domenica 30 ottobre 2011

Pagare i cataloghi



Sul blog dell'amico Max di Lecce, si parla di cataloghi.

Come al solito, i suoi post sono intelligenti, ben fatti, e completi.
Se fosse una donna, il buon Max, attirerebbe i miei propositi lussuriosi.
Essendo un uomo, mi limito ad ammirarlo da lontano.
Essendo un terrone, mezzo ubriacone, dedito ad arti marziali imprecisate, e violento, mi tengo abbastanza alla larga, sapendo di poter correre veloce, alla bisogna.

Torniamo, però, in tema. Il blog di Max e i cataloghi.
Dunque: il catalogo serve per pubblicizzare gli editori ed i prodotti che si vorrebbero vendere.
Erano due, ora sono cinque.
Anteprima, di Pan Distribuzione, Mega, di Alastor sono i più vecchi.
Poi c'è quello quasi inutile della Star, che pubblicizza solo il materiale di quell'editore, ma almeno è gratuito, il GP Previews (GP e D/Visual) e Premiere.
Spendo due parole in più su quest'ultimo, visto che Max, nel suo post, è esaustivo per quello che vale dire sui restanti.
Premiere (realizzato da MELI COMICS, distributore di Comma22, Tunue, Coconino/Fandango ed altre realtà minori) raggruppa TRE caratteristiche che (anche singolarmente) nessun altro catalogo ha: è GRATUITO, TOTALMENTE SCARICABILE o visualizzabile online, ed ESCE UN MESE prima della scadenza degli ordini.
Certo: non ha (ancora?) un parco editori all'altezza degli altri, manca sicuramente il "grosso nome", ma raccoglie sicuramente molte uscite di qualità. E, perlomeno i miei clienti, lo stanno apprezzando sempre di più. Continuerà a mantenere queste caratteristiche? Lo spero!
Anche perché il catalogo nasce per promuovere. I centri commerciali, le grandi catene, spendono MIGLIAIA di euro per realizzare, distribuire gratis e far conoscere i propri prodotti. Mesi fa, invece, alla mia domanda sul perché non fosse più disponibile per il download il pdf del proprio catalogo, un distributore rispose:
"...forse è per quello che almeno qualche copia tutti la prendono da tenere in negozio?"
Quindi: si scavalcava l'idea della promozione, come fine del catalogo, quanto la vendita dello stesso, come obiettivo preordinato e principale da perseguire. Come a dire: magari mi costa qualche copia in meno ordinata (e quindi vendo di meno), ma almeno SPENDO di meno.
Se tutti ragionassero così, la pubblicità non esisterebbe più.

Già un po' indisposto da tutte queste cose, oltre che dalla perenne difficoltà di reperire informazioni in tempo utile per fare gli ordini (ricordo sempre a chi si fosse collegato solo ora, che gli ordini tardivi comportano, per la quasi totalità dei casi, diminuzioni di sconto e, magari, ritardo nell'evasione...), ho deciso di puntare di più sui cataloghi che MI DANNO di più.
Inoltre, facendo dei calcoli, recentemente, mi sono reso conto che questa è la spesa che, annualmente, il mio negozio, sostiene per acquistare i cataloghi, che vengono REGALATI ai clienti: quasi 1400 euro.
UNA ENORMITA'.
Tanto per capirci: quella cifra non la spendiamo per la telefonia e per internet, non la spendiamo per l'energia, non la spendiamo neanche per riscaldare il negozio...

Poi, come mi ha fatto notare un collega: se per il cliente è importante averlo, lo può anche pagare. Altrimenti... non è importante: se il cliente non può spendere un euro al mese o poco più per averne uno (di quelli a pagamento il migliore è MEGA, completabile con la checklist Panini che si trova online), perché dovrei spenderne 1400 l'anno io?
La mia parte di promozione già la faccio, stampando locandine, spendendo ore per sito, blog e newsletter, creando eventi.
Da oggi, il catalogo lo si paga.

venerdì 28 ottobre 2011

Quattro Stolmen da Antani!

Prendi un giorno, uno Stolmen, all'Ikea.
Una bella scarpiera, utilizzabile in tanti modi.
Ora... prendine diversi, con mensole belle lunghe.
Sistemale in modo fantasioso, non proprio come indicato sulle istruzioni.
Ancorale bene al muro, stringi bene tutte le viti.
Aggiungi fantasia ed un negozio che non è malaccio.
Et... voilà!


Il tutto da rivedere e sistemare per generi, e da servire al pubblico insieme a GIPI e GIACOMO MONTI (5 novembre 2011), MASSIMILIANO FREZZATO (12 novembre) e SILVIA ZICHE (19 novembre). E... dire loro che è solo un inizio.
Mica male, dai...

ps: un grazie a Gerry, e soprattutto al buon Valentino...

giovedì 27 ottobre 2011

Manca 1 giorno a LuccaComics 2011: i 6 mali



Dopo due giorni di bagordi (qui il "meno 3", qui il "meno 2), un post serio.
Attenzioni: per i "critici" del mio esser criticone (MALELINGUE!), in questo post non parlerò delle negatività della manifestazione in sé, quanto dei disagi/problemi che provoca alle fumetterie ed a tutto il sistema distributivo come conseguenza.
Niente che riguardi, quindi, gli organizzatori di Lucca Comics.


1. SALTA IL SISTEMA DISTRIBUTIVO
A Lucca ci sono tutti. Ma tuttituttituttitutti.
Questo si dice. Ma tutti chi? Autori? Quasi. Editori? Forse si. Distributori? Sicuramente si (non c'è Messaggerie Libri, ma si sa... quelli provengono dal mondo distributivo del libro, e mica fanno fiere o vendita diretta al pubblico, quei pigroni).
Fumetterie? Assolutamente no.
In tutta Italia, ad occhio e croce, non saranno più di qualche decina le fumetterie che partecipano alle fiere. Ad occhio e croce: una o due su venti.
Questo per vari motivi: il principale è che vendere fumetti in negozio e farlo in fiera sono due lavori diversi, con logistiche, esperienze ed organizzazioni diverse. E costi. E tempo!
Quindi: degli incassi di Lucca, alla fine, beneficiano tutti tranne le fumetterie, che anzi si vedono sottratte tutte le novità che gli editori portano in anteprima a Lucca, e che vengono vendute direttamente al pubblico a margini ben maggiori.
Tutto questo flusso di vendite baypassa il sistema distributivo, e crea non pochi disagi a chi ha un negozio, oltre ad ulteriori problemi, dei quali parliamo subito qui sotto...


2-DOPING A FUMETTI.
Lo sostengo da anni. Lucca, è "vera"? Nel senso: le vendite di Lucca, le folle oceaniche che comprano tutto, sono sintomo del mercato? O è solo una gigantesca iniezione di “doping” per un sistema in crisi, che “gonfia” le proprie speranze per quattro giorni, tornando poi in crisi subito dopo?
Dunque: per tutto il mese di ottobre i grandi editori iniziano a diradare le uscite, prolungando l'apatia estiva; per i “piccoli”, ovviamente, tale abulia inizia mesi prima. Questa carestia, è in preparazione, ovviamente, dell'orgia di titoli pronti per Lucca, già visibile dai cataloghi in uscita a settembre. I clienti, già da due mesi prima, iniziano a lamentarsi, diradando le prenotazioni, in attesa di decidere se recarsi o meno a visitare la manifestazione toscana, e le fumetterie devono regolarsi di conseguenza, perché dai primi di novembre, si rovesceranno in negozio (e nelle loro tasche!) decine di volumi di vario prezzo, magari ordinati anche sei-otto mesi prima! Quindi: maggiore attenzione agli ordini da parte dei negozianti -quando possibile!- e minori soldi da spendere da parte dei clienti, soldi “tolti” in parte al normale circuito distributivo, che finiscono nelle tasche di editori e distributori, ed in gran parte utilizzati per... pagare autori, pubblicità e le... spese di Lucca.

3-GLI EDITORI SPENDONO SOLO PER LUCCA...
Tre esempi di alcuni anni fa (2007-2008). Tour di David Lloyd (nome importante, ma che è venuto diverse volte in Italia, per cui di richiamo relativo). Quattro tappe in negozi, più una in fiera piccola (Narnia Fumetto). Il risultato complessivo del tour, tra “Kickback”, “V for Vendetta” in varie versioni, ed altri volumi, è stato di oltre cinquecento copie vendute!

Tour di Ausonia: cinque tappe in fumetteria, duecentoventi copie vendute tra i volumi dell'autore. Pochi mesi dopo: il primo “BD DAY”, con un successo clamoroso in oltre dieci fumetterie sparse per l'italia, presentando un autore in ogni negozio, e tutto il catalogo BD/JPOP con sconti maggiorati (oltre ad un paio di albetti speciali realizzati per l'occasione).
Quindi, a livello promozionale,
quando l'editore SPENDE (in termini di soldi, come per il BD DAY, o anche di supporto/passione/tempo, per i tour di Ausonia e Lloyd), e trova fumetterie che sono disposte a seguirlo, talvolta avendo il solo pareggio come obiettivo, si può centrare in pieno il bersaglio. Ovvero: promuovere un volume/un autore, ma anche l'esistenza di un negozio e di un editore, e farlo presso un pubblico più grande del solito. E si può realizzare in fumetteria, luogo deputato a iniziative del genere, o anche in tante piccole mostre mercato, con affluenza non paragonabile a Lucca, ma ben organizzate e molto apprezzate dagli appassionati e dagli autori.

4-
NEGOZI E MOSTRE
Per chi non lo sapesse, e molti nel magico mondo del fumetto lo ignorano, chi vende fumetti per lavoro, ci guadagna, e trae il sostentamento proprio e della propria (eventuale) famiglia da questo commercio. Non tutti, però, partecipano a mostre mercato: costi alti, fatica tanta, fiere organizzate (spesso) in modo approssimativo, lo rendono un vero e proprio “secondo” lavoro, rispetto a quello del negozio. E, le fiere grandi (come Lucca), con costi elevati, comportano si un lauto incasso, ma anche elevati rischi. I quali fanno sicuramente parte del lavoro, a meno che, non siano procurati dall'incapacità o dalla superficialità dell'organizzazione, che è AMPIAMENTE pagata dal costo dei carissimi stand.
Ebbene: lo dicevo all'inizio del post. La maggioranza degli espositori delle fiere NON HA un negozio.
Sono privati, con o senza partita iva, "collezionisti" che vendono doppioni. Nulla di male, non c'è niente di illegale (facendolo in modo occasionale e non continuativo, non serve neanche avere partita iva, infatti). Ma, di fatto: tra privati non negozianti, autori, editori, distributori, i negozi, a Lucca (ed alle fiere in genere), sono meno del 15-20%...


5-SONO UN EDITORE FICO!
Molti editori partecipano ad una sola manifestazione: Lucca. Non vanno a Teramo, a Lanciano, a Narni, dove se ne esci in pareggio, magari, sei fortunato. Dove, se il pubblico vede un volume che costa più di 1 euro, si spaventa. Non sanno cosa sia "la frontiera", o il "far west delle fiere". Chi segue questo blog lo sa!
A Lucca vendono, perché a Lucca si vende di tutto, e spesso anche "molto" di quel "di tutto".
Per cui si fanno una idea esagerata delle proprie potenzialità. Non contano l'effetto novità, magari il fatto di avere l'autore, magari lo stand tutto dedicato a pochi prodotti bene esposti. O, semplicemente, che in pochi giorni passano davanti al tuo tavolo tutte le persone che, in un negozio, entrano in cinquanta anni e, fatto non trascurabile, con una propensione all'acquisto molto alta (spesso in negozio il cliente arriva, punta la novità che voleva, ed ignora il resto).
Questa idea esagerata gonfia le aspettative di vendita, e svaluta le potenzialità dei negozi, ritenuti incapaci di vendere o proporre fumetti al proprio pubblico: "Ma come, a Lucca ho venduto 400 copie, e tutte le fumetterie italiane, invece, me ne hanno ordinate 50?".

6-CHIUSO PER FERIE
Me ne accorgo quest'anno: parlare con un editore, un autore, o -più grave ancora- con un distributore, diventa difficoltoso. Per due settimane, il lavoro si sposta tutto su Lucca, e non esiste altro.
Ma se un negozio riesce a rimanere aperto, sistemare le novità, e partecipare ad una mostra allo stesso tempo, come possono non farlo strutture più grandi?


Mentre pubblico queste righe, i miei colleghi espositori staranno ultimando l'allestimento. E' a loro, al loro lavoro, di alfieri del fumetto in posti spesso sperduti, di pionieri della distribuzione (cacchio!), che dedico questo post. Piove, ma uscirà il sole, e comunque sarà una grande Lucca :)
In bocca al lupo!

mercoledì 26 ottobre 2011

Meno 2 giorni a LuccaComics 2011: Avremmo fatto a Lucca.

(QUI c'è il "meno 3" a Lucca)

Premessa: quest'anno Antani Comics non sarà a Lucca.

Seconda premessa: quanto mi è sempre piaciuta la Play Press!
L'unico editore che, pur riuscendo a (auto)nominarsi "Editore per Passione", non solo non sapeva fare il proprio lavoro, ma di passione, appunto, ne evidenziava ben poca.
Nel 1994, pubblicavano alcune serie Marvel. Con l'arrivo della Marvel Italia, i diritti passarono di mano, e la Play Press si "consolò" con Valiant, DC e poco altro, fino a quando, poco più di dieci anni dopo, la Planeta DeAgostini (santa subito, se non per altro, per questo!) "scippò" all'editore romano i diritti di Superman e Co, con grida di giubilo ed entusiasmo per tutta la penisola.
Ma torniamo al 1994: arriva Marvel Italia, futura Panini Comics, e la Play Press si sente defraudata. Così, dopo quasi dieci anni di storie spezzate, saltate, serie spostate da un albo all'altro, interrotte, riprese altrove, pubblicate con anni di anticipo rispetto ad altre, formati astrusi e prezzi alti, nell'ultimo editoriale (pubblicato su tutte le serie Marvel) sproloquiano sull'ottimo livello raggiunto dalle proprie pubblicazioni, "sparando alto" sui loro programmi futuri.

Per cui, seguendo il loro stile, mi piaceva l'idea di elencarvi quello che avevamo pensato per il nostro stand Lucchese di quest'anno.



In primis, ci eravamo organizzati per avere un 18x3, biangolare, con solo ragazze immagine come standiste. Purtroppo non avevamo avuto tempo per aggiornarle riguardo le ultime uscite, per spiegarle la differenza tra manga e... ehm... comics, tra Vertigo e Disney, ma avremmo sopperito organizzando una serie di sessioni per l'elezione di Miss Antani Wet T-Shirt
Inoltre, lo sconto base per tutto il nostro materiale, sarebbe stato del 30%: ovviamente avremmo avuto anche tutte le novità in anteprima!
Una particolare sezione sarebbe stata dedicata ai cartonati francesi, proposti a metà prezzo, mentre, come autori, avremmo avuto ospiti CERTI e GIA' CONFERMATI: Stan Lee, Jim Lee, Jay Lee e Lee Bermejo.
Le serate, a fiera chiusa, si sarebbero svolte in un noto locale del centro: aperitivi per tutti, buffet ricco e variegato, e il tutto fino a notte inoltrata.
L'ultimo giorno, pensavamo di cedere tutte le rimanenze in una grandiosa asta di beneficenza per il F.A.D. (Fondo Autori Disoccupati).
In chiusura, fuochi d'artificio, frizzi e lazzi, e mega pizzata per tutti.
In omaggio ai fedelissimi, cinquanta tavole originali di Kirby, autografate e con dedica.

Ma... purtroppo non ci saremo!
Il nostro programma sarà comunque ripreso presso lo stand PLAY PRESS e MARVELDISNEYITALIA.
Grazie per l'ascolto.


ATTENZIONE: il nostro programma sarà comun

Meno 3 giorni a LuccaComics 2011




Mancano tre giorni all'evento dell'anno, l'unica cosa per la quale vale la pena vivere, la gioia dei nostri occhi di appassionati, la vera sfida della stagione: Inter-Juve? No, per quella mancano QUATTRO giorni!
Parlo ovviamente di LuccaComicsAndGames 2011!
Noi di Antani Comics, con la nostra simpatia, ma anche sagacia, unita a bellezza, astuzia ed ingordigia di news per voi, nostri quattro lettori, abbiamo già alcune delle news che verranno annunciate il prossimo week end! E... ve le diamo tutte, da impudenti che siamo!

-Diritti DC: non è vero nulla! La RW non ha preso i diritti DC. C'è stato un clamoroso errore nell'annuncio ufficiale.
In realtà, è la WR (questo il sito ufficiale) il nuovo licenziatario italiano.
La RW/Lion ha licenziato Lorenzo Corti che ha commentato: "Non so di cosa parli. In ogni caso, io ho sempre preferito i manga ai comics, per una netta supremazia culturale e grafica. Nel mio nuovo ruolo editoriale, che annuncerò a Lucca 2012 (si vociferà un passaggio alla rediviva Play Press), chiarirò tutto". Chi vivrà vedrà!
Voto: 8. Impensabile!

-Unico editore per i manga in Italia?
Doveva succedere. I maggiori editori giapponesi (Khodansha, Shueisha, Mangheisha, P.M.M.M. e Shushumiyamanasha) hanno ritirato le licenze ai concessionari italiani: dal 12 aprile 2012, tutti i manga in italia verranno pubblicati da un unico editore: la rediviva PLAY PRESS!
Rimpianti da schiere di lettori, gli "EDITORI PER PASSIONE" cospargeranno la penisola di titoli noti e meno noti, ad iniziare dalla ristampa di "Calmenar", la deluxe (finalmente completa) di "Hey Boy" e il capitolo finale di "Kiss Kiss, Love Love, for me!".
Tra i precedenti licenziatari, l'unico che rimarrà in pista, sarà la Star Comics, e solo per le ristampe di Dragon Ball: già annunciato il fotoromanzo di Goku e soci. Evviva, senpai!
Qui il profilo Facebook di Tiziano Clementoni, già redattore Rizzoli/Lizard e Nuova Frontiera, nuovo direttore editoriale Play Press Manga, direttamente da Shangai.
Voto: 7 e 1/2. Guardingo!

-LuccaComics in crescita!
Sono 150mila i visitatori di LuccaComics 2011!
La crisi non ha impedito la crescita della manifestazione, che si è attestata sui risultati da record di due anni fa. In molti si aspettavano un calo, invece si torna su ottimi livelli.
I cinque giorni sono stati un successo tale che sono stati avvistati commercianti ed albergatori nudi ballare in Piazza Napoleone, nonostante pioggia e freddo.
Voto: 6 di stima. Camaleontici!

-Diritti Marvel, Disney e PaniniComicsSi diceva, ma non si diceva. Si sapeva, ma non si sapeva. Alex Bertani e Marco Marcello Lupoi lo ufficializzano in conferenza: dal 17 ottobre prossimo, a mezzogiorno circa, i diritti Marvel saranno in mano a Disney Italia!
Già pronta la nuova struttura, dal nome provvisorio -crediamo- di MarvelDisneyItalia: direttore editoriale sarà Alessandro Bottero, forse il suo vice proprio quel Lorenzo Corti scaricato dalla DC.
Nulla si sa, purtroppo, del piano editoriale del nuovo colosso.
Alessandro Bottero ha smentito, ma si è dimesso da direttore di Fumetto D'Autore, magazine della nona arte. Al suo posto voci non confermate danno in arrivo Mario Taccolini!
Voto: 10. Artefatto!

-Ancora Lucca!

Questa non ve l'aspettavate: Lucca 2012, si farà tra fine ottobre e fine novembre. A Lucca.
(Questa è per i tanti che ce lo domandano. Sempre.)
Voto: 5. Colpo di scena!

Sia chiaro: questo è solo l'inizio...
I prossimi giorni, comodamente dal nostro divano Ikea, seguiremo la kermesse del secolo per tenervi aggiornati!
'Nuff Said!

martedì 25 ottobre 2011

Chi non lavora non fa all'amore


Spesso si dice che la passione è fondamentale nel nostro lavoro. Vero.

Ma ancor più importante è sapere quali sono i veri obiettivi. E, anche nel nostro campo, fondamentale è puntare al GUADAGNO: c'è gente che inorridisce dinnanzi a questa parola, soprattutto nel mondo del fumetto, dove -a detta di molti- è sufficiente la sola passione. Anzi: secondo me, il disprezzo che spesso suscitiamo -come categoria- nasce dall'intolleranza verso l'idea che noi si guadagni sulle loro passioni.

Per arrivare a guadagnare dal proprio lavoro, condizione essenziale è sapere che anche il tempo è denaro. Quali giorni lavorare, quali orari sono maggiormente da sfruttare, quali sono le festività in cui è utile essere aperti, quando e per quali motivi è necessario lavorare fino alle due di notte. Perché, se è vero che ci sono momenti in cui serve spaccarsi la schiena, è anche vero che godersi un po' la vita rientra nel concetto stesso di “utile”: è “utile” essere aperti TUTTE le domeniche di dicembre per sfruttare il Natale? E' utile stare in negozio tutte le sere, fino alle dieci per sistemare gli ordini? Non si può dare una risposta a priori: talvolta va fatto, ma se lavorate dieci od oltre ore al giorno, non vi prendete un giorno festivo da otto mesi, ed una vacanza da cinque anni... probabilmente qualcosa non funziona.

Orario: è importante capire se è utile aprire alle otto di mattina (siete davanti ad una scuola? Se si, sicuro che serva?), o è meglio farlo più tardi; se fare orario continuato o meno.

Giorni di chiusura: è utile stare aperti tutta la settimana? C'è un giorno (!), magari uno e mezzo o due in chi stare chiusi? La parola d'ordine è “sperimentare”: lavorare tanto è importante, ma altrettanto è il non stancarsi del proprio lavoro, puntare ad ottimizzare i tempi e quello che si fa.

Chi ve lo dice, ha lavorato quasi trecento giorni nei primi anni di attività, considerando solamente il negozio: a questi andavano sommati i circa trenta giorni di mostre mercato fatte. In tutto: neanche un giorno di riposto a settimana, di media.

Sicuramente ne è valsa la pena, sicuramente lo rifarei se servisse.

Questo, però, non è un argomento da prendere sottogamba: perché anche il tempo “non lavorato” può essere un “guadagno”, per la propria famiglia, per se stessi e... magari... per altre attività più o meno collaterali.

sabato 22 ottobre 2011

Momenti di gloria


Perché, diciamocelo... i clienti che si hanno, le situazioni che si creano, in posti come le fumetterie, non hanno paragone...



Un cliente esce e rientra: "Non trovo più la mia ragazza".
Aspetta fuori, vede e rivede. Niente.
Gli dico: "Forse ha fatto il giro dell'isolato con la macchina".
Niente da fare: "No, l'auto è li". La vedo in doppia fila.
Poi... faccio 2+2...
"Guarda lì". Davanti al negozio, c'è una profumeria...


Tiferno Comics 2011.
Passa un tizio davanti al nostro stand: "Ma voi state qui tutto l'anno?"...
Dubito che, anche con 2 o 3 anni di tempo avrebbe speso i suoi averi da noi...


Entra il mitico "Uomo Talpa", cliente famoso tanto per la vista acuta quanto per la capacità di tirare sul prezzo.
Vede l'Omnibus di Thor di Walter Simonson, e mi chiede:
-"Quanto costa?"
-Io: "Guarda il prezzo dietro."
-Lui: "è in dollari! Ma è in italiano?"
-Io: "Guarda il prezzo è in dollari, sulla copertina c'è scritto "The MIGHTY Thor, BY Walter Simonson: secondo te?"
-Lui: "Ma dentro è in italiano?"
-Io: "Scusa, guarda bene la copertina, in quarta ci sono le scritte in inglese..."
-Lui: "Si, ma dentro è italiano?"
-Io: "Uhm... Si".
Non l'ha preso!


-LEI: "kodomonomocià!"
-IO: "eh?"
-LEI: "chodomonomocha!"
-IO: "eh?"
Cinque minuti e cinquanta pronunce diverse, la mamma ci interrompe, dicendo "Il Giocattolo dei Bambini".
Ah.

venerdì 21 ottobre 2011

Intervista ai distributori parte 1: Sergio Cavallerin (Star Shop)


Sergio Cavallerin è il "grande capo" di STAR SHOP, il più antico distributore in attività nel mercato italiano del fumetto. E' stato il primo a rispondere alle nostre domande, che trovate qui di seguito, e per questo lo ringraziamo.

-Star Shop è uno dei tre distributori storici del mercato italiano. Come sono i rapporti con Alastor e Pan? C'è una vera concorrenza, o si va d'amore e d'accordo?
Oggi il peggio è passato e posso affermare che abbiamo ritrovato un equilibrio quasi perfetto

-Recentemente ci sono stati diversi sommovimenti di mercato: grandi editori che acquistano "pesci piccoli" dell'editoria a fumetti, e magari riescono anche a proporre una loro distribuzione (pensiamo a Rizzoli che compra Lizard, e che rende acquistabili i propri albi anche attraverso la varia), nuovi distributori che provengono dalla varia (Meli Comics, GP Promotion). Che impatto hanno avuto sul vostro lavoro? Pensate che riusciranno a "smuovere" un mercato abbastanza arroccato sulle proprie posizioni?
D
i fronte allo strapotere di grandi gruppi editoriali, ben poca cosa può fare una Star Shop che naviga da sola le acque agitate di questo nostro mercato, senza l’appoggio di holding o di multinazionali. La globalizzazione è arrivata anche da noi e queste manovre, a mio avviso, ne sono una conseguenza che a noi distributori fa diminuire il fatturato, ma ai librai, nostra fonte preziosa di sostentamento, dà il colpo di grazia. Questi ultimi infatti per non perdere fatturato debbono farsi carico di una gestione ben più complicata ed onerosa (leggi altro distributore, costi aggiuntivi di trasporto, maggior numero di spedizioni settimanali).
Ritengo che qualunque gruppo si affacci per la prima volta su questo territorio di nicchia, la strada non sia così semplice da percorrere perché comunque è difficile adattarsi alle dinamiche commerciali consolidate delle fumetterie e, in secondo luogo, i librai difficilmente rinunciano ai rapporti “commerciali umani” che hanno instaurato con i distributori tradizionali di sempre.


-Mercato delle fumetterie: è un dato di fatto che sia fermo a regole di venti anni fa. Cosa terresti, e cosa vorresti cambiare, di queste regole?
Gradirei ci fosse una più concreta e reale unione tra le fumetterie nell’affrontare nuovi scenari commerciali e soprattutto che si desse più voce corale all’associazione di categoria. Edicola docet! A tutti i librai poi dico che le parole d’ordine ora sono INFORMATIZZATEVI e siate più presenti nel web dove il lettore vive quotidianamente.


-Fattivamente, cosa potreste fare per agevolare un'associazione di fumetterie?
Personalmente, a parte un sostegno morale, un fattivo sostegno pubblicitario potrei concretamente fornire una sede dove potervi incontrare tutti. Male proposte costruttive, le decisioni debbono scaturire dall'unione coesa dei librai di tutta Italia. Il distributore, che vive grazie alle fumetterie non può far altro che appoggiare i movimenti positivi che dovessero nascere da questi incontri e che, sempre se validi, potrei pubblicizzare.
Lancio il sasso dicendo che, data la tua esperienza nell'organizzare eventi e fiere, credo tu possa essere il soggetto ideale per migliorare e dare una voce chiara e costante all'associazione.

-Secondo te, una fumetteria è una libreria? Le due attività sono assimilabili? Perché?
Tecnicamente sono entità diverse: una compra in conto assoluto e l’altra in conto vendita con dinamiche, sconti, tempistiche e rischi del tutto diverse tra loro. Sul profilo letterario invece sono le due facce della stessa medaglia. Nell’immaginario collettivo dei non addetti ai lavori la fumetteria vende “giornaletti o giornalini giapponesi” e gadget, nella realtà commercializza capolavori letterari ed artistici come una qualsiasi altra libreria tradizionale. Perché “L’Isola Del Tesoro” di R. Louis Stevenson è considerato un classico della letteratura e “La Ballata Del Mare Salato” di Pratt invece no? E ancora, un “Alvar Major” di Breccia o un “Fuochi” di Mattotti non possono essere sullo stesso piano di “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad?

La letteratura proposta nelle fumetterie non è di Serie B, e le graphic novel lo dimostrano, ed io concordo con Vincenzo Mollica quando afferma che il fumetto è un’arte disegnata che andrebbe introdotta nelle scuole: “Maus” Spiegelman come “Se questo è un uomo” di Levi, Trillo o il compianto Nolitta come Pavese o Orwell

-Ultima domanda: perché in Italia non si sanno i dati di vendita dei fumetti, come accade, ad esempio, per il mercato USA?
Non sarebbe un segno di trasparenza?
Sono d’accordo con te, sarebbe un segno di trasparenza ed aiuterebbe nelle scelte anche il libraio, ma non siamo in Usa e qui, purtroppo, in nome della privacy i distributori non possono divulgare dati di vendita.
In ogni caso, i nostri sarebbero parziali.
Grazie per la disponibilità.


giovedì 20 ottobre 2011

Questo blog ha bisogno di un logo!

Interrompiamo le normali trasmissioni, per un piccolo contest.
Come già chiesto su Facebook, qualcuno che ha "i pugni nelle mani", vuole inventarsi un logo bellobellobelloinmodoassurdo per questo blog? Carta bianca, e 30 euro di buono spesa da Antani Comics per l'inventore del video più bello, oltre alla menzione su questa pagina finché utilizzeremo l'immagine!
Scadenza: 29 ottobre, dal 30 pubblicheremo i vostri lavori, ed il pubblico voterà!
Nuff' Said!

mercoledì 19 ottobre 2011

Del Piero lascia.

Era una sera dell'autunno 1995.
Il sottoscritto era al primo anno di Università, a Perugia.
Abitavo con un tizio abbastanza strano, e non avevamo neanche la televisione. Internet non esisteva.
Il nostro appartamentino era contiguo a quello delle proprietarie, due arzille signore di quasi novant'anni: Enrica e Titina. Spesso, la sera, andavamo a trovarle per farci due chiacchiere miste a quattro supercazzole. A volte scroccavamo la loro tv.
Quella sera d'autunno, dicevo.
La Juve, vincitrice dello scudetto 1995, dopo anni di anonimato, giocava in Coppacampioni.
Accendo in ritardo (convenevoli e supercazzole varie con le due padrone di casa): la Juve è sotto di un gol. In attacco, invece dei "titolari" Vialli e Ravanelli, giocavano due illustri sconosciuti: Padovano e Del Piero.
E' fatta, penso.
Manco a dirlo, la Juve pareggia subito.
La partita è appassionante, va a fiammate.
A un certo punto accade una cosa inspiegabile: Del Piero inventa una parabola impossibile, il pallone prende un giro strano, e finisce in rete.



Nascono i gol "alla Del Piero".
La Juve vince la coppa, poi l'Intercontinentale a novembre.
Perde le due successive finali, ma stabilisce record ed apre un ciclo.
Del Piero passa ottime annate, subisce un brutto infortunio che sembra pregiudicarne la carriera. Viene criticato, "è finito", dicono.
Ma rinasce, e ricade, e rinasce.
Diventa una bandiera della Juve: ci sono molti giocatori più forti, in campo. Non moltissimi, ma ci sono e ci saranno. Ma la forza di quel ragazzo veneto è tutta un altra storia: diventa un esempio sportivo per i giovani ed un simbolo del campione pulito e corretto.
Invecchia: aumentano le panchine, ma lui riesce sempre a ritagliarsi un posto.
C'è lo scandalo di Calciopoli, c'è la "B".
Ma ci sono i due titoli di capocannoniere consecutivi vinti da ultratrentenne, c'è la Coppa del Mondo, il due a zero alla Germania.
Una carriera fantastica, un esempio unico.
Ora l'annuncio della fine della carriera juventina di Alessandro: intempestivo, inappropriato.
E da parte del nuovo presidente, Andrea Agnelli.

Non commentiamo con le parole, lo facciamo con un bel ricordo.
(Il servizio è del grandissimo Alberto D'Aguanno).

martedì 18 ottobre 2011

Fumetterie: un servizio... scontato!


Abitualmente le fumetterie fanno sconti. Tessere, servizio casella a pagamento o gratis, sconto diretto (5-10-15%), e chi più ne ha più ne metta. Per il cliente, questa pressi è abituale, certe volte quasi ovvia (direi... scontata!), anche se sono sempre più le fumetterie che si sottraggono ad essa, inventando alternative, o puntando molto anche sul servizio.
Qui vorrei illustrarvi, come mio solito, il punto di vista di chi, i fumetti, li vende, e che, magari, ha motivazioni non tanto ovvie.

Dai discorsi che sento in giro, lo sconto è “cosa normale”, è il metro su cui si valuta il valore di una fumetteria. Io stesso, da cliente, la pensavo così: diverse volte ho cambiato “fornitore” per motivi economici, ma anche per il servizio offerto (senza essere, tra l'altro, mai contento di quest'ultimo...). Quando ho aperto il mio negozio, ho applicato alla lettera questo modo di pensare, facendo uno sconto alto ed indiscriminato a tutti gli abbonati (15%), e senza far pagare alcun costo per la casella, nella convinzione che questo mi portasse più clienti, dandomi un vantaggio verso i miei concorrenti.

Niente di più sbagliato. In primis, perché, considerando che le fumetterie, mediamente, hanno sconti variabili tra il 30% ed il 40%, con punte verso il basso del 25% e del 10% circa (dipende, ovviamente, dal fatturato e dagli editori cui ci si riferisce), e stimando in 2-3 punti percentuali l'incidenza delle spese di trasposto (che sono sempre a carico del negozio), fare un 15% di sconto al cliente, significa perdere la metà del proprio margine. Quindi, per rientrare di tale spesa, è necessario... RADDOPPIARE (almeno) il proprio fatturato grazie allo sconto medesimo. Cosa che, non accadde. Soprattutto, poi: i miei concorrenti, senza fare sconto, rimasero forti della loro clientela.
Parlandone anche con i proprietari di altre fumetterie (magia dell'avere un Forum dell'Associazione delle Fumetterie a disposizione: www.afui.it!), scoprii che questa osservazione non era esclusivamente del sottoscritto: lo sconto non fa la differenza nell'accaparrarsi la clientela. O meglio... la fa, ma in negativo, visto che chi vende a prezzo intero, può permettersi di... dover vendere di meno per guadagnare di più. A tal proposito, mi aprì gli occhi la storia raccontata dal proprietario di una grande fumetteria del nord, un cui concorrente aveva improvvisamente alzato gli sconti. In primis questo aveva causato uno spostamento di clientela verso il concorrente che, però, nel medio periodo, fu quasi costretto a chiudere perché, improvvisamente, il proprio margine era crollato.
Tutto questo, mi ha portato a riflettere ed a differenziare gli sconti tra clienti online e a negozio, utilizzando per questi ultimi una tessera a punti che possa fidelizzarla.

Personalmente, poi, sono giunto ad una conclusione, su cui baso il mio lavoro: mi rifiuto di pensare che una mera percentuale di sconto possa fare la differenza nella valutazione che i clienti fanno della mia fumetteria: sarebbe come dire ad un operaio che un suo collega è migliore perché pretende uno stipendio più basso! Invece, credo fortemente che il mio negozio si qualifichi per il servizio che garantisco. Si: SERVIZIO!

Valutate bene la vostra fumetteria per quanto vi offre: possibilità di tenere i fumetti da parte in una casella (che occupa spazio e costa soldi per la gestione, e che rappresenta un RISCHIO, perché non tutti i clienti sono affidabili), incontri con autori, facilità nel reperire arretrati e, magari, anche materiale esaurito, ampia disponibilità di titoli, anche di nicchia. E ancora: conoscenza da parte del mercato (mostre, autori, albi) da parte del titolare, che magari può indirizzare verso l'acquisto giusto (non serve essere onniscenti), familiarità e confidenza col cliente, che possono portare a spiegazioni verso quello che è un mondo -a livello distributivo- pieno di storture e di non facile comprensione.
Del resto, chi può apprezzare il fatto che il proprio lavoro venga valutato solo in termini economici? Ed, anche volendo farlo, perché non si considera quanto costa -in termini di denaro, di tempo, di capacità impiegate- organizzare un incontro con un autore, recuperare un volume esaurito da tempo, o passare delle ore a capire perché un albo non esaurito non arrivi in negozio da sei mesi?

lunedì 17 ottobre 2011

Naso di legno, cuore di stagno... Pinocchio!


Massimiliano Frezzato è un genio.
Troppo spesso non si parla della sua opera: non è un autore mainstream, non si "vede" molto.
Ma è capace di farsi oltre trenta fiere (30!) in un anno, per conoscere pubblico, disegnare per i propri fan. Ed è anche una persona fantastica.
Nello scempio totale che è l'informazione fumettistica attuale, è passato sotto silenzio il suo Pinocchio. Scritto da un certo Collodi (è un giovane, si farà... credo tra l'altro che stia lavorando ad una graphic novel per un grande editore...), il romanzo è da leggere: appassionante, pieno di colpi di scena, e con personaggi veri. La fine è prevedibile, ma come ci si arriva è un continuo di alti e bassi, di momenti comici e toccanti, ed il cast di comprimari è completo e credibile, anche se ci sono personaggi davvero fuori dalle righe.
Ma il volume è arricchito dalle illustrazioni di Frezzato, che danno all'opera tutto un altro significato. Già l'introduzione, disegnata dal maestro torinese, vale il prezzo di copertina (tra l'altro: 19 euro... e molti qui si spaventeranno... "ormai i fumetti costano troppo", "eh... lo comprerei, ma il prezzo è altissimissimo!", "eh... con questi prezzi dove andranno i fumetti?" e questo è solo un campionario). Ma i quadri all'interno, i "Pinocchi" che aumentano di pari passo col numero dei capitoli, impreziosiscono il volume all'ennesima potenza.
Guardatene qualcuno...


Insomma: compratelo. Compratelo.
L'editore, Mauro Paganelli (Edizioni Di/Grifo), è un tipo veramente figo ed intelligente, ed ha realizzato un set di illustrazioni su cartoncino grande, con le tavole di Frezzato. Un paio sono già a casa mia...

sabato 15 ottobre 2011

Vendite ed omertà




Sul blog dell'amico Stefano Perullo, si parla di dati di vendita USA.

Prendo spunto dall'episodio, vado a parare altrove. Oltre che per consigliarvi uno (se non IL) dei migliori blog informativi sul fumetto, mi pongo alcune domande.
-Perché anche un autore come Giuseppe Di Bernardo si lamenta di non ricevere i dati di vendita dei PROPRI albi?
-Quindi: ci sono autori che non sanno quanto ha venduto un proprio fumetto. E la prassi è diffusa, a quanto pare, visto che altri vedono uscire le ristampe dei propri volumi, senza sapere che la prima tiratura è esaurita (e senza vedere un soldo...).
-Una volta risolti questi problemi: perché i dati di vendita non sono pubblici? Se lo fossero, aiuterebbero a capire le dinamiche di vendita, creerebbero trasparenza verso i lettori.
Il fatto che non lo siano, a chi giova?
E chi è che li "segreta"? Editori? Distributori?

Sull'argomento torneremo. Oh... se ci torneremo!

venerdì 14 ottobre 2011

I "pugni nelle mani". Ovvero: che cos'è il genio?

Uno che ha una attività che si chiama ANTANI Comics, è presidente di una associazione che si chiama AMICI MIEI, non poteva che iniziare così questo post...




Chi è un genio lo è sempre.
Fortunato lui, ha quel potere di azzeccare il momento, inserendoci quella magia che rende tutto migliore, e che fa fare il salto di qualità ad una conversazione, un evento, un lavoro.
Rimanendo nel campo dei fumetti, penso a Massimo Carnevale, o a Massimiliano Frezzato, tanto per fare due nomi: gente che mi farebbe incazzare notevolmente, se sapessi disegnare...
Gente a cui viene tutto facile. Poi, per carità: si saranno sbattuti e straimpegnati sul tavolo da disegno per diventare quelli che sono, ma non è questo il punto. Il punto è che loro lo fanno sembrare facile: anche se si sono impegnati anni ed anni, anche se sudano nel farlo, la loro abilità ed il loro genio fa scorrere il loro talento sulla tavola, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se fossero nati per fare QUELLO.
Insomma, come dico io, loro hanno "i pugni nelle mani"...
(Eddai... lo conoscerete Maccio Capatonda!)





Ma anche noi comuni mortali, a volte, azzecchiamo il momento, proprio come il Necchi su Amici Miei, che non era un genio, ma il genio ha saputo farlo bene, quando è servito.



Qui sopra, il sottoscritto che, a LuccaComics 2010 (bei tempi...), quando è stato il momento di fare una foto con un gruppo di cosplayer, si è girato di spalle alla macchia fotografica, verso un punto indefinito, dove NON C'ERA un fotografo, ha sorriso, imitato da tutti i membri del gruppo, ha aspettato uno scatto immaginario (che, ovviamente, non è arrivato), ha ringraziato tutti i giovani travestiti, e se ne è andato soddisfatto. Senza che loro capissero...
Anzi...

Prossimamente: momenti di genio vari, del sottoscritto e, soprattutto, di veri geni...

giovedì 13 ottobre 2011

Sabato 15 ottobre ho 5 autori in negozio. E voi no!


Se ne parla per bene sul mio sito.

Sabato prossimo ho il Michael Kane Studio in negozio: Werther Dell’Edera, Gabriele Dell’Otto, Antonio Fuso, Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone. Oltretutto: presentano un albo che esce in anteprima a Lucca.
Quindi, ricapitolando: 5 autori, una anteprima di una anteprima. Lucchese, per di più, che tutti sanno (credo... anche se nessuno ne parla) alcuni retroscena amari in sospeso con la manifestazione toscana...

Dicevo: tutte queste motivazioni per farlo, e pensate che mi faccia scappare l'occasione per bullarmi di tutto ciò? Naaaa!
Pappappero!

mercoledì 12 ottobre 2011

Tiferno, ovvero Città di Castello. Un altro reportage.


Al rallentatore...
La vecchierella si avvicina.
Al suo fianco un amica, forse la sorella, forse la cugina.
Mi guarda sorridendo, poi le chiede: "Mi dà due pacchi di buste".
Io prendo le buste, formato Bonelli, che lei ha appena indicato, e penso: "Gentile a prenderle per il marito collezionista! O magari per il nipote".
Poi, lei, con tutta l'ingenuità del mondo, manda in frantumi la mia vita: "Per i cappotti vanno bene, no?".
Il mondo si blocca all'improvviso. La gente smette di muoversi, i suoni diventano flebili.
E dalle mie labbra: "Signora, sono per fumetti. Giornaletti. Libretti".
Lei mi guarda, delusa.
Ma insiste, vedendo alle mie spalle pacchi di buste giganti (quelle per formati rivista grande): "Quelle vanno bene per le giacche?".

Fare fiere piccole è anche questo.


Parliamo di Città Di Castello, o Tiferno Comics: fiera giunta alla nona edizione.
Già tagliare questo traguardo, significa che tanto incapace non sei: significa che qualcosa stai costruendo. Mi sono stupito di quanto poco si sia parlato di questa manifestazione sui siti "informativi" del mondo del fumetto: probabilmente è anche colpa di chi la organizza, per carità. Ma l'evento è valido, pubblicizzato come non mai in tutta la regione. E fatto apposta per gli appassionati. Belle mostre, molti autori (che poi si poteva anche far coincidere la mostra mercato con la presentazione delle esposizioni, così da portare ancora più gente), buona l'organizzione. E, lo ripeto: Città di Castello ADDOBBATA di pubblicità: si vedeva che conoscevano TUTTI la manifestazione, che ne erano orgogliosi, che collaboravano in qualche modo (ad esempio con mostre espositive in vari locali). Insomma, un evento in crescita, anche come mostra mercato, anche culturalmente. Il che non è poco!

Nella foto in cima al post potete ammirare il sottoscritto ed il "Gerry", cliente affezionato e poliedrico. Il clima "provinciale" ha autorizzato ed incentivato supercazzole a gogò! E, vi dico, che la "fauna" era tanta e bella, come l'anziana di cui sopra, e in altri sensi: mi spiace solo di non aver fatto più foto... Ma in futuro provvederemo!
Parola!

ps: non temete, non farò reportage da tutte le mostre cui vado. Solo... di quelle che se lo meritano, nel bene o nel male...

domenica 9 ottobre 2011

Qualcuno ha detto ROMICS 2011? Ovvero: un breve reportage...

Dicono che sono polemico.
Effettivamente, rompo un po' le palle.
O, meglio, per come la intendo io... se devo dire qualcosa, la dico.
Non sono il tipo da convenevoli, rimango un po' orso: ma parlo chiaro.
Quindi, visto che per me si tratta di lavoro, e che mi piace farlo al meglio (oltre che mantenermici), se mi metti i bastoni tra le ruote, rendendomi la vita difficile, mi posso incazzicchiare un po'...
Ma, allo stesso tempo, mi sento di dire che sono intellettualmente onesto (poi farò anche un post sulle mie innumerevoli qualità...), e che so ammettere gli errori e riconoscere i pregi e i miglioramenti di chi ho precedentemente criticato.
Dicevamo: Romics.
Fiera che non mi è mai piaciuta: incassi, si, buoni, ma tanta tanta fatica nel dialogare con l'organizzazione, costi assurdi, regole incomprensibili; una di quelle fiere, insomma, alle quali vai per i soldi, ma che non visiteresti da normale essere umano.
Negli ultimi anni, per alcuni versi è sembrata migliorare e crescere, ma le è rimasta una spocchia di fondo da "primi della classe" (che primi però non sono), che risulta antipatica.
Dicevamo: Romics 2011.
Quest'anno si partiva con un piglio migliore: la presenza di Quino (autore di Mafalda, per chi viene da Marte), molti altri disegnatori annunciati, una organizzazione migliore degli spazi. In realtà, Romics si è confermata ancora una volta la fiera del cosplayer (che non c'è niente di male), del ramen (e qui ci sarebbe da dire e ridire...) e degli stand culinari mischiati a fumetti, gadgets e magliette.
Il salto qualitativo, che una struttura come la Fiera di Roma potrebbe dare, non arriva ancora.
Eppure basterebbe poco: la seconda fiera d'Italia (per numero di biglietti staccati) meriterebbe autori di calibro internazionale, mostre espositive ben allestite e di richiamo, spazi ben strutturati e collegati, con piantine, cartelli ed installazioni ben realizzate.
E... qualche turno di pulizie in più!


venerdì 7 ottobre 2011

Perché un blog?



Chi mi conosce, sa che ho la vita incasinatissima, tra lavoro, fiere, vendite online, mostre ed eventi organizzati... Perché pure un blog? Forse per sfogarmi, per scrivere -che è una cosa che mi piace e che non riesco a fare mai per bene- e per tirare fuori qualcosa che resti, e che sia più interattiva di un sito, e più approfondita di un social network.
Il nome del blog, con tante scuse a Roberto Recchioni che lo ha ispirato, nasce dal mio lavoro, ovvero quello di essere un libraio "a fumetti". La RESA è definita da Wikipedia come "copie non diffuse di un prodotto editoriale": descrizione incompleta ed erronea. La "Resa" è la possibilità di restituire -riferita al nostro mercato- le copie invendute, ottenendone in cambio altro materiale o uno soldi (sotto forma di "nota credito") da parte dell'editore o del distributore: non si tratta quindi di copie non diffuse, quanto di copie distribuite ma non arrivate all'utente finale!
Normale e scontata in libreria, spesso annunciata ma mai realizzata pienamente in fumetteria (che poi sempre una libreria è!).
Pur non essendo -ma ne parleremo!- a mio parere l'unico problema che assilla noi negozianti e tutto il sistema distributivo, è al momento centrale nella discussione riguardante i tanti cambiamenti che andrebbero fatti per salvare l'editoria a fumetti. Per questo motivo, prendendo spunto da uno dei blog più famosi in rete, ho voluto dedicare il nome di questo spazio alla "resa". Mi scuso con Roberto, spero capirà!

PS: la mia prima fonte di ispirazione è quest'altro blog, gestito da un collega preparato tanto bravo a scrivere quanto schietto nell'approccio. Complimenti, Max!