L'argomento del momento: le buste!
Due centesimi buttati, "rubbati" dalla politica, complotti, farse, dichiarazioni di politici, finte o vere non si capisce: l'unico argomento che è riuscito a farci dimenticare le polemiche sull'ultimo Star Wars, a unire voci che mai si erano sentite per i tanti balzelli e le tante vessazioni, soprattutto di questi ultimi anni.
Un fake |
Argomento banale, alla fine: giusto disincentivarle.
Ma, a differenza di quanto detto dalla maggior parte dei media, il problema non si pone solo per i sacchetti ad uso alimentare, quanto per tutte le buste di plastica. E per TUTTI i negozianti.
L'ho scoperto da pochi giorni, e mi sembra giusto fare un po' di informazione, soprattutto perché diversi colleghi non lo sapevano.
Il 13 agosto 2017 è entrata in vigore la legge 123/2017, di conversione del D.L. 91/2017, che all’art. 9 bis contiene la nuova normativa sulle borse di plastica. Essa recepisce la direttiva UE 2015/720 ed abroga la precedente disciplina (art. 2 D.L. 2/2012).
La nuova normativa, inserita nel d.lgs. n. 152/2006, si applica a tutte le borse di plastica, ossia realizzate con polimeri, “con o senza manici”, e in particolare tanto a quelle “fornite ai consumatori per il trasporto di merci o prodotti” (ad esempio borse alla cassa), quanto a quelle “richieste a fini di igiene o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi” (reparti ortofrutta, gastronomia, macelleria, etc.).
Dal 1° gennaio 2018, possono essere commercializzate esclusivamente le borse biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento.
E, soprattutto:
Sanzioni da 2.500 a 25.000 euro, elevabili no a 100.000 euro, per chi viola o elude la legge.
Insomma: una faccenda seria.
E, a dispetto di quello che si dice in giro, valida per tutti i sacchetti, buste o sportine che dir si voglia.
Alimentari e non.
Da tempo, come tutte le attività commerciali, Antani Comics ha buste biodegradabili. Sono direttive europee, entrate in vigore negli anni.
Ed è sacrosanto: nell'ambito della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti, ognuno deve fare la sua parte.
Ma la scadenza dell'altro giorno, di cui - come spesso succede in Italia - si è parlato troppo e male, mi ha colto impreparato: come me, praticamente tutti i colleghi con cui ho parlato in questi giorni. Addirittura i miei fornitori, quelli che ho contattato, non sapevano nulla.
Devo ringraziare Confcommercio, visto che è una loro newsletter che mi ha messo in allarme.
In soldoni: dal primo gennaio 2018 qualunque attività commerciale, oltre ad avere buste "a norma", diverse per uso alimentare o meno (cosa - come detto - non nuova), deve necessariamente farle pagare al pubblico. La vendita - ad un prezzo non prefissato - deve risultare dallo scontrino.
Pene draconiane per chi non rispetta la normativa.
Le cose cambieranno, e molto.
Al di là di supermercati e grande distribuzione, sicuramente attrezzatissimi per iniziative del genere, i piccoli negozi saranno obbligati ad organizzarsi. Chi fa fiere, dovrà attrezzarsi di un registratore di cassa anche se vende beni che, come i libri e fumetti, non prevedono l'obbligo dello scontrino fiscale. Nota di colore: gli scontrini inquinano più delle buste, perché non sono riciclabili come carta...
Penso agli editori, medi e piccoli, che non sono assolutamente organizzati: toccherà anche a loro.
A parte qualche distributore, non ho mai visto casse in fiera...
Il tutto, a meno di evitare di dare sacchetti o attivandosi per produrre shopper di stoffa da vendere o regalare.
Penso alle edicole, a tutte le attività che non hanno registratori di cassa. Chioschi che vendono fumetti.
E' necessario fare informazione e diffondere le novità introdotte dalla legge, cosa che assolutamente, come già detto, è stata fatta anche troppo, ma molto male.
Perché se è vero che inquinare sempre meno e consumare in modo consapevole è quantomeno doveroso, è anche fondamentale che a pagare non siano solo i consumatori e le piccole attività.
Per queste ultime, una multa come quella paventata, sarebbe letale...
In ogni caso, in questi giorni ho visto un crollo delle richieste per gli shopper del negozio: forse il pubblico comincia ad essere informato, anche tramite noi negozianti.
PS: finito di scrivere questo pezzo, vado a casa. Trovo la mia edicola di riferimento aperta: prendo delle cose che avevo da parte. Mi danno una busta: la rifiuto, ed informo loro della normativa. Che ovviamente non conoscevano!
Anche il panettiere mi sta dando la solita busta senza extracosti.
RispondiEliminaHo idea che siano pochissimi a saperlo.
Perdonami, da non-negoziante a negoziante la trovo una "fantozzata pazzesca".
Detto che il negoziante, può sempre aggirarla facendomi uno sconto di pari valore sulla merce comprata e quindi si perde il senso dell'"obbligo".
Vorrà dire che sempre più spesso ci si porterà dietro i sacchetti da casa con buona pace delle aziende produttrici di biosacchetti usa e getta (si perchè son così fragili che dopo 1 volta li getti se non vuoi che si rompano sul più bello).
D'altronde già lo si fa con i negozi che li fanno pagare da anni (e pure cari in certi casi).
"Detto che il negoziante, può sempre aggirarla facendomi uno sconto di pari valore sulla merce comprata e quindi si perde il senso dell'"obbligo"."
RispondiEliminasi, ma deve comunque mettere la voce sullo scontrino e pagarci l'iva. Poi se vuole la regala pure...
Non c'entra nulla, ma... sono anni che vado in fumetteria con la stessa "sporta" (shopper) semi-rigida e impermeabile di Harrods (souvenir di Londra portato dagli zii), assolutamente perfetta per stivare i fumetti da portarmi a casa ;)
RispondiEliminac'entra, c'entra... non sei il solo!!
EliminaPer fortuna!