martedì 12 febbraio 2013
Tex a Narni: intervista a Stefano Andreucci
Stefano Andreucci, romano di nascita ma narnese di adozione, è un vecchio amico di Antani Comics.
Lo ospitammo nel settembre del 2005, nella prima sede del negozio in piazza dell'Olmo, insieme al collega Mauro Laurenti. Pochi mesi dopo, ottenuto il beneplacito del comune di Narni, avremmo iniziato - insieme ad un piccolo gruppo di persone - ad organizzare la prima Narnia Fumetto.
Stefano, oltre ad essere un grande disegnatore, sicuramente "famoso" meno di quello che merita, perché al contrario di altri non è così presente su internet e nei "salotti online" del fumetto, è stato il realizzatore del logo originario della nostra manifestazione, oltre che di alcune idee artistiche, come quella dei disegni "giganti" per le aste di beneficenza.
Oggi lo intervistiamo, dopo aver letto meravigliati i suoi due Tex (627 e 628 del gennaio e febbraio 2013).
Ti conosciamo per ZAGOR, del quale sei stato uno degli artefici del rilancio negli anni '90 ("L'Esploratore Scomparso" e seguenti), e Dampyr, del quale sei uno dei disegnatori di punta (quattordici albi, tra cui il 100 e, caso rarissimo, una quadrilogia, compreso il primo speciale). Ora, dopo un almanacco di dieci anni fa, Tex. E' un punto di arrivo?
Un po' si. Nel senso che il mio primo Tex l'ho disegnato nel 1978, a sedici anni. Frequentavo il IV Liceo Artistico di Roma (divenuto poi "Alessandro Caravillani") e, con l'appoggio di un professore di larghe vedute, realizzai un breve racconto che vedeva protagonisti Tex e Carson. Che è poi divenuto un "corto animato" con tanto di cavalleria dei Carabinieri che arrivavano in soccorso dei due rangers. Un po' atipico ma originale, diciamo! Sapevo che prima o poi Tex l'avrei disegnato sul serio e così è stato. In questo senso posso dire che si tratta di un punto d'arrivo. Ma anche un punto di partenza. Ora sono impegnato su più fronti. In questo momento lavoro anche per Guy Delcourt su una storia che appartiene a un progetto ampio. Il mio racconto aprirà le danze alla serie e l'uscita è prevista per Aprile 2014. Dopo c'è di nuovo Tex... e che Tex. Ma per ora non posso dire di più.
Ci parli un po' dei tuoi impegni francesi?
Sto lavorando per Delcourt a un progetto legato alle "Sette Meraviglie del Mondo", scritto dal bravo Luca Blengino e consistente in sette racconti. Uno per ognuna delle Meraviglie. Il mio, che darà il "via alle danze" ad Aprile 2014, è ambientato nell'antica Grecia e riguarda la gigantesca statua di Zeus, a Olimpia. I giochi olimpici fanno da sfondo a una vicenda umana e a un intreccio misterioso.
Come è iniziata la tua carriera?
Frequentavo l'Accademia di Belle Arti di Roma, quando lessi di un breve corso di fumetti tenuto in città. Bene, lo frequentai e alla fine dei sei mesi di durata, mi fu proposto di cominciare a lavorare nello studio di Dino Leonetti. Era il 1986. Ho debuttato su "Cioè". Poi ci sono stati "Boy Comic", "Tilt" e "Il Paninaro". Lasciato lo studio di Dino Leonetti, feci una breve collaborazione con "La Fabbrica Delle Immagini" di Silvano Caroti, fino a quando non mi contattò Francesco Coniglio, per il quale ho cominciato a disegnare l'erotico su testate come "Provincia Segreta" e altre di cui non ricordo il nome. Sempre con Coniglio ho lavorato sulle riviste "Mostri" e "Splatter" fino alla loro chiusura. E poi, nel '92, Bonelli. Con Zagor!
Quali sono stati i tuoi riferimenti per Tex?
Oggi cerco di non lasciarmi influenzare, ma quando nel 2001 ho realizzato "Eroe Per Caso", uscito poi sull'Almanacco del West nel 2003, il mio riferimento maggiore era il disegno pulito ed elegante di Giovanni Ticci (un gran Maestro!). E poi Villa, uno straordinario interprete di Tex. E del western a fumetti.
Cosa leggi oggi?
Sfoglio, vedo chi sono gli autori e, eventualmente, leggo. In ogni caso, le serie che mi piacciono di più sono Dampyr, Zagor e Tex (legami sentimentali!). Ogni tanto leggevo Magico Vento e mi dispiace molto che abbia chiuso i battenti. Anche le nuove uscite, sempre in casa Bonelli, sono interessanti. Mi piace molto la produzione francese anche. E quella americana. Se trovo un volume di Alan Moore, lo leggo di sicuro. Stesso discorso per Neil Gaiman. Insomma, non sono un lettore di genere, perché in ogni genere può esserci qualcosa che mi appassiona.
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