliente cerchi sempre e comunque il prezzo minore, senza comparare anche quella che è la prestazione? Quello che è il bene che riceve o, a parità di questo, il servizio che gli fa arrivare quel bene a domicilio?
Non è un segreto che la legge Levi (altrimenti detta legge anti-Amazon) sia nata proprio per "limitare" il potere di quella multinazionale che poteva permettersi di vendere a prezzi stracciati (fino al 30/40% di sconto) tanti libri (e fumetti). Personalmente sarei proprio curioso di sapere i dati di vendita sia delle "piccole" librerie sia delle grandi catene e dei siti che si occupano di vendita on-line di libri e affini tenendo in considerazione almeno 4 periodi: il periodo settembre-dicembre 2010 e 2011; luglio-agosto 2011; gennaio-giugno 2010 e 2011.
RispondiEliminaE' pacifico che "quel" sito andava in perdita sui libri così scontati, ma quelli erano come "prodotti civetta" per altri beni più costosi e con un margine di guadagno maggiore (leggi tecnologici).
La cosa che secondo me è più iniqua di questa legge è che FISSA PER LEGGE una scontistica dando una bella batosta al "libero mercato" (in assenza di un termine migliore) così si vede on-line uno sconto FISSO del 15% su TUTTI i libri e affini, mentre dal negozio sotto casa lo si trova di tanto in tanto. Mentre per quanto riguarda cd e dvd si possono applicare sconti mooolto maggiori! Oltre al fatto che in altri paesi europei e negli USA gli editori e/o i negozianti fanno sconti pazzeschi in continuazione. Come si diceva a settembre questa legge è un "disincentivo alla lettura."
Nel mio esempio non parlavo di Amazon, e non parlavo di sconto del 30-40%...
RispondiEliminaNon concordo col disincentivo alla lettura: c'è un prezzo, bisogna abituarsi a pagarlo. Sconti superiori al 10% non sono sostenibili dai negozianti. Oltretutto: gli sconti, a meno che non siano altissimi, non aumentano le vendite in modo significativo...
Premesso che non credo che Amazon acquisti dagli editori sottocosto (con noi non lo fa e la ns. politica con l'online è di allinearlo come percentuale di sconto al nostro distributore per le fumetterie. Tradotto: non facciamo concorrenza alla rete di vendita delle fumetterie) il problema nasce dal fatto che, come filosofia aziendale sul singolo prodotto, Amazon ha percentuali di guadagno minori rispetto alla libreria e che, quindi, il suo guadagno arriva dalla massa di venduto (poco moltiplicato per tanto fa tantissimo).
RispondiEliminaSe a questo ci aggiungi la differenziazione del prodotto (il fatturato di Amazon nel mondo solo in minima parte è dato dalla vendita dei libri) il punto di non ritorno per un cambiamento epocale è presto raggiunto.
A questo punto, come fai a bloccare DEMOCRATICAMENTE questo tipo di business?
Semplice: non puoi.
In realtà, poi, le fumetterie da tempo stanno ovviando a questo problema trasformando il loro proverbiale core business, ovvero diventando rivenditori di tutti quei prodotti sotto i 10 euro che Amazon non tratta e, quindi, sostanzialmente trasformandosi in edicole specializzate in fumetti.
ripeto che non parlavo di Amazon.
RispondiEliminacmq, ripeto (con le fatture alla mano) che ho acquistato con uno sconto + alto di quello del distributore, e le spese erano gratis.
se il futuro è quello che delinei, se i fumetti da più di 10 euro saranno in mano ad amazon, francamente penso di ritirarmi.
Perché amazon è trattato, come sconti, da distributore e non da negozio?
"ripeto che non parlavo di Amazon."
RispondiEliminaOk. Vale lo stesso discorso per IBS e BOL. Nessuno dei 3 credo che acquisti a 10 per rivendere a 9.
Sarà minimo, ma un guadagno ce l'hanno sempre.
"e le spese erano gratis."
Le grosse librerie online muovono quantitativi di merce talmente grossi da ottenere degli ottimi prezzi dai corrieri. Quando non sono loro stesse in partecipazione con le suddette aziende.
"se il futuro è quello che delinei, se i fumetti da più di 10 euro saranno in mano ad amazon, francamente penso di ritirarmi."
So che per ora quello sotto i 10 euro ce l'avete in mano voi e che, più passa il tempo e più sono le fumetterie che gestiscono in prevalenza quel tipo di prodotto (il resto, ovviamente, ce l'hanno solo su ordinazione).
Dico una cosa falsa
"Perché amazon è trattato, come sconti, da distributore e non da negozio?"
Le librerie online oggi comprano in quantità equiparabili a un distributore di media grandezza (quindi superiore a un negozio) e sono in grado di raggiungere lettori/acquirenti che le fumetterie, per la loro distribuzione sul territorio nazionale, non riescono a raggiungere.
Se le librerie online riescono ad avere una rete di vendita più corta (e quindi meno costosa) rispetto a quella classica distributore/fumetteria credo che sia un loro merito per avere investito ed essersi organizzati in questa direzione.
Come ho detto prima, non è qualcosa che si può bloccare per decreto.
Aggiungo anche che forse le fumetterie dovrebbero cominciare ad organizzarsi in veri e propri gruppi di acquisto (almeno quelle più aperte a questo tipo di iniziative) per raggiungere, appunto, quelle dimensioni che permetterebbero loro di trattare per delle percentuali di sconto maggiori.
Era "Dico una cosa falsa?". Mi ero perso il punto interrogativo.
RispondiElimina-Guarda che non ci siamo capiti: io ho acquistato col 60% di sconto...
RispondiElimina-ok, ma se anche le spese incidono per il 2-3%, non è poco con sconti così alti;
-io non prendo su ordine tutto quello che costa + di 10 euro. E non conosco colleghi che lo facciano;
-vengono prima gli sconti alti o le librerie online? l'uovo o la gallina? tu fammi uno sconto da distributore, poi vediamo...
-gruppi di acquisto? questo richiederebbe una gestione comune, dipendendi, spese di spedizione...
Non ho detto che le fumetterie non tengono più, se non su ordine, volumi sopra i 10 euro.
RispondiEliminaHo parlato di tendenza che fa sì che oggi, in fumetteria, i volumi sotto i 10 euro il clienti li trovano più facilmente di quelli sopra i 10 euro (che, magari, il primo che arriva li triva e il secondo deve ordinarlo). Ovvero che la fumetteria sta spostando il proprio core business sui prodotti sotto i 10 euro.
Tu, Francesco, dici "io non faccio così". Ci credo ma questo nn cambia la tendenza generale del settore.
Ps: posso sapere che cosa hai comprato al 60% di sconto e da chi? Magari ci aiuta a risolvere l'arcano.
Sotto i 10 euro trovi quasi solo serie regolari: ovvio che vendano di +, quindi è ovvio che ci siano di + :)
RispondiEliminaIo non ti dico "io non faccio così". Ti dico che, le 5/10 fumetterie con cui ho contatti frequenti, NON fanno così.
I dati di mercato, però, dicono che la tendenza è quella. E lo dice anche il mio colpo d'occhio quando entro nelle 3/4 fumetterie che frequento abitualmente.
RispondiEliminaah beh.... il colpo d'occhio è un ottimo metodo d'indagine.
RispondiEliminaPoi ti dico: sotto i 10 euro trovi 100 uscite al mese, che vendono 10 cad. Sopra, trovi 20 uscite al mese, che vendono 2 cad: secondo te è cosa trovi + facilmente nei negozi?
La mia, Francesco, non era un'accusa ma una semplice constatazione che mi confermi qui anche tu: il core business della rete delle fumetterie oggi è in LARGA PARTE costituito da albi sotto i 10 euro.
RispondiEliminaRispetto a 5/6 anni fa la presenza all'interno della libreria di quella parte di "altro" che non va a costituire il core business della fumetterie (ossia i volumi sopra i 10 euro che, come editore, sono quelli che tratto e che quindi costituiscono il mio di core business) in percentuale è diminuito di parecchio.
I fattori di questa diminuzione sono moltissimi (uno di questi – ma solo uno – è che le librerie online gestiscono meglio e in modo più conveniente per il cliente questo tipo di prodotto) ma questo non toglie che, se ci limitiamo al proverbiale conto della serva (se il colpo d'occhio non ti piace...) stiamo parlando di una realtà di fatto.
Sbaglio?
rispondi a quello che dico sopra, sulle quantità?
RispondiEliminaquello che dici può essere vero, ma i volumi sono ENORMEMENTE cresciuti di prezzo e quantità negli ultimi anni. E non è che online si venda chissà quanto, eh...
ti ricordo che parli con uno che fa fiere e vende online...
Tu sei sul perché di una cosa (i volumi sono ENORMEMENTE cresciuti di prezzo etc.), io sto solo dicendo che questa cosa esiste. E tu questa cosa me la confermi.
RispondiEliminaOggi l'online non vende più della fumetteria. Anzi, è ancora molto al di sotto.
Ma se – chiedo perdono a Nanni Moretti – parliamo di trend delle vendite, per quello che riguarda la ns. tipologia di prodotto (sopra i 10 euro) quelle che rigistro io per le fumetterie è NEGATIVO e quello delle librerie online è POSITIVO.
Tu lo sai che per me la rete di vendita delle fumetterie è un valore che va preservato.
Proprio x questo dico che quello che sta dando la libreria online a quella tradizionale per ora è solo un segnale che, però, non va preso sottogamba.
Detto questo, siamo sempre io e te, Francesco, che parliamo (e, se ci va di sfiga, si aggiunge Hulkspakk). Quindi direi che il dibattito si può concludere qui. Concordi?
RispondiEliminaps: si scherza Max, eh.
Per questo io ti ho scritto mail e su FB, ma sei tu che non rispondi :)
RispondiEliminaMannò dannazione, è molto interessante la questione.
RispondiEliminaMi limito a dire che io spendo "tanto" al mese ma mi toccano alcune informazioni:
che sono queste librerie online?
Hanno sconti differenti?
Il materiale arriva sicuramente in ottime condizioni?
Se no, che succede?
A proposito del digitale, allora? Definizione migliore e soprattutto prezzi e spazio in casa abbattuti...
Diciamo questo: il "vero" negozio, online o non, può reggere sconti del 10-15% al massimo. Chi fa di più è fuori mercato.
RispondiEliminaChi fa più, campa con altro.