giovedì 3 novembre 2011
PostLucca: un reportage
Finalmente una Lucca da visitatore.
Oddio, non che smaniassi dall'idea di non farla come espositore, ma questa è un'altra storia.
Mi apprestavo a tornare nella città toscana "in borghese", dopo quasi dieci anni, con un misto di inquietudine e curiosità.
Ne avevo parlato nei giorni precedenti, sia (indirettamente) in modo serio, che, come mi ero ripromesso nel sottotitolo del blog ("il gusto difficile di non prendersi mai sul serio") scherzosamente (per ben due volte: qui e qui).
Premetto che, anche in un giorno dei più tranquilli, Lucca è un gran casino.
Difficile girare con una bimba piccola, tra passeggini, pappe da fare, e tempi un po' ristretti.
Ma devo dire che, pur di fretta, pur girata parzialmente, la manifestazione mi è piaciuta. E pure tanto.
Gli spazi erano finalmente gestiti in modo più razionale, c'era il sole (!), ho sentito tutti gli espositori con cui ho parlato contenti e felici. Ripeto: c'era il sole! Colori, cosplayers: da visitatore è stata veramente bello tornare a Lucca, ricordandomi la pioggia, il palazzetto e il fango dello sterrato dove ci trovavamo anni ed anni fa. Da espositore, raramente -e di fretta!- mettevo il naso fuori, di giorno, per cui è sempre stato come viverla parzialmente.
Uscendo dall'ambito organizzativo/gestionale, però, mi vengono da dire delle cose.
Perché per lavoro faccio il libraio, e certe cose non le mando giù.
Ho sempre pensato che il mondo in cui viviamo riguarda tutti: quando leggo che a Terni hanno aperto tante attività di fruttivendolo, recentemente, mi interessa più chiedermi il perché, o sapere dove vanno tutti quei soldi, invece che essere contento dei prezzi stracciati e comprare in silenzio. Perché, al di là della qualità della frutta stessa, che comunque andrebbe controllata, mi chiedo se, questo mio acquistare a testa bassa, senza consapevolezza di quel che sto facendo, mi può portare, ad esempio, a non avere più fruttivendoli a Terni, in futuro. O a impoverire l'economia ternana che, volente o nolente, mi "serve" comunque per campare, visto che anche io faccio parte di questo "ecosistema".
Quindi, quando vedo certe cose, mi incazzo. E non parlo di verdura.
Mi incazzo perché si va avanti a passione, perché il lavoro non conta. Perché editori antipatici e criticatissimi, magari sanno svolgere bene il proprio lavoro, facendo crescere tutta la "filiera", mentre altri, osannati per la passione, la quale trasuderebbe da tutti i loro pori, in realtà non hanno professionalità.
E lo dimostrano portando tonnellate su tonnellate di novità alle fiere.
Anzi, diciamocelo: a Lucca.
Ora, niente in contrario con le novità in anteprima in fiera, in linea di principio.
Se, cose annunciate quindici mesi prima, vedono la luce a Lucca, insieme ad un altra decina di volumi, quando il tuo calendario di editore dice che dieci uscite le fai in sei mesi (e parlo di albi regolarmente prenotati, e che il negoziante al momento NON SA che escono quindici mesi dopo, a Lucca) diciamo che in questi casi, arrabbiarsi un tantinello è cosa buona e giusta...
Perché fare le cose da cani no.
L'editore ribatte: "ho l'autore ospite, le spese per essere a Lucca... e poi chissà quante vendite farò mai". Allora, delle due l'una:
1-se ritieni di fare vendite basse, di non danneggiarmi perché tanto i miei clienti comprano da me, allora falle uscire prima, le novità di Lucca. Una settimana prima: ma fallo! Sii coerente!
2-Se, invece, le vendite di Lucca sono importanti perché il tuo margine è il TRIPLO rispetto alla normale distribuzione (l'editore si tiene il 50-55% del prezzo di copertina, che di solito perde nei passaggi con il grossista ed il negoziante), dillo chiaramente, e fammi sapere cosa porti a Lucca in tempo per le mie prenotazioni.
Perché è facile andare a Lucca con in tasca i soldi dei preordini dei negozianti, fatti un anno prima, e pronti ad incassare (anche) da chi ha prenotato ai suddetti, eh?
E, poi, diciamocelo: il cliente che torna da Lucca col volumone già prenotato, tutto contento, e viene in negozio, e vede che non è ancora uscito, sebbene lui lo avesse prenotato, avrà pure torto, ma come fai a darglielo, quando sembra che SEI TU che non ce l'hai, e non LORO che non lo fanno uscire?
Dialoghiamo, parliamo anche coi librai, invece di fare i fighi in giro sulle spalle degli altri, no?
Per chi non avesse capito, la prima immagine rappresenta gli editori... ricordate cosa fa Terrore (il cane di The Boys) agli altri quadrupedi?
L'ultima immagine ricorda tutto quello che noi fumetterie si ingoia, e non solo a Lucca...
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