... rispondere è cortesia.
Sentendo l'ultima polemica ferragostana, mi viene in mente questo vecchio modo di dire.
Spizzando qua e là, social, blog, leggo di autori abbastanza risentiti verso l'eccessivo "affetto" di alcuni fan, rei di aver richiesto disegni gratuiti, o di aver insultato - da wannabe quali sono - l'autorone di turno, millantandosi più bravi di lui.
Dico la mia, conscio del fatto che scontenterò tutti.
Preciso che gli aneddoti citati sono tutti veri.
In primis: è vero. Molti "fan" sono dei rompiballe cosmici. Hanno la pretesa della gratuità di qualsiasi cosa. E se non è gratis, deve costare poco, dove "poco" è un euro o poco più.
D'altronde, questo è uno dei - per me pochissimi - demeriti della concezione bonelliana del fumetto, imperante in Italia: bene di consumo a basso prezzo.
Cliente: "Eh... i fumetti sono davvero cari"Io: "Beh, si, effettivamente, negli ultimi dieci anni il prezzo medio è salito molto". Continuiamo a parlare per un po'... poi gli chiedo: "Scusa, ma tu cosa leggi?". Lui: "DYLAN DOG".
Volevo picchiarlo. Care cento pagine a 2,90 euro?
Ed è vero: molte persone hanno il gusto di rompere.
Non hanno la concezione dell'altrui lavoro, pensano che "fare le cose" sia gratuito. Quindi valga zero.
E vale anche per quello che vendi: "quanto mai l'avrai pagato??". Quindi vale poco più di zero.
Dragonero Zero. Organizzo un incontro con alcuni autori, ne ho delle copie che regalo a chi partecipa all'evento, ma anche a tutti i miei clienti. Mi scrive anche diversa gente che vuole l'albetto. Alcuni fanno un ordine online, e mi chiedono di allegarlo. Ovviamente lo faccio. Mentre già su Ebay spopola, a prezzi fino anche a 30 euro, pensate, mentre nei Game Stop dove è stato distribuito non si trova più, il sottoscritto lo ha regalato. Un tipo mi scrive: lo vuole e non è disposto a fare acquisti. Gli chiedo il corrispettivo di una spedizione prioritaria (quindi non tracciata, ma richiesta dal "cliente"). Me lo manda via Paypal. Lo spedisco e l'albo non arriva. Il tizio, dopo avermi tartassato per tutto il tempo, ha il coraggio di incazzarsi, sollecitarmi più volte indagini presso l'ufficio postale. E di chiedermi un rimborso attraverso Paypal...
Ma la colpa di chi è?
Se manca la cultura del fumetto, la cultura del valore del fumetto, del sapere che quello che si compra ha un costo di produzione che va pagato... A chi spetterebbe l'educazione del lettore?
Perché è facile rivendicare i propri diritti come "creatore", "disegnatore", ma è anche altrettanto vero che, se si vuole essere pagati, bisogna fissare un prezzo "equo" per un prodotto: siamo tutti bravi a dire che un albo deve costare poco, che i prezzi sono alti: le difficoltà sorgono quando dobbiamo rinunciare ai nostri introiti...
Quindi, se il pubblico non è "educato", forse non è il caso di spiegargli qualcosa?
Ovviamente, non parlo del tizio che ti scrive e ti dice "Ciao, sono Manlio Sbarazzotti: mi mandi un tuo disegno? Abito in via Dell'Idiozia 12, a Vattelappesca". Per quelli vale sempre l'invito fatto da Alberto Sordi, a visitare la città della quale il primo cittadino è amico suo...
Ma nella mia limitata esperienza di "signor nessuno" del mondo del fumetto, visto che sono si, un addetto, ma non un autore né un editore, posso dire che, spesso, spiegare le cose serve.
Perché non tutti sono idioti totali, perché tanti meccanismi sono ignoti, e l'ignoranza va combattuta.
Un esempio spicciolo, visto che parlo sempre di rese. Sembra scontato sapere che la fumetteria non ha il reso: ma molti, moltissimi, non lo sanno. E' uno dei motivi per cui ho aperto un blog: spiegare, far sapere certe cose.
Perché se rimani nell'ignoranza, e spesso molti lo fanno fino a sbatterci la testa, non evolvi.
E se tu che una cosa non la sai, non informi gli altri, anche il tuo lavoro ne risente.
Un grande autore, e anche grande persona, durante un incontro col pubblico, a un mio invito a fermarsi per una pausa, rispose che doveva la sua fama ed il suo lavoro ai clienti, che erano i suoi "datori di lavoro".
Forse esagerava, ma dimostrando grande umiltà.
Recuperiamone un po'.
Anche perché, se il fumetto è cultura, trattiamolo da tale. Insegnandolo...